26/05/08

Le mosche

"Il peggio," comincia Six la Neve "il peggio [furono] le mosche [...] Di un po', quanto fanno 2667 pannoloni moltiplicati per una capacità media di 300 grammi?"
"Ottocento chili di merda!" urla Jérémy.
[...]
Inutile quindi seguire Six la Neve nel lungo calcolo al termine del quale se ogni grammo di merda produce uno sciame di mosche verdi ogni sei ore, 800 chili della stessa materia, accumulata durante le prime tre settimane di un mese di luglio canicolarissimo in un appartamento di Belleville (esposto a sud e con le finestre chiuse), producono un numero di muscidi che scoraggia ogni aritmetica - a meno che non si calcoli in centimetri lo spessore della tappezzeria vivente così posata sulla totalità della superficie muraria.
[...]
Ma è un dato di fatto, la brusca intrusione del sole nell'appartamento della vedova Grinfiard, breve lampo di vita, risvegliò la tappezzeria brulicante e fu di nuovo la notte, la notte in pieno sole, la notte paradossale, la notte alata di velluto nero, la notte pelosa e vorticante, la notte dai mille occhi, la notte urlante di tutti gli inferi dove l'ufficiale giudiziario La Herse pagava a caro prezzo un'esistenza passata a confondere scientificamente la giustizia con l'intimidazione, il dovere con la tortura, la morale con la legge.


Questo passo è tratto da "Signor Malaussène", di Daniel Pennac.
Mi sono trovata catapultata nella stessa notte alata di velluto nero, pochi minuti fa.

Sul terrazzo, la bambina sguazzava allegra nella sua piscinetta, io ricamavo serenamente sulla sedia sdraio, quando sento un fruscio, un bzz bzz...
Alzo lo sguardo e le vedo. Uno sciame vorticante di mosche. Infinito. Occupavano tutta la mia visuale.

Prima il brivido sulla pelle, poi il panico. Quindi un pensiero: scappiamo dentro.

Non distogliendo lo sguardo dallo sciame, porto dentro i vestitini, il ricamo che avevo in mano e prendo l'asciugamano e dico alla bambina "Forza, è ora di uscire dall'acqua..."
Lei si oppone un po', quindi mi da il tempo di continuare a guardare le mosche che avanzano... sono miliardi! Ma sembrano mantenersi lontane dal nostro terrazzo.... procedono lungo la strada, quindi temporeggio un po' e mi accorgo che sembra che stiano passando. Arrivate all'altezza della chiesa i piccioni autoctoni si fiondano tra loro, disperdendo quelle che sono sopravvissute alla loro fame.
In pochi secondi non ce n'è più, l'aria si ripulisce e si vedono rondini agitate un po' più in là, dove forse era arrivato lo sciame.

Non so da dove siano spuntate, ma il mio primo pensiero, - escludendo un'emulazione di ciò che accade all'inizio del romanzo che ho citato - la prima ipotesi che ho immaginato riguarda una qualche vecchietta abbandonata e sola, e l'irruzione dei pompieri in casa sua, dopo che i vicini abbiano dichiarato che non ne avevano notizie da tre settimane.

Non voglio pensare che si tratti della Signora, che ha finalmente aperto la porta di casa sua, dopo il lungo inverno.

4 commenti:

utente anonimo ha detto...

oh my god...


Giada

tarta1 ha detto...

mmmmmmmmm più che le mosche avresti sentito l'odore

però che brutto vederle arrivare cosi

chissà da dove poi

lucyvanpelt78 ha detto...

Quello che mi ha meravigliato è stato proprio il numero immenso di mosche e il loro "cammino"... davvero non riesco a giustificarlo se non con un miliardo di mosche dentro una stanza chiusa, e qualcuno che ha aperto le finestre all'improvviso...

Ma sul sito di cronaca del comune non viene detto niente... boh?

utente anonimo ha detto...

sono arrivata a questa lettura dopo che questa mattina al mio risveglio ho trovato il terrazzo di casa mia, al primo piano, che quotidianamente pulisco anche con candeggina(il mio detersivo preferito) un TAPPETTO DI MOSCHE VERDI MORTE. incredibilmente ai miei occhi, visto che non dovrebbe esserci stato neanche un grammo di Merda, visto che non ho neanche animali, le mosche erano un centinaio e il mio rietro è stato serale non prima di mezzanotte e il terrazzo era a posto, mentre alle 8.30 c'era un cimitero di mosche e qualcuna ancora delirante.....mah non capisco proprio.