14/05/18

Le porte dell'inferno

La meditazione ti stravolge.
Ti costringe a stare ferma, seduta, inerte; a chiudere il mondo esterno al di fuori dei tuoi occhi chiusi, e se anche siete in trenta a meditare, tu sei solo te.
Inizi dal respiro. Inizi ad osservarlo. Non devi controllarlo, devi solo lasciarlo fluire e tutt'al più tenerne il conto. Contare i respiri aiuta a tenere la mente impegnata e l'attenzione canalizzata.
Solo quando arrivi almeno a 10 respiri senza esserti distratta puoi passare avanti. Puoi passare alla disciplina, al controllo. Inspiri ed espiri con tempi stabiliti. Uno sforzo che abbassa rapidamente il fervore della mente. Non arrivano pensieri a confonderti, sei in uno stato di calma controllata.
Ora puoi fare il secondo passo. Ora puoi ascoltare. Cominci dal corpo fisico, la gamba intorpidita, il doloretto al ginocchio, il prurito alla pianta del piede. Poi le emozioni: cosa senti?
Ed ecco il problema. Se non sei esercitata, se non sei abituata, se non pratichi la meditazione con costanza, questo è il punto devastante.
Perché ancora fino a quando porti la consapevolezza sul corpo puoi piacevolmente sorprenderti di percepire muscoli e punti che non credevi di avere, ma quando ascolti le emozioni è come un fiume che rompe gli argini.
È come spalancare ed affacciarsi incautamente sulle porte dell'inferno.
Non è fatale, non è impossibile. Ci vuole esercizio e pratica ed è per questo che decidi di svegliarti ancora prima la mattina.
Vuoi praticare con costanza quotidiana, perché è risaputo che solo attraversandolo l'inferno, puoi giungere al paradiso.

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