Stamattina mi è toccata la fila alla posta. Come tutti miei concittadini, ho scelto l'ufficio postale universalmente noto per essere "quello dove non c'è mai nessuno". Infatti ci siamo ritrovati tutti lì. Non proprio tutti i 57.000 abitanti, ma una buona parte.
Quando sono in fila alla posta (più spesso in banca, ma anche alla posta), penso sempre che da lì a poco entrerà un rapinatore armato di pistola, il cassiere reagirà malamente meritandosi una pallottola in fronte, quindi scene da panico, urla, gente calpestata e così via, verso la tragedia.
Credo che pensare a queste cose sia l'unico modo che conosco per farmi venire gli attacchi di panico e, devo dire, con discreti risultati.
Dopo il consueto pensiero sulla rapina, visto che la fila era davvero lunga, mi sono messa a pensare alle "file" famose che ho fatto in vita mia. Agli episodi divertenti, agli episodi deprimenti ecc. File dal dottore, file al check-in, file in segreteria all'università... e proprio pensando alle file all'università, mi è tornato in mente un episodio degno del "Repertorio dei pazzi della città di Palermo", scritto dal bravissimo Roberto Alajmo.
Era in fila alla mensa dell'università, come tutti i giorni. Arriva un ragazzone, si avvicina alla coda e dice ad alta voce: "Buongioooooooorno!"
Noi ragazzi ci guardiamo gli uni con gli altri, straniti e imbarazzati. Chissà perché, poi, quando qualcuno fa figuracce, va a finire che ci si sente in imbarazzo in prima persona.
Lui, vedendo il nostro stupore, continua "Ma come? Non ve l'hanno insegnata l'educazione?? Dovete sempre rispondere al saluto!"
Alcuni ragazzi, credendo di assecondarlo prendendolo in giro, fanno un coretto flebile di "Buongiorno!"
Lui replica: "No, più forte: riproviamo! Buongioooooooooooooooooooooorno!"
E tutta la fila "BUONGIOOOOOOOOOOOOOOORNO!"
"Oh! Così va bene!", risponde lui. E se ne va.
Cose strane che mi succedono, cose strane che mi tornano in mente.
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