Dello yoga non frega niente a nessuno, è un capriccio, un vezzo per hippies e fricchettoni sbarellati di varia natura. Sì lo suggeriscono anche i medici, ma solo per darsi loro stessi un tono, dimostrare di conoscerlo e conoscerne i benefici, ma diciamocelo chiaro, è una cosa da svampiti, sì, ci sono anche alcuni studi scientifici oltre che una millenaria esperienza empirica, ma non importa, siamo tutti figli di Galileo e di Cartesio, a noi interessano solo le cose oggettivabili, misurabili con precisione e per le quali conosciamo la causa e possiamo prevedere la conseguenza.
Lo yoga non si annovera tra questi.
Lo yoga per bambini - poi! - che bizzarria! Una volta si facevano i giochi in strada, poi abbiamo imparato a fare il truccabimbi e le sculture di palloncini, e ora va di moda lo yoga.
Ecco, questa è la premessa su cui si basa la mia vita professionale, ed io lo so, ne sono consapevole. Poi il mio lavoro mi dà ragione da solo col tempo, in ogni caso è ciò che so fare meglio e con maggiore passione, quindi credo che sia il modo migliore in cui io possa offrire il mio servizio alla comunità; perché il lavoro che facciamo non è solo la contropartita per avere soldi da spendere per vivere: deve essere anche di utilità agli altri. E questo - probabilmente - è il secondo grandissimo errore su cui baso la mia vita professionale.
Comunque, professionalmente sono una specie di Calimero piccolo e nero, anzi forse anche meno: il frammento di guscio d'uovo sulla testa di Calimero.
Ecco, due telefonate che ho fatto oggi (28 aprile) - manco a dirlo - a due segreterie scolastiche per chiedere come mai le fatture non fossero state ancora nemmeno accettate (non dico pagate, ma proprio accettate dai loro sistemi e - senza entrare in dettagli noiosi - se non vengono accettate entro due settimane è un casino) e le risposte sono state:
1) Ma io sono appena rientrata dalle ferie, non ho ancora visto le mail (fattura emessa il 15)
2) Ma noi i soldi per pagarla ancora non li abbiamo perché non li abbiamo ricevuti dal comune. Forse ci arrivano il mese prossimo, ma di solito arrivano entro la fine di giugno, lei ogni tanto ci ritelefona e chiede se i soldi sono arrivati (fattura per un progetto che ho iniziato lo scorso novembre).
Ecco, è un lavoro che amo e che mi gratifica. Non certo economicamente. Per fortuna io dei soldi me ne frego, l'importante è avere il minimo necessario, non mi interessano il lusso, la moda, gli eccessi, ma così è veramente difficile.
Da stamattina mi sento risucchiata verso il fondo di un mulinello, e la tentazione di lasciarmi annegare senza nemmeno più sforzarmi in effetti c'è.
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