16/04/25

La lezione di canto

Ho sempre amato la musica; ho sempre amato cantare.
Da bambina cantavo nel coro della chiesa dove facevo il catechismo, o meglio, avrei voluto farlo; avevo partecipato alla selezione, avevo fatto il primo o secondo incontro, poi era diventato un ulteriore impegno aggiuntivo per i miei genitori quindi non mi hanno più mandata.

Faccio una piccola parentesi: la mia infanzia e la mia giovinezza sono costellate di rinunce a cui sono stata costretta perché troppo distanti da casa, eppure erano proprio i miei genitori a scegliere per me la scuole, la palestra, la chiesa dove fare il catechismo... e noi abitavamo in città, in un quartiere dove c'erano comunque scuola, palestre e chiese, ma chissà per quale ragione i miei mi iscrivevano in strutture sempre dall'altro capo della città, dove avrei dovuto - ovviamente - essere accompagnata in macchina da mio padre e quindi soggetta alla sua disponibilità. Mi sono spesso chiesta se questa per loro non fosse un'inconscia maniera di mantenere il controllo sulle mie attività, sui compagni di scuola che frequentavo ecc. Chiudo la parentesi.

Da ragazzina, intorno ai 14-15 anni, avevo anche chiesto ai miei genitori di mandarmi a lezioni di canto (visto che non ero riuscita a convincerli per quelle di pianoforte) e mi ricordo un discorso terribile che mi fecero. Per loro non aveva nessun senso perché non sarei mai stata una cantante, perché il mondo dello spettacolo è un mondo "sporco", che non si addice ad una brava ragazza quale io ero e avrei dovuto continuare ad essere per il resto dei miei giorni.
Me lo ricordo come fosse ieri.
Mio padre che mi dice che le donne nello spettacolo fanno strada non solo per la loro bravura, ma soprattutto per certi "favori" che potevano offrire ai manager. E alla mia obiezione "E io magari sarò una di quelle che ci riuscirà solo per bravura", lui mi ha guardato come se non avesse nemmeno ascoltato: testuali parole "Non credi che quella sia solo una forma più accettata di prostituzione?".

Non ce l'ho con lui. Dal suo punto di vista mi stava solo proteggendo.
Dal mio punto di vista, lui non credeva che io avrei mai potuto essere brava davvero in qualcosa nella mia vita.

Forse quell'episodio, così scolpito nella mia memoria, a distanza di più di trent'anni, è stato tra quelle piccole gocce che hanno formato l'oceano di fallimento in cui mi sono sentita destinata a naufragare.
Da figlia, li odio. Da madre, li guardo con tenerezza: hanno rovinato la mia vita ma volevano solo proteggermi. Pazienza, è andata così.

Ma andiamo a noi.
Oggi ho fatto la mia prima lezione di canto.
Perché è da 35 anni che ho questo conto in sospeso e ho deciso di investire una manciata di euro che sono riuscita a risparmiare da un lavoro in casa in qualcosa che sia solo ed esclusivamente per il mio piacere. Lezioni di canto.
La maestra ha quasi 25 anni, in pratica potrebbe essermi figlia, ma è simpatica e molto brava, tra l'altro sua madre ha proprio la mia età e quindi credo che il cerchio si chiuda anche abbastanza bene.
Mi ha detto che sono brava, che ho - ovviamente - una buona padronanza ed elasticità del diaframma, nonché dei muscoli addominali (anni e anni di yoga - caspita! - a qualcosa serviranno!) e che ho un bel registro da contralto, ma non è escluso che non riesca ad estendere la mia voce anche verso le note acute.
Al momento non ci sono riuscita, ma ho riconosciuto che è un blocco mentale, come se mi fossi convinta di non riuscirci e allora quando ci provo vado in allarme. 
Mi sono divertita moltissimo, è stata proprio una "coccola" che mi sono fatta e ho tanto bisogno di concedermi "coccole" dopo mesi e mesi di "doveri".

Farò altre 4 o 5 lezioni, poi per l'autunno si vedrà. 

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