24/12/17

Dodici

Pur con le tue mille fragilità, rendi sempre onore al tuo nome che ti vuole come "forte in battaglia". Sei una ragazzina in gamba, anche se non te ne rendi conto. Io sono sempre più orgogliosa di essere tua madre.
Oggi compi dodici anni.
Auguri, Matilde. E l'augurio non è che la vita ti sorrida sempre, bensì che nonostante le difficoltà tu riesca sempre a sorridere.

21/12/17

Nel DNA

"Mamma sai, il libro che sto leggendo è proprio bello! Se vuoi, quando lo finisco te lo presto!'
"Oh, grazie Angelica, lo leggerò con piacere"
"Guarda, ti faccio un'anticipazione. È la storia di un bambino che si trasferisce in una scuola nuova, e suo padre ha un segreto, che però viene rivelato solo alla fine del libro, e..."
"Ma quindi l'hai già finito?'
"No"
"E come fai a sapere che il segreto viene svelato alla fine?"
"Perché sono andata a leggere l'ultima pagina"

E qui il flash. Mi sento catapultata indietro nel tempo di 15 anni.

"Angelica, tu hai letto l'ultima pagina del libro?'
"Si!"
"Sai che anche tuo padre faceva lo stesso?"
"Davvero?"
"Mi raccontava che, quando iniziava a leggere un libro nuovo, per prima cosa leggeva l'ultima pagina, perché non volesse il cielo che lui morisse prima di averlo finito, avrebbe rischiato di non sapere mai come finiva la storia"
"Esatto! È proprio lo stesso che faccio io!"

Mai sottovalutare la potenza del DNA.

20/12/17

Per alcuni dormire non è vergogna

Con entrambe le mie figlie il momento dell'addormentamento è sempre stato un supplizio. 
I bambini che accudisco, invece, sono abbastanza sereni riguardo al sonno e non lo ritengono né un deprecabile segno di debolezza morale (come lo considerava Matilde), né un piacere da concedersi solo se tramite una tetta in bocca (come accadeva con Angelica). Quasi autonomamente, se uno dei due ha sonno, raggiunge gattonando il primo dei cuscini cosparsi sul pavimento della stanza dove stiamo, e poco a poco si addormenta. Se, invece, si sentono nervosi ed hanno bisogno di un rilassamento preventivo, mi salgono addosso, io li cullo un po' (spesso a turno, ma è anche capitato di averli addosso entrambi: quanto è capiente il corpo di una donna-mamma?) poi si spostano da sé sul cuscino e dormono ed io, memore delle passeggiate interminabili, e le notti insonni, e il logorio e la tentazione di sbattere la testa al muro, a volte la mia, a volte quella di una delle mie due figlie, resto sempre allibita ogni volta che succede.

Chissà come li hanno impastati per farli nascere così.

19/12/17

Deontologia professionale

Chissà se i colf e le tate sono vincolate da una sorta di "segreto professionale", visto che, in fin dei conti, conoscono tutta la zona personale, intima e nascosta della vita dei loro datori di lavoro.

18/12/17

Ridicola

Accadono cose che, pur nella loro tragicità, ti fanno ridere.
E non si tratta di uno scivolone per strada o di un buffo incidente domestico, che quelli - si sa - fanno sempre ridere tutti, tranne il malcapitato che si rompe l'osso del collo, no, parliamo di cose serie, cose vere, cose che ti toccano nel profondo intimo del tuo passato, del tuo presente e del tuo futuro. Eppure ti viene da ridere. E se ti domandi il perché, non trovi una risposta valida.
Da qualche settimana a questa parte ti ritrovi a piangere per cose ben più sciocche, e, quando avresti finalmente una scusa valida, tu ridi.

Forse perché ti senti ridicola, o perché sei campionessa di autoironia. Perché prima ancora che siano gli altri, a ridere di te, cominci a farlo tu che così quando sarà il loro momento tu ti sarai già abituata e non ci rimarrai male.

O magari vuoi esorcizzare la paura. È risaputo e universalmente noto in tutte le letterature che la paura si scaccia via con una risata. Da Harry Potter a Totoro, da Pinkie Pie allo Spauracchio, ridere ad alta voce fa scappare la paura.

Oppure, ed è la spiegazione più plausibile, dopo dieci lunghi e intensi anni non hai ancora capito quanto è vero il sottotitolo del tuo blog.
Tu hai bisogno di aiuto.
Dello psychiatric help devi per prima approfittarne tu. E con sollecitudine.

15/12/17

La finestra di fronte

Ciò che amo di più di una certa corrente di edilizia torinese, sono le finestre enormi che si trovano nei  grandi condomini. Immagino siano costruzioni degli anni'70, quando il boom economico ha permesso un po' ovunque di edificare palazzoni immensi con appartamenti di lusso, con doppia entrata, e saloni di rappresentanza sconfinati.
La casa dove lavoro io è di questo tipo, e lo sono un po' tutti gli altri palazzi della zona. Amo la luminosità di quegli appartamenti, e queste finestre quadrate così grandi che è un peccato coprirle.
Tanto qui sono torinesi, e per loro natura si fanno i fatti propri. Il problema può sorgere, eventualmente, quando la tata è terrona :-D

Dalla finestra della cameretta dei bambini che accudisco, si vede il prospetto laterale di un condominio che appartiene a questa tipologia. In genere a ciascun appartamento corrispondono solo due finestre giganti. Pochissime hanno tende o artifici di copertura (qualcuna ha dei pannelli che simulano le vetrate liberty), ma la maggior parte è aperta, per cui quando scende il buio e si accendono le luci all'interno, non è davvero necessario *volersi* fare i fatti degli altri: basta anche solo passare rapidamente davanti alla finestra e dare uno sguardo fuori per vedere cosa c'è.

Le mie due case preferite sono quella in cui c'è una ragazza che probabilmente studia danza e si esercita tutti i giorni, e un'altra che ha una parete intera di librerie. In quest'ultima la luce viene accesa intorno alle 17, ma non ci avevo mai visto nessuno finora. L'ultima volta, invece, c'era Daniel Radcliffe che rimproverava di brutto il figlio adolescente. E' stato surreale. Sembrava esattamente Harry Potter che si cazziava il povero Albus Severus. E urlava, e gesticolava, e faceva avanti e indietro al punto che per un istante mi sono chiesta che cosa avrei dovuto/potuto fare se lo avessi visto picchiarlo. A un certo punto il ragazzo è uscito dalla stanza e il padre ha mandato un messaggio vocale a qualcuno, poi ha ripreso a passeggiare nervosamente per la stanza e, quando il figlio è ritornato, ha ripreso ad agitarsi.
Poi i bambini si sono svegliati dal loro sonnellino ed io resterò col dubbio di che cosa avrà mai fatto di così grave quel ragazzo per meritarsi una simile sgridata.

14/12/17

Al solito

È già la terza volta in quattro anni.
Mi rivolgo ad uno psicologo per un evidente e manifesto problema di una delle mie figlie, e finisce che in terapia ci vado io.

13/12/17

Confidiamo nella fortuna

E così ti stabilisci al nord e vuoi forse rinunciare alla possibilità di comprare un biglietto della lotteria Italia, ché si sa che i premi migliori vengono assegnati sempre al nord, e tua nonna e tua zia non sperano altro che vincere pure soli 100mila euro che qualche problemino lo risolvono e poi ti aiutano pure un poco a te?

Bene. Mi sono risparmiata lo sbattone dei regali di Natale. Un biglietto ciascuno a nonni e zii dal fortunoso nord e non se ne parla più. 
Certo, però, fa strano entrare dal tabaccaio a chiederlo, e mica solo da uno. Non vorrai mica presentarti con dei biglietti della lotteria coi numeri di serie consecutivi?
In questo modo, oltre che "quella con la Panda vintage" e "la terrona con due figlie chiassose", nel quartiere mi conosceranno anche come "quella che ha fatto il giro di 6 tabaccai per i biglietti della lotteria per sua nonna".
Poi se mia nonna vince il superpremio da 5 milioni di euro, li mettiamo tutti a tacere.

12/12/17

La neve

La neve fiocca leggera, cade con grazia e lentezza.
A guardarla da dietro i vetri di una finestra, sembra che qualcuno stia sbattendo i tappeti al piano di sopra, ma quando ti affacci non ti viene da starnutire. Camminare per strada durante una nevicata è indubbiamente romantico e magico. Guardi in su e vedi questi fiocchi leggeri che svolazzano e ti vengono incontro, e se non fosse che è molto più importante guardare per terra per individuare le lastre di ghiaccio sui marciapiedi, verrebbe quasi voglia di fare come Linus e tirare fuori la lingua per assaggiare la neve "alla spina".
Ciò che non si aspetta chi, come me, la neve l'ha sempre e solo vista già depositata al suolo è che la neve, alla fine, è acqua.
Leggera, delicata, impalpabile, ma acqua. Non fiocchi di ovatta o polistirolo. Acqua.
E in quanto acqua ha una caratteristica fondamentale e inaspettata: bagna.

Me ne devo ricordare la prossima volta che esco di casa mentre nevica, e arrivo tutta inzuppata perché non ho preso l'ombrello in quanto "mica piove".

11/12/17

Si va lo stesso?

"Mamma, guarda! Sta nevicando!"


"Ma quando nevica, si va lo stesso a scuola?"
"Nei posti dove è normale che nevichi, sì"

Lo so che a Bagheria vi hanno abituato che per due gocce di pioggia chiudono la scuola, ma il problema era che i tetti sono pericolanti, e quando piove forte ne cade di più dentro la scuola che fuori. -_-

07/12/17

Il pacco al volo

Dopo averlo aspettato per tutto il giorno, il corriere si decide a venire a casa mia proprio mentre io devo accompagnare le mie figlie a yoga e sto passando in macchina davanti al portone di casa. Lo riconosco solo perché noto che ha citofonato a casa mia.
Il semaforo davanti a me è rosso. Lo faccio.
Abbasso il finestrino.
"Mi scusi!"
Lui si gira.
"Mi scusi, è il pacco per Van Pelt?"
"Si"
"Sono io! Le dispiace portarmelo qui?"
Lui prende il pacco e lo imbuca letteralmente dentro la macchina attraverso il finestrino aperto.
"Grazie"

Io non so ancora se e quale idea di me si sono fatti i commessi della farmacia sotto casa, che mi vedono passare e spassare con tutti gli allegati della mia delirante e folle quotidianità, ma di certo un paio di clienti, che erano ancora fuori dalla porta ed hanno assistito alla scena, un pochino stramba mi giudicano.

06/12/17

Cose che non vorresti mai vedere #43

Questo:


nelle mani del Bambino Maschio che accudisco, mentre sta per portarlo alla bocca (e la faccia stranita del padre, quando glielo racconti a fine giornata, che sembra domandarsi: "I ciucci si possono rompere? Bisogna, quindi, controllarli periodicamente?" ma non osa chiedertelo esplicitamente)

05/12/17

Lo faccio per soldi

Io: "Ciao Mamma dei bambini che accudisco, volevo avvisarti che mi sono permessa di mettere una lavatrice fuori programma perché Bambina Femmina ha fatto una c@cc@ esondante che le è arrivata fino ai capelli e non mi sembrava il caso di lasciare il tutto nella cesta dei panni sporchi. E ci ho anche messo dentro la mia felpa - faccina che sorride-, tanto se non si asciuga entro stasera me la riprendo domani"
Lei: "Sei una santa"

No. È solo che mi è toccato questo mestiere.
-faccina disperata che si strappa i capelli e versa fiumi di lacrime, esiste? -

04/12/17

Mal di ritorno

Qualcuno l'ha chiamato "mal di ritorno", io non ero totalmente convinta, ma l'evoluzione dei sintomi manifesti rende molto verosimile questa ipotesi.
Ho iniziato a stare male nel tardo pomeriggio di mercoledì scorso, appena tornata a casa dal lavoro. Senso di nausea e disgusto verso la vita in genere.
Mercoledì sera abbiamo fatto le valigie, giovedì all'alba abbiamo preso l'aereo per Palermo.
Sono stata male, tutto il tempo. Un po' meglio, un po' peggio, mai del tutto bene, mai totalmente male fino a domenica.
Solo quando ho rimesso piede alla casa di Torino mi sono accorta che il bruciore alla bocca dello stomaco era scomparso, così come il senso di nausea e la debolezza.

Non so ancora dire se fosse solo apprensione per il viaggio, per la macchina lasciata in aeroporto sotto la neve, o se davvero è stata l'angoscia che mi prende al solo pensiero di tornare in quei luoghi e in quella casa.

"Mal di ritorno". Chissà se esiste davvero. Chissà se mai se ne guarisce.