24/12/16

Undici

Da undici anni sono mamma. La mamma più fortunata del mondo, en passant.

Te ne ho fatti di auguri di tutti i tipi, sul mio blog, il giorno del tuo compleanno, cara Matilde mia. Oggi voglio solo dire che - non me ne vogliano tutte le altre colleghe - ma la mamma più fortunata del mondo sono io, si rassegnino. ;-)

23/12/16

Che braccia lunghe che hai

"Guarda mamma! Ora riesco a toccarmi le mani quando ti abbraccio!"

E' vero, Angelica. Evidentemente ti sono allungate le braccia, insieme a tutto il resto, e i tuoi abbracci iniziano a diventare sempre più corposi, solidi e da ricevere. Ed è bellissimo, quando mi abbracci, sentire che mi cingi tutta, che arrivi persino ad acchiapparti le mani dietro la mia schiena.

22/12/16

Né mamma né fidanzata

Una volta mi era successo in qualità di mamma. Adesso ho scoperto che, con le stesse modalità e per la stessa causa, nemmeno la fidanzata perfetta esiste. E nell'eventualità non sono neanche quella.

21/12/16

La nanerottola

Oggi Matilde è uscita prima da scuola, alle 12.30. Avendo comunque già l'autorizzazione e la consuetudine ad andare via da sola, ma essendo io fuori casa, impegnata con la bambina di cui mi occupo, le ho suggerito di andare a scuola da Angelica, sia per salutare i suoi vecchi maestri, che per aspettare me.
All'uscita, infatti, ho ammirato la testolina di Matilde che svettava sopra tutte quelle della classe di Angelica, i bambini di prima elementare.

"Come ti sei sentita ad uscire di nuovo dalla scuola elementare? Eri proprio carina a guardarti, sembravi una specie di Biancaneve e i 22 nani!"
"Sì, infatti è stato molto divertente mamma. E ti dirò che è stato anche bello essere la più alta della fila, una volta tanto, visto che nella mia classe sono la più bassa di tutti!"

Avrai tempo di allungare, amore mio :-)

20/12/16

...come il sottotitolo di questo blog

"Buongiorno, io ho usufruito del servizio di supporto psicologico nel 2014-2015 e vorrei sapere se posso fare richiesta per un ulteriore sostegno."
"Come si chiama?"
"Lucy van Pelt"
"La lista d'attesa è molto lunga"
"Non importa, non è urgente."
"La problematica è sempre la stessa? Difficoltà a gestire le emozioni?"
"..."
"..."
"Sì"
"Le farò sapere qualcosa telefonicamente. Comunque non se ne parlerà prima di marzo o aprile"
"Mi va bene, non è urgente. Grazie"

Perché quando si riconosce di aver (ancora) bisogno di aiuto, non c'è vergogna nel chiederlo.

19/12/16

Il flauto

"Figlia mia, non puoi farmi questo. Sbaglia i congiuntivi, piuttosto. Dimentica le tabelline. Dimmi che non hai la più pallida idea di quale sia la capitale del Kornutistan... Ma no, la musica no. Non puoi andare male in musica, non se sei per davvero figlia mia. E lo sei, mannaggia, ho controllato e ricontrollato centinaia di volte i braccialetti dell'ospedale quando la notte non dormivi e speravo di avere qualcosa a cui potermi appellare per riportarti indietro e invece non ho potuto, perché figlia mia lo sei per davvero. Fammi tutto. Sii scarsa in tutto, ma non in musica. Non puoi andare male in musica. Non ti. Non una qualsivoglia persona che sia figlia mia".

Lei ride. Non mi prende (del tutto) sul serio, e riprendere a torturare le orecchie dei peluche, succube pubblico delle sue note fischiate, stonate, scompagnate, fuori tempo e asincrone.

Migliorerà. Spero.
Per lei. Per me. Ma soprattutto per i peluche.

17/12/16

Considerazioni del sabato sera

Ci sono cose dalle quali non sono ancora riuscita ad affrancarmi, riguardo la separazione da mio marito e il conseguente allontanamento progressivo dalla sua famiglia: mi sono persa la crescita dei miei nipoti. Mi sono ritrovata a stentare a riconoscere una ragazzina alta quasi quanto me, e mi ha fatto male, malissimo. L'ho quasi cresciuta io per i suoi primi 9 anni, ed ora che ha l'acne, la voce più matura e le mestruazioni, ho capito che se invece che in casa l'avessi incontrata per strada, forse non l'avrei riconosciuta.
C'è ben più di un lutto, ancora, da elaborare, mannaggia.

15/12/16

Il mondo che cambia

Fa una certa impressione riconoscere, di volta in volta, miei ex compagni di scuola o comunque conoscenti dell'età della gioventù, ricoprire ruoli più o meno importanti, di prestigio, di visibilità.
E il consigliere comunale, il direttore della banca, il capo reparto, l'assessore ecc...
Adesso anche tra gli insegnanti di mia figlia.

È il mondo che cambia quando, entrando a scuola e guardandoti in giro, incontri non più i tuoi ex professori, bensì i tuoi ex compagni.

14/12/16

Il dolce

"Allora, Angelica, tu hai deciso che dolce vuoi?"
"Sì, voglio quello... Come si chiama... Il semprefresco..."
"Il semprefresco è un tipo di pane"
"Quello... Il quasi freddo..."
"Quasi freddo? Cioè tiepido?"
"No... Quello lì... Quello che è al pistacchio!"

Mi era bastato leggere il menù per immaginare il dolce che avrebbe scelto, ma sentire tutte le variazioni del semifreddo è stato troppo divertente :-D

13/12/16

L'amore giovane

Cammini per strada, li incroci e non hai dubbi. Da come si parlano, da come camminano accanto senza toccarsi, ma esprimendone il desiderio, dagli sguardi che si scambiano, i sorrisi mentre parlano, non si può sbagliare, è una giovane coppia non ancora formata. Magari è la prima volta che escono insieme, forse si sono conosciuti da poco, di sicuro non si sono ancora mai baciati.
Hanno tra i 25 e i 30 anni.
Li incroci per strada, li superi e ti ritrovi a sorridere, facendo il tifo per loro.

12/12/16

Dalla parte dei disoccupati

"Mamma, e dove hai pranzato mentre eri al lavoro?"
"Sono andata in un ristorante che fa appositamente un menù per lavoratori. Con 5 euro ho mangiato un bel piatto di pasta e mi hanno dato anche una bottiglia d'acqua"
"Però è un'ingiustizia!"
"Cosa?"
"Non è giusto che facciano questi prezzi solo per i lavoratori! E i disoccupati, allora? Anzi, proprio per loro, che magari hanno pochi soldi, dovrebbero fare i menù economici al ristorante!"

Poi gliel'ho spiegato che con "menù per lavoratori" si intende un pasto rapido ed economico, apposta per chi ha poco tempo, però fa piacere immaginarla tra vent'anni, accanita sindacalista, che si incatena davanti alla sede amministrativa di una qualche grande catena di franchising della ristorazione, urlando "Vogliamo il menù per i disoccupati!" :-D

02/12/16

Pure quando dormono

Ore 2.18 am

"Matilde! Fammi allineare il cibo!"
"Ok, allinealo"

Non solo litigano pure nei sogni, non solo parlano mentre dormono... ma si rispondono pure (con discreta proprietà di linguaggio e capacità di coniugazione di verbi difficili)!

01/12/16

C'è sempre chi sta peggio

Ti lamenti dei gruppi whatsapp delle mamme della scuola. È vero: sono il male.
Ti lamenti dei gruppi whatsapp della palestra. È vero: sono il male.
Ti lamenti dei gruppi whatsapp di ex compagni di scuola. È vero: sono il male.
Ti lamenti dei gruppi whatsapp dei gruppi di lavoro. È vero: sono il male.

Ma mai, mai, MAI quanto possano essere "il male" i gruppi whatsapp del condominio.

Non lamentarti più dei gruppi whatsapp in cui ti trovi. Ti capiterà sempre di incontrare qualcuno che sta messo peggio di te.

30/11/16

Tra tre anni

"Quanti anni ha?"
"38"
"Sposata?"
"Separata"
"Figli?"
"Due"
"Da quanto tempo è separata?"
"Quasi tre anni"
"Ha un nuovo compagno?"
"Non ci sono ancora i presupposti per definirlo tale, ma... "
"È un partner fisso?"
"È una definizione orribile. Diciamo che sì, ho una relazione fissa"
"Lui ha figli?"
"No"
"Capisco. Alla luce di tutto questo, il mio consiglio, se vuole seguirlo, è quello di mettere la spirale con solo progestinico, della durata di tre anni. Potrei inserirle quella da cinque, ma nella sua situazione vedo più appropriata quella da tre. Lei pensa che farà un altro figlio prima dei prossimi tre anni?"
"Non credo proprio"
"Appunto. Tra tre anni, però, lei ne avrà 41 e dovrà comunque togliere la spirale. Io credo che quello sia il momento migliore per decidere se fare un figlio o inserirne un'altra, a questo punto di quella che dura 5 anni, in modo che al massimo gliene tocchi di inserirne giusto un'altra prima della menopausa".
"Già"
"Naturalmente possiamo comunque togliere anche questa in qualunque momento, qualora dovesse cambiare idea"
"Ne dubito, ma mi fa piacere saperlo"

E così è andata, ed è stato molto più rapido del previsto. Doloroso no, lo è stato esattamente come me l'aspettavo, però dovrei essermi tolta un pensiero per tre anni.
Perché sì, forse è vero che non tutto è perduto, e che magari nel mio futuro la mia tanto desiderata e sognata terza maternità ci sarà. Come mi ha detto una volta mia cognata, per dimostrare che è possibile, è possibile farla e soprattutto è possibile viverla in modo diverso dalle prime due, e sopravvivere lo stesso, e bene, e felici. Ma non ora, e nemmeno tra un anno, e quasi certamente nemmeno tra due.
Tra tre anni. Se mai nella mia vita ci sarà un'altra occasione di maternità, quasi certamente questa sarà tra tre anni.
Vedremo.

29/11/16

Raccomandazioni

Stamattina, mentre salutavo Matilde che si avviava verso la sua scuola, riflettevo sul fatto che io non sono una mamma da raccomandazioni.
Mia madre, ancora oggi, se prendo l'aereo mi dice "Stai attenta, mi raccomando", come se l'aereo lo guidassi io, e allo stesso modo "si raccomanda" ogni volta che ci salutiamo, ogni volta che sa che sto uscendo, viaggiando, guidando.
Ecco, io no. Io non ne sono capace.
Non mi è mai venuto, in questi primi due mesi di scuola, ora che Matilde va da sola, a piedi, per strada, di salutarla raccomandandole di stare attenta. Le auguro buona giornata, piuttosto. Buon lavoro. Buono studio. "Buon tutte cose", è la volutamente sgrammaticata frase con cui ci salutiamo. Mai "Stai attenta". Spesso ci aggiungo anche un "Ti voglio bene", un "Sei la mia ragazzina grande", ma mai "Stai attenta", mai.
Fondamentalmente perché io penso che lei stia attenta, a prescindere dal fatto che io glielo dica o meno. Non potrei lasciarla andare e tornare a scuola da sola se non fossi sicura della sua attenzione, prudenza, serietà, giudizio, assennatezza.
Da diversi anni è stata già istruita sul come nel mondo ci siano persone buone e persone cattive, e che non è semplice riconoscere le une dalle altre, dunque, nell'incertezza, non bisogna dare eccessiva confidenza a nessuno. E avvisarmi sempre se succede qualcosa che, a suo parere, esula dal naturale corso delle cose. Ché quel telefonino serve per queste situazioni, non solo per giocarci a Minecraft. E lei lo fa, serenamente e tranquillamente.
Si muove con sicurezza e disinvoltura per strada (mi è capitato di osservarla da lontano) e l'unica cosa che la mette in crisi è la possibilità di incontrare un piccione morto sul marciapiede. Lei sta attenta, anche se io non glielo dico.

Io non lo so quanto l'ansia invadente di mia madre abbia potuto influenzare la mia autostima durante l'età dello sviluppo. Non so nemmeno quanto io, con la mia assenza di raccomandazioni, stia influenzando la crescita di Matilde, per non so... Così, "a sentimento", io credo che un saluto "Mi raccomando, stai attenta" lasci addosso una sensazione che non ha nulla a che fare con il calore di un "Ciao amore, buona giornata! Ti voglio bene".

28/11/16

Non occorre specificare

* Allo studio medico, dove faccio da segretaria *

"Buonasera signora, mi scusi, le macchine posteggiate qui fuori sono vostre?"
"Sì"
"Intendo dire la BMW e la panda. Allora la mia macchina la posso posteggiare dietro di queste?"
"Si, certo, tanto di sicuro andrà via prima lei, perché una è la macchina del dottore e l'altra è la mia. E naturalmente non occorre specificare, tra le due, quale è quella del medico e quale quella della segretaria..."

Quando è andato via mi ha lasciato 3 euro di mancia.

25/11/16

La ragazza quarantenne

"Buongiorno, vorrei fare un regalo..."
"Certo, ha già qualche idea?"
"Mah, qualcosa di carino, ma non eccessivamente costoso... È giusto un pensierino. Ad esempio come completini intimo, su che cifre siamo?"
"Con la linea basic in pizzo, siamo sui 30 euro. Se vuole spendere meno, sono appena arrivate queste sottovesti..."
"No, la sottoveste no, mi sembra troppo classica... In fin dei conti si tratta di una ragazza... Ehm... Certo, non una ragazza come lei... Diciamo una ragazza come me, ecco... Una ragazza quarantenne..."

Lo sguardo carico di pietà della commessa è stato molto eloquente. Lei è una ragazza. Lei che ha 25 anni.
Però, mia cara venticinquenne... Ma ti pare che se io ti devo descrivere la mia amica ti dico "una signora"?! Lei non è una "signora", le mie amiche non sono "signore". Signora è mia madre, non io!
Oh.
E smettila di guardarmi così, che tra vent'anni pure tu ci arrivi.

24/11/16

Thursday is new Friday...

...but if itis'nt Sunday?

Devo ammettere che, tra i due lavori che svolgo, quello di baby-sitter è il più impegnativo e pesante, dunque arrivo al giovedì (che è l'ultimo giorno in cui vado) e mi sento già esausta. Ma questo è un fine settimana di secondo lavoro, e lavorerò con entrambi i medici, venerdì pomeriggio, sabato pomeriggio e domenica mattina.
E lunedì inizierò una nuova settimana.
Non è la prima volta che mi capita, e mi pagano e non me ne sto lamentando, mai lamentarsi, MAI, per il lavoro retribuito! Però... Ecco, un tantinello pesantuccia, sta vita, mi si sta presentando...

23/11/16

Io non c'ero, e se c'ero...

* Mentre leggo per loro ad alta voce "Harry Potter e il calice di fuoco" *

"Mamma, chi è Neville?"
[...]
"Mamma, chi è Sirius Black?"
[...]
"Mamma, chi è la professoressa Cooman"?
[...]
"Mamma, chi è Ginny?"
"Angelica, ma tu dove sei stata mentre io leggevo i precedenti tre libri di Harry Potter?!"
"Boh? Forse dormivo..."

21/11/16

Punto informazioni


In assenza dell'addetto alle informazioni, potete rivolgervi al suo sostituto. Sempre ammesso che lui si rivolga a voi.

(E tralascio il dettaglio che questa è una sala d'attesa di un grande ospedale di Palermo)

18/11/16

Chiamami

"...ma tu chiamami, chiamami quando vuoi. Io non credo di essere stata una suocera cattiva, o per lo meno, mi sembra che tra noi due non sia mai stato niente di spiacevole. Certo, ognuna con i suoi pregi e i suoi difetti, ma credimi, ti ho voluto bene come è forse più che una figlia".

E quando parole come queste ti vengono rivolte dentro la stanza di un ospedale, di fronte a una situazione difficile e inesorabilmente tragica, ma con una sincera e autentica serenità e senza nessuna traccia di ipocrisia, trattenere il pianto e i singhiozzi diventa impossibile.

17/11/16

Riesci?

Riesci a immaginare la mia faccia, la mia faccia, dico, riesci a immaginarla quando dopo aver assorbito bava, e vabbè, è acqua benedetta, aver pulito moccio di naso, e vabbè, povera stella, è raffreddata, aver pulito m*rda, aver ripulito rigurgiti di latte materno altrui, che va bene, già fa senso da solo, figurati a pensare che si tratta della secrezione della ghiandola mammaria di un'altra donna, perché la bambina è santa, è pura, è immacolata e innocente, senza alcun dubbio, ma se coi bambini lo schifo non esiste, già con gli adulti il discorso è ben diverso, ma dicevo della mia faccia, cioè riesci a immaginare la mia faccia, dopo tutto il materiale più o meno organico che mi viene colato addosso (o spruzzato, a seconda), la mia faccia, ecco, riesci a immaginarla dopo che mi viene sputacchiata addosso la pastina con l'omogeneizzato di carne?!

16/11/16

Prenderla alla larga

"Guarda, mamma, ho scoperto questo metodo: se le O le scrivo più larghe, ne devo scrivere di meno e finisco i compiti più in fretta"


15/11/16

Storia di un corpo

di Daniel Pennac.

Non l'ho letto, ma l'ho ascoltato in audiolibro, letto da Claudio Bisio. È stata un'esperienza notevole. Alla fine ho pianto, ma proprio con le lacrime vere, e non è cosa che mi capiti spesso. Ovviamente viene da chiedersi se e quanto abbia influito l'ascolto sull'emozione.
È un bel romanzo, bellissimo. Il diario di un corpo, nella sua crescita e sviluppo, e declino, fino alla morte.
Non sto facendo spoiler. Si viene a sapere della morte del protagonista a pagina 2.
Non è, infatti, un libro che si legge perché è avvincente e si vuole sapere come finisce, perché lo si sa dalla prima pagina il come è il quando finisce. Lo si legge per il gusto di leggerlo, per ritrovare quelle descrizioni dettagliate dei movimenti e delle reazioni del corpo che proviamo anche noi, in prima persona, ma alle quali non facciamo caso. Ogni argomento fa riflettere, fa pensare "È vero, è proprio così anche per me", oppure "No, a me succede l'opposto".
Bello, bellissimo.
Forse il migliore di Pennac degli ultimi anni.

14/11/16

Della pioggia

Della pioggia, che preferisco di gran lunga al vento, perché quest'ultimo solleva le polveri e i pollini, mi rende inquieta, allergica, e mi scompiglia i pensieri e le idee; della pioggia, dicevo, detesto il senso di bagnato e sporco che lascia addosso, ma ancora di più odio il fatto che disciolga tutte le cacche di cani per strada, facendo in modo che non solo ti bagni dall'alto e ti inzaccheri dal basso, ma poi quando provi a cambiarti devi pure toccarti le scarpe imbevute di M*rda sciolta nell'acqua piovana.

12/11/16

Scrivo di sabato

Scrivo di sabato, anche se non lo faccio più da anni, e lo faccio solo perché non ho scritto ieri, ma ieri è stata una giornata pesante e faticosa.
La verità è che sono stanca, che lavorare consecutivamente 10 giorni, senza fermarmi, senza tregua, cambiando repentinamente assetto, con anche il carico della cura e gestione pomeridiana delle attività delle bambine, aggravata da 2 visite mediche extra per loro ed una per me, mi ha indebolito il fisico e pure il chimico. Mi è mancato il sonno, il riposo, il senso di relax che non c'è niente che devo fare o pianificare per le prossime 3 ore.
E ieri mattina sono scoppiata, sono esplosa, carica di intolleranza e incapacità di ulteriore sopportazione o giustificazione.
Ma non è tanto l'aver urlato come se non ci fosse un domani e non erano neanche le 8 di mattina, quanto il fatto che mi sono sentita improvvisamente, miseramente, imprescindibilmente sola.
Mi sono scoperta sfornita di quell'arma che ha la maggior parte della altre mamme: "Dillo a papà e sbrigatevela insieme".
Se mai io l'avessi avuta, da quasi tre anni a questa parte di certo non ho alcun margine di delega delle incombenze non solo di tipo pratico ma soprattutto di ordine educativo all'altra metà della coppia di genitori. E ieri mattina ne ho, per la prima volta, avuto paura.
E sono fortunata, ché le mie figlie sono davvero due ragazzine tranquille e assennate, non mi mentono, non mi nascondono le cose e generalmente si comportano nei limiti della buona creanza a scuola e con gli altri. Non sono affatto ragazzine problematiche, disubbidienti, aggressive. Ma all'improvviso, ieri mattina, mi sono sentita disarmata davanti all'adolescenza di Matilde che incombe, e alle sue risposte già un po' più "indipendentiste" del solito. Come farò quando crescerà? Quando uscirà con gli amici, quando andrà alle feste, quando vorrà mettersi i tacchi e il rossetto per andare in discoteca. Io, da sola, come farò a reggere il peso della sua crescita, del suo desiderio di libertà, di sfida e opposizione per partito preso?
Sembrava che dovessero trascorrere secoli, e invece è domani. Al massimo dopodomani.
Non ce la faccio. Non ce la posso fare.
Poi, magari, ce la farò lo stesso. Ma ieri sono stata convinta che no, non ce la posso fare.
E ne scrivo oggi.

10/11/16

Paesaggio freddo

"Ecco, Mamma. In geografia stiamo studiando i paesaggi e, tra i vari esercizi, c'era quello di disegnare un esempio di paesaggio caldo e uno freddo. Che ne pensi?"


"Beh, Matilde, la spiaggia come paesaggio caldo è sicuramente calzante e appropriata, ma... Il paesaggio freddo? Sbaglio o quello è il profilo della Mole Antonelliana?"
"Beh, Mamma. Torino è il posto dove ho sentito più freddo in vita mia"

Come darle torto?

09/11/16

Mistero all'alba

La sveglia, puntuale e inesorabile, suona alle 5.50.
Il tempo di riprendere coscienza e conoscenza e mi alzo. Salgo in cucina, inizio a preparare la mia colazione e contemporaneamente il pranzo.
Ed è proprio mentre ammollo la bustina del tè nella tazza d'acqua bollente, che lo sento.
Sembra un bambino che piange.
Ogni traccia residua di sonno svanisce d'un colpo. Mi avvicino alle scale per capire se il pianto è di una delle mie figlie, ma no. Proviene da fuori, dalla strada.

Sono le 6.10. Che ci fa un bambino per strada a quest'ora? E perché piange?
Vorrei affacciarmi, ma piove. Il pianto cessa. Mi siedo a tavola e comincio a sorseggiare piano il tè.
Pochi minuti dopo, di nuovo.
Stavolta è un lamento più doloroso, non è un pianto a dirotto, non è un urlo di disperazione o di stizza o di capriccio. È un sommesso lamento di dolore, di sofferenza, un mugolio cantilenante mormorato dalla voce di un bambino.
Guardo fuori. Non piove più.
Una seconda voce si associa alla prima. Una voce più roca, che sembra articolare parole di senso compiuto, ma in una lingua sconosciuta.
Finisco il tè e mi affaccio, curiosa di scoprire cosa succede sotto casa mia alle prime luci dell'alba. Quali creature popolino e si lamentino la strada dove abito, e soprattutto quali atroci sofferenze spingano il bambino a piangere così, sommesso e rassegnato al dolore.
Mentre attraverso i pochi metri di larghezza della mia terrazza, mi chiedo cosa fare dopo averlo scoperto. Nel mio immaginario si accavallano immagini di profughi scampati a chissà quali atrocità, o bambini fuggiti da casa, da genitori o tutori orchi. Se è davvero così, che faccio? Chiamo subito i carabinieri, l'ambulanza...

Arrivo al parapetto della terrazza. Le due voci dialogano ancora in quella lingua incomprensibile. La prima voce soffre, la seconda è rabbiosa.

Sono due gatti. La femmina è in calore e il maschio la sta studiando per capire quanto.

Rientro in cucina e inizio ad affettare la cipolla e preparare il pranzo.

08/11/16

Pensa ai soldi

Dopo una mattina di bizze per il nasino chiuso e raffreddato, rifiuto totale della pappa, strilli per il cambio pannolino, un colpo di giocattolo in viso e il secondo rigurgito consecutivo che mi sporca non solo la maglia "da lavoro", ma anche i capelli, esco da quella casa e mi guardo disfatta allo specchio dell'ascensore.
Pensa ai soldi, mi dico. Lo fai per i soldi. Pensa ai soldi.
E domani sarò di nuovo lì, col sorriso sulle labbra e la migliore espressione del surrogato materno che riesco ad offrire ad una povera innocente di sei mesi.

07/11/16

E come diceva Totò...

Venerdì scorso:

"Mamma, a scuola ci hanno dato questa comunicazione sul massimo di assenze consentite durante l'anno per evitare di essere bocciati"
"Va bene, fammi vedere. 270 ore di assenza? In pratica 10 settimane scolastiche"
"Tienila tu"
"Ma no, che ci faccio? Buttala nel cestino della carta"

Lunedì:
"Mamma, hai presente quella comunicazione sulle assenze che hai buttato?"
"Sì"
"Ecco, andava controfirmata e restituita alla segreteria"
"..."
"Tranquilla mamma, me ne sono fatta dare un'altra copia dalla professoressa d'italiano"
"E che ti ha detto? Non ti ha chiesto come mai te ne serviva un'altra?"
"Sì, certo, me l'ha chiesto, ed io ho risposto che tu l'avevi buttata"

Brava, figlia mia, facciamoglielo capire subito che cosa se ne fa tua madre delle comunicazioni della scuola da controfirmare: tua madre ci si pulisce il...
!
'-_-

04/11/16

L'occhio lungo

E' fastidioso ma mi tocca.
Entro, saluto, spiego, rispondo, domando, ascolto. Poi mi alzo, mi sposto dietro il paravento e mi spoglio.
Una volta ogni due anni è buona norma fare il pap-test. Io mi sono sempre rivolta al consultorio, ma per tutta una serie di ragioni, stavolta ho deciso di andare da un ginecologo privato. Mai visto prima.

Con il solito stato d'animo che precede le visite ginecologiche, mi siedo sulla poltrona, convincendomi che non è la cosa più piacevole del mondo, ma nemmeno la più sgradevole. Lui arriva e mi invita a modificare la posizione.
"Te lo spiego io come si fa a non sentire fastidio durante un pap test. Solleva le ginocchia, qui ci devi appoggiare i piedi."
E così faccio, ossia appoggio i piedi e non le ginocchia, sopra i supporti di metallo.
Lui mi guarda e mi chiede: "Ma tu fai ginnastica?"
"Faccio yoga"
"Si vede. E' palese. Io ho l'occhio lungo per queste cose. Scommetto che qualche uomo che frequenti nemmeno se ne accorge, e magari nemmeno lo apprezza. Di sicuro gli uomini moderni vanno subito al sodo e non sanno nemmeno riconoscere queste cose, ma io lo vedo, l'ho capito subito. E' evidente che tu fai esercizio fisico, che ci tieni a mantenere in salute il tuo corpo. E invece questi uomini moderni non sanno nemmeno capire che cosa hanno tra le mani... "

Vista la situazione, suppongo che il nocciolo della questione fosse il modo (la facilità? l'estensione?) con la quale io ho assunto quella posizione ed ho allargato le gambe.
Mi ha fatto piacere, mi ha lusingato, mi ha gratificato. Questa vecchia pellaccia, a quanto pare, non è poi così male, ancora.
Però, stare lì in posizione ginecologica, a gambe aperte, mentre un baldanzoso sessantenne ti dice che ha l'occhio lungo, e complimentandosi per come le sai allargare bene le gambe tu... ecco, un tantinello a disagio mi ci ha fatto sentire! XD

03/11/16

Poche certezze nella vita

"Ciao Perfido! Ho appena ricevuto la tua cartolina, grazie"
"Lucy, io non ti ho mandato nessuna cartolina..."
"Non scherzare. Non ti sei firmato con nome e cognome, ma la grafia è inequivocabilmente la tua"
"Scusami, ma da dove e quando è stata spedita?"
"Il timbro è confuso, però proviene da quella località balneare in Emilia Romagna"
"Ah! Interessante! In effetti ci andavo spesso tempo fa. Solo che saranno almeno 4 anni che ho cambiato meta delle vacanze"
"Aspetta. Tu mi stai dicendo che quella dicitura "2016" nella data che tu hai scritto a mano, in realtà è 2010? Che quello non è un 6 scritto in modo approssimativo, bensì uno 0? Vuoi forse farmi credere che questa cartolina si è riposata chissà dove per più di 6 anni?!"
"Mandami la foto"
"Eccola"
"Oh, ecco! Me la ricordo benissimo. Te l'ho spedita verso la fine di settembre 2010"

Ci sono poche certezze nella vita.
L'efficienza del servizio postale non è tra queste.

02/11/16

Un modo nuovo

Ho scoperto un modo nuovo di leggere: ascoltare.
Ho scoperto gli audiolibri, tramite un servizio offerto dal più grande store online dell'universo mondo web.
Quando un amico me ne ha parlato, sono stata molto scettica, eppure tentata. Io non leggo più come una volta, non ce la faccio a leggere come vorrei, non ho il tempo, non ho lo spazio, non ho il modo, non ho le forze. Perseguo ancora nella tradizione della lettura ad alta voce per le mie figlie, prima di andare a dormire, e quando le saluto, e devo ancora lavare i piatti, e mi metto a letto che sono le 22... No, gli occhi mi si chiudono da soli, non ci riesco.
E durante il giorno, quando sto a casa, quando non lavoro e non devo occuparmi delle bambine, dei loro compiti e delle loro attività extra scolastiche, ci sono comunque pulizie da fare, pasti da preparare, coperte per il nipote da cucire ecc. Potrei avere la testa libera, ma le mani e gli occhi sono impegnati e non possono dedicarsi a un libro.
Ed ecco, dunque, gli audiolibri. E l'ascolto. E le ore e ore di lettura passiva accumulate stendendo la biancheria, impastando la pizza, cambiando le lenzuola, lavando i pavimenti e imbastendo esagoni per il quilt.
In 10 giorni ho accumulato 18 ore di lettura, che nemmeno per miracolo avrei potuto completare col metodo tradizionale.

Ho scoperto un nuovo modo di leggere. Ho scoperto una nuova droga.

31/10/16

Qual è il secondo?

Mentre passeggiamo per il corso della nostra ridente cittadina, indico a Matilde il cartello col nome della strada: "Vedi? Si chiama Corso Umberto I"
Angelica: "Ma perché è primo? C'è anche un altro Corso Umberto?!"

E lì, tra le lacrime, a spiegarle che ad essere primo non è il corso, ma Umberto!

28/10/16

Un altro segno

Io mi ero indispettita e quasi offesa quando, tornata a casa, ho scoperto che la commessa del negozio di Bottega verde mi aveva regalato i campioncini di una crema viso antietà.
"Ma tu guarda questa" - avevo esclamato commentando la cosa con Angelica - "che cosa sente dire con la cremina antietà? Bah! Perché non se la spalma lei!"

Poi sono andata da Gandalf. Avevo un appuntamento al suo studio nella veste di paziente, per un problemino al braccio destro che mi affligge da prima dell'estate.

Non mi soffermerò sulla diagnosi, sulla prognosi, né sulla leggendaria delicazzitudine con cui Gandalf ama trattarmi quando mi trovo tra le sue mani in veste di paziente. Tornata a casa, però, mi sono cambiata e struccata e, con la coda tra le gambe, mi sono applicata la crema viso idratante antietà che la lungimirante commessa di Bottega verde mi aveva regalato.

27/10/16

Mia madre non vuole

"Lucy, dove sei?"
"A casa"
"Sta piovendo"
"Lo so, mamma, lo vedo"
"Eh. E tu sei a casa? Le bambine? Hanno finito?"
"Di fare che?"
"Le cose del pomeriggio"
"Angelica è in palestra. Tra una decina di minuti vado a prenderla e nel frattempo accompagno Matilde. Poi alle 8 vado a riprenderla e solo allora avremo finito"
"Vuoi che ci va papà?"
"Ma dove?"
"A prendere Angelica e accompagnare Matilde"
"No, grazie. Ma per quale motivo dovrebbe andarci lui?"
"Che ne so... siccome piove..."
"Io non mi sciolgo con l'acqua. Giuro"
"Ma che c'entra! Siccome sta piovendo forte"
"..."
"Vabbè. Stai attenta a come guidi però!"

E pensare che io volevo impennare con il mio pandino vintage, facendo sgommare le ruote e annaffiando tutti i pedoni per strada... E invece niente, mia madre non vuole.
'-_-

26/10/16

Grand gourmet

"Mamma stai tranquilla, tu vai pure a yoga! Quando torni ti facciamo trovare la cena già pronta. Cuciniamo noi!"


Ed ecco la nostra cena: per me panino con Philadelphia e lattuga, per Angelica panino col prosciutto, per Matilde panino con lattuga e prosciutto. Tutti e tre già pronti per il mio ritorno a casa e conditi con tanto, ma tanto amore!
(Tralasciando il dettaglio che stamattina mi hanno chiesto di comprareper loro del prosciutto, che sarà già la terza volta nel 2016, e un po' mi turba&disturba)

25/10/16

Al fuoco

All'inizio le loro urla mi sembravano una lite, la solita, l'ennesima. Poi distinguo la parola "aiuto" esclamata da Matilde. Poi le grida di Angelica raggiungono registri e intensità mai sentiti finora.
Nel mio immaginario la lite è degenerata, come spesso accade, e la grande le sta prendendo dalla piccola, come sempre succede.
Scendo a vedere, ma mentre sono sulle scale, le urla di Angelica si fanno sempre più stridule, Matilde si affaccia e mi chiama dicendo "Sta esplodendo!".
Nel mio immaginario Angelica sta trasformandosi in super Sayan.
Subito dopo, però, la parola che distinguo è "Fuoco", al che mi convinco che sia improbabile che Angelica abbia preso fuoco. Poi ne sento l'odore, di fumo, di plastica. Nel frattempo ho raggiunto il primo piano e Matilde mi spiega che sta bruciando. Ma cosa?
Lo scopro subito, entrando nella cameretta. Lo scaldino ad acqua elettrico. Si trova a terra, accanto al comodino, con la spina nella presa di corrente e coronato da un'allegra e vivida fiamma. Angelica lo fissa terrorizzata, e lo indica ancora urlando "Sta scoppiando!".
Per fortuna il fuoco sta proprio sopra la boule dell'acqua, lì dove vi si attacca il cavetto, per cui posso facilmente togliere la spina dalla presa al muro.
Cerco di convincere Angelica, che è prigioniera della stanza, visto che io e lo scaldino in fiamme ci troviamo in prossimità della porta, che non sta esplodendo e soprattutto che è importante che lei apra la porta del balcone. In preda al panico dice di non saperlo fare. Ma sì che lo sai fare. Lo fa.
Esco sul balcone e vi depongo lo scaldino che ancora brucia.
Tranquille, non può succedere nient'altro, adesso lo spegnamo.
Prendo una bottiglietta con l'acqua che trovo a portata di mano e spengo il piccolo rogo.

La prima fortuna è stata che le bambine erano lì davanti ed hanno subito potuto chiamarmi.
La seconda fortuna è stata che il fuoco è partito dalla boule e non dalla presa al muro.
La terza fortuna è stata che non c'era nulla di infiammabile lì vicino, un giornalino, un giocattolo, una Barbie...

Poi, il perché diamine le mie figlie abbiano deciso di accendersi lo scaldino dell'acqua per il letto quando ci sono ancora 27° , me farò spiegare solo dopo che anche io mi sarò ripresa dalla paura.

24/10/16

Poso la valigia (per ora)

Sono reduce dall'ultimo volo di rientro e, per la prima volta dopo mesi e mesi, ho messo da parte la valigia, ché tanto non la prenderò prima delle vacanze di Natale.
Ma dopo...!
Dopo sarà uno svolazzare quasi costante e molto frequente per i successivi tre mesi, in mezzo ai quali ci starà di sicuro anche "la partenza improvvisa" quando un certo, minuscolo, "qualcuno" deciderà di affacciarsi alla vita e a questo pazzo mondo, e guardare finalmente in faccia quella folle di sua zia ^_^

21/10/16

Piccole cose

(Parlando al telefono con l'operatore di PayPal che mi ha fatto assistenza)
"La ringrazio infinitamente. Mi ha risollevato la giornata"
"Uh, addirittura! Potremmo quasi dire che le ho appena salvato il week-end?"
"Beh, una cosa è certa: iniziare la giornata con la risoluzione di un problema è di sicuro di buon auspicio"
"Sì, ha ragione. A volte sono queste piccole cose che danno peso al resto della giornata"

Esatto, carissimo. E per una che in genere già alle 7.15 ha almeno un paio di problematiche da affrontare, risolvere un problema prima delle 9 è davvero una grande, grandissima piccola cosa.

20/10/16

Però piano

Dialogo origliato nel cortile della scuola
"Ahi! Mammaaaaaaa! Giuseppe mi ha dato un pugno!"
"Giuseppe! Hai dato un pugno a Giovanni?!"
"Sì, nella faccia. Però gliel'ho dato piano!"

19/10/16

Allibisco

Non capisco la rassegnazione con cui molte donne, parecchie delle quali in avanzata gravidanza, accettino come la norma un'attesa di oltre due ore di ritardo rispetto alla pianificazione del proprio appuntamento col ginecologo.
Due ore.
Hai appuntamento alle 17 e, se ti va bene, entri per la visita alle 19.10. E lo devi pure pagare!

Boh? Non lo so. Sarò che che sto invecchiando sempre più male, ma davanti a certe cose resto basita.

18/10/16

Da piangere

Alla terza settimana di baby-sitteraggio, la piccola Emma ha imparato ad associare la mia presenza con l'imminente sparizione della mamma.
Mi guarda e piange.

Hai ragione, bambina. Pure io piangerei, a guardarmi.

17/10/16

Modalità rassicurazione

Ed è quando ti trovi a circa 12.000 m di altezza, ad una velocità di 800 Km/H, approssimativamente dopo 40 minuti dal decollo e ad altri 50 prima dell'atterraggio, che l'improvvisa turbolenza, con conseguente sballonzolamento del carrellino degli snack arrivato a metà corridoio, fa materializzare sul viso del simpaticissimo e bonissimo assistente di cabina la cosiddetta reassurance face, versione aeronautica della poker face, che viene insegnata loro al secondo giorno di scuola per assistenti di volo. E quasi quasi funziona pure, mentre lo guardi arrancare tra sobbalzi e ondeggiamenti da mare forza 8, nonostante ti trovi sopra le nuvole, e contemporaneamente sorridere e continuare eroicamente a spingere il carrellino, chiedendo ancora ai passeggeri se gradiscono qualcosa da bere o da mangiare.

(Che poi, a ripensarci, bonissimo non lo era proprio, però una delle cose che ho sempre pensato riguardo un eventuale disastro aereo che mi coinvolgesse, è che voglio trascorrere quei pochi secondi di caduta verso la morte certa, non riparandomi la testa con le braccia come da loro suggerito, bensì abbandonandomi in un appassionato bacio col più carino maschio nelle mie immediate vicinanze.
Ecco, in questo caso avrei scelto lui.)

14/10/16

Harry Potter e la maledizione dell'erede

Potrei riassumere la mia opinione con bah beh bih boh buh, ma non lo farò e mi sforzerò di essere più specifica.

Ma che bisogno c'era?

Certo, fa senz'altro piacere, a distanza di anni, ritrovare quei personaggi che tanto abbiamo amato, trovarli cresciuti, maturati, ma sempre identici nelle loro peculiarità caratteriali. Però è un'altra cosa, e tra l'altro è anche molto abbozzata.
C'è un Harry quarantenne alle prese con l'adolescenza dei figli, che per carità, mi ha fatto sentire molto "sorella", ma è mal raccontato, poco raccontato. Raccontato superficialmente.
L'avventura, poi, è molto stiracchiata.
###SPOILER ALERT###
...
...
...
...
...
...
No, dai, Bellatrix che partorisce poco prima di torturare Hermione a Villa Malfoy, è poco, pochissimo credibile.
...
...
...
...
###FINE SPOILER###

Insomma, da Potterhead professionista, posso dire che sì, mi ha fatto piacere scoprire cosa hanno fatto i nostri eroi vent'anni dopo l'ultima scena, ma... No, non era davvero necessario. Non in questo modo, non con queste tematiche, non in questa forma.

13/10/16

Ti si addice

"Ma hai cambiato taglio di capelli?"
"Beh, diciamo che sono stata dal parrucchiere. Gli ho detto che vorrei far crescere un po' i capelli, non molto, massimo sulle spalle, e lui ha replicato che andava sistemato il taglio, per farli crescere secondo un certo criterio. È andata a finire che voglio farli crescere e invece adesso li ho più corti di prima. Ma come mi stanno?"
"Bene. Cioè, si vede che hanno un'altra forma. Sono un po'corti e così gonfi e ricci ti fanno sembrare una pazza. Ma in fin dei conti ti si addice".

Ecco.

12/10/16

Cose che non vorresti mai vedere #41

Il macro modulo patchwork che hai appena finito di assemblare unendo 7 piccoli moduli, non combaciare con il macro modulo che avevi fatto in precedenza, perché hai cucito i 7 moduli al contrario, e devi scucirli.

11/10/16

38 e 9

E così oggi è il nostro compleanno. 38 anni io, 9 anni il blog.
La giornata sta andando quasi come tutte le altre giornate, tranne che per un particolare. Casa mia, oggi, profuma di rose, e il motivo c'è ed è bellissimo. ^_^

10/10/16

Aspettative sul compleanno

Domani è il mio compleanno, compio 38 anni. È da stamattina che rifletto su una cosa, sul mio modo di vivere il giorno del mio compleanno.
Per me è un giorno speciale, lo è sempre stato. È il giorno senza il quale io non sarei qui.
Da bambina era sempre e solo festa, dentro e fuori. Mia madre che mi cucinava il mio piatto preferito, generalmente lenticchie, e poi la festicciola in casa coi compagni, ballando con Fivelandia e Bimbo mix, le brioscine con la Nutella, la coca cola nel bicchiere con la cannuccia, i palloncini da scoppiare per prendere le caramelle all'interno, la torta al cioccolato, le candeline da soffiare e il desiderio da esprimere.
Durante la tarda infanzia (e per me significa fino ai 12-13 anni) il mio compleanno era sempre e solo gioia.

Poi, crescendo, sono cambiata io, ed è cambiato anche il mio modo di viverlo il compleanno. Dall'adolescenza in poi, mi sono sempre aspettata qualcosa di grandioso, che non è mai avvenuto.
E se a 15 anni sognavo la "carrambata" con la visita a sorpresa del mio cantante preferito, a 18 sognavo la dichiarazione d'amore del ragazzo che mi piaceva, ma che non mi si filava manco di striscio. A 20 fantasticavo su performance sessuali con finale di fuochi d'artificio, a 25 confidavo segretamente in un regalo importante che non ho mai più avuto.
Poi mi sono sposata e riprodotta.
Il giorno del mio compleanno è diventato un normale giorno di delirio come gli altri, tra notti in bianco, pannolini, compiti da far fare e tette da tirare fuori a uso e consumo della lattante di turno.
Festicciole ce ne sono state, anche molto piacevoli, specie quelle passate con le amiche creative. Mia madre mi ha sempre fatto la torta.
Ho trascorso un compleanno in viaggio di nozze, altri due a Londra (entrambe le volte che sono stata a Londra è stato in occasione del mio compleanno).
Di cose speciali, insomma, ne ho fatte anche in età adulta, eppure...
...eppure guardo la sera, mentre ripenso alle parole con cui mi ha dato la buonanotte Matilde poco fa "È l'ultima sera in cui ti corichi che hai 37 anni", e mi chiedo cosa mi aspetto, adesso, dal giorno del mio compleanno.
A dire il vero, non lo so. Sento sempre il sottofondo dell'aspettativa alta, di cose speciali, ma subito dietro percepisco il sentore della delusione, della certezza che "cose speciali" non ne accadranno più.
Forse perché, se anche accadessero, non le riconoscerei come tali. O forse perché, crescendo, ho maturato la consapevolezza che non è dall'esterno che arriva "la specialità" del mio giorno.
Domani è il mio compleanno. Il giorno senza il quale io non sarei qui, e tanto basta.
È il compleanno anche di questo blog, che di anni ne compie 9. Fate gli auguri a lui, non a me.

07/10/16

Due lavori

Dice: "Ma ti sapevo segreteria di un medico, com'è che fai la baby-sitter?" e anche "Ma non avevi trovato lavoro come baby-sitter? Come mai adesso fai da segretaria al dottore?".
Faccio entrambe le cose. In certi giorni faccio la segretaria, in certi altri faccio la baby-sitter. Un giorno mi sveglio e mi vesto sobria ma elegante e curata, il giorno dopo indosso maglie vecchie affinché si sporchino di crema di riso e bava altrui.
Faccio due lavori, per tirare a campare, in attesa che passi questo anno scolastico, per poi fare definitivamente le valigie e trasferirci per almeno un anno a Torino. I primi tempi saranno difficili ed ho bisogno di avere le spalle ben coperte.
Stanca? Non troppo. Però, scoprire che è possibile essere pagati per il proprio lavoro, è stata una rivelazione sorprendente! :-D

(Precisazione: anche in atelier venivo pagata, ma le cose non erano ancora partite bene. Perché il nome e il marchio si facciano strada in modo da avere introiti che possano rendere adeguato il compenso singolo di tutte quelle che vi lavorano, ci vorranno ancora almeno altri 3 o 4 anni, ed io non ce li ho. Sono stata felice di lavorare lì e quando un giorno loro diventeranno ricche e famose, mi sentirò fiera di avere un pochino contributo alla semina dei loro semi)

06/10/16

La cosa coi numeri

"Mamma devo portare a scuola un altro quaderno a quadri"
"Va bene Angelica, ricordiamocelo domani mattina"
"Sì, perché domani dobbiamo cominciare quella cosa... quella cosa con tanti numeri... Come si chiama... Ah, ecco! Matematica!"

05/10/16

Sostegno

Mia madre: "Io penso che tu stia facendo una follia, Lucy. Non ti rendi conto di quanto sarà difficile cavartela da sola, con le bambine, in un posto dove noi non ci siamo ad aiutarti?"
Io: "Ma davvero pensi che io non lo sappia? Davvero credi che io abbia preso una decisione del genere con leggerezza?"
Mia madre: "No, non è questo..."
Io: "E che cosa è, allora? Mamma, io lo so che sarà difficile, e che lo sarà per me quanto per voi, io lo so. Ma in questo momento io ho bisogno che mia madre mi sostenga della mia decisione, e non che mi scarichi addosso pure le sue ansie e le sue paure!"
Matilde: "Tranquilla, mamma. Io ti sostengo".

La mia vita è costellata di occasioni in cui io chiedo il supporto di mia madre e ricevo quello di mia figlia.
Non riesco ancora a capire se sia un bene o no.

04/10/16

Occhi neri

Certe cose si fanno per amore. O per soldi.
Dopo averlo fatto per ben due volte per amore, mi ritrovo a rifarlo per soldi.

Farò da baby sitter ad una bambina di 5 mesi. E' tranquilla e giocosa, per quanto al momento attuale non faccia molto altro oltre afferrare gli oggetti e metterli in bocca.
Però ha due occhi neri, ma neri. E grandi. E quando le do il biberon mi fissa dritta, spalanca gli occhioni e mi afferra il mignolo della mano con cui le porgo il latte.
Ecco. Certe cose si fanno per amore, o per soldi. O per certe strane sensazioni e certi sopiti sentimenti che si rimescolano dentro quando un paio di occhioni neri mi fissano con la gratitudine di chi viene nutrito e coccolato per mano mia.

03/10/16

Non lo sapeva

"Lucy, ma te la posso fare una domanda?"
"Certo, Fruttivendolo Sotto Casa"
"Ma tuo marito che fine ha fatto? E' andato a lavorare fuori? E' da un sacco di tempo che non lo vedo..."
"Mio... mio marito?! Ehm... Fruttivè, mio marito non è più mio marito. Ma da quasi tre anni"
"Ti chiedo scusa, Lucy. Non lo sapevo. Scusami. Siccome è da tanto tempo che ti vedo sempre da sola, allora mi ero chiesto come mai... E ti ripeto che pensavo che semplicemente lui fosse andato a lavorare fuori, non so. Scusami, non lo immaginavo".

Ecco, non lo immaginava. Questa è la cosa più strana in tutto il dialogo. Mi chiedo come sia possibile che quello che mi fa da portinaio da anni e anni, sta praticamente sotto casa mia e conosce tutti i miei amici e parenti fino alla settima generazione, nonché i miei gusti in materia di frutta e verdura, sa benissimo di chi sono le macchine posteggiate nella strada, dove sono andati gli avventori occasionali o a chi citofonare in caso di necessità per farle spostare. Vede passare e ripassare la gente, ne conosce tutti i movimenti, gli accompagnamenti e le destinazioni.
Eppure non lo sapeva. Sono passati esattamente due anni e otto mesi da quando mio marito se n'è andato di casa... e lui non lo sapeva.

(Ovviamente la trascrizione del dialogo ha richiesto la traduzione dal dialetto siciliano, in tutte le sue sfumature, per quanto alcune di queste non siano facilmente e perfettamente traducibili).

30/09/16

Una nuova patologia psichiatrica

Chissà se ce l'ha già un nome questa cosa di cui soffro io, soffro tremendamente, ossia che se non ho un biglietto aereo per Torino almeno una volta al mese per i futuri 4 mesi, mi manca l'aria, cioè proprio che mi sento soffocare, e che mi dico "Parto adesso, poi il mese prossimo e poi quello ancora dopo, ma poi? Poi che faccio? Me ne resto qui?", ecco, questo tipo di patologia psichiatrica, che non so se esiste una cura, una terapia, anche farmacologica volendo, non so.
Chissà se un nome ce l'ha già.

29/09/16

I segni

Ti alzi alle 5.45 per avere il tempo di farti doccia&shampo con calma. Poi:
- ti si rovescia la tazza del tè bollente
- scopri una fila di formiche che fanno il turno per nutrirsi alla tua dispensa
- tua figlia piccola ha un'epistassi esondante di quelle che ti fanno chiedere se abbia davvero così tanto sangue in corpo.
Arrivano le 7.30 e ti rendi conto di avere a malapena il tempo di farti un bidè veloce.

Sono i segni, ragazza. I segni che preannunciano una gran bella giornata di m*rda.

28/09/16

Meno male

Io: "Ehi, ma oggi è 28?! Obbeddamatri, sta già finendo settembre? Ossantinumi, tra un po' sarà il mio compleanno..."
Matilde: "Eh già, mamma. Stai per compiere 38 anni. Come ti sembra?"
Io: "Tremendo, figlia mia. Tremendo."
Angelica: "Tranquilla, mamma. Per noi sarai sempre giovane. Anzi sarai sempre la mamma più giovane e bella del mondo"

Ecco. Meno male.

27/09/16

Diritto di tutti

Il poeta Guido Catalano sostiene che tutti abbiano il diritto di ritrovarsi una poesia d'amore nella buca delle lettere, almeno una volta nella vita.

Dopo anni e anni durante i quali io nella mia buca delle lettere ci ho trovato solo pubblicità o bollette da pagare, finalmente stamattina è venuto il mio turno di godere di questo diritto.



E chissà cos'hanno pensato di me in giro, vedendomi camminare per strada quasi fluttuante, con un sorriso ebete stampato in faccia. Io, di sicuro, se pensavo, pensavo che Catalano ha proprio ragione.

26/09/16

Gratificazione

Ed è quando ti abbraccia e ti dice "Sei proprio la migliore Mamma che io avessi mai potuto avere", che ti senti gratificata. Gratificata di tutto l'impegno, gli sforzi, la cura e la pazienza che hai impiegato per crescerla così, e così bene. E quello smisurato orgoglio per la sua perfetta padronanza del modo congiuntivo.

23/09/16

Cose che causano dolore fisico al braccio destro

1) Scivolare per strada e usare il braccio per attutire la caduta.
2) Urtare contro lo spigolo di un mobile.
3) Trascorrere l'intero pomeriggio a cancellare gli esercizi già svolti (fortunatamente a matita) dai precedenti proprietari dei libri di seconda mano che hai acquistato per tua figlia.

22/09/16

Spotify

Spotify è una gran bella invenzione. Nella versione gratuita devi semplicemente limitarti a sorbirti una breve interruzione pubblicitaria ogni tanto, ma poi hai praticamente tutta la musica che vuoi, in base ai tuoi gusti, alle tue inclinazioni, ma anche ai mood del momento.
Ecco, però io vorrei proprio conoscere chi crea le playlist "istituzionali", tipo "L'espresso del mattino", playlist energizzante per iniziare la giornata alla grande.
No, perché a sentire certe canzoni, più che energizzata, mi sento mooooooooolto demoralizzata riguardo le nuove generazioni che ascoltano ste robe qui :-D

21/09/16

Tristano e Isotta

Isotta la conoscevate già, la mia microscopica tartarughina di terra.




Ebbene, pochi giorni fa i miei genitori, che si trovavano in campagna, hanno sentito improvvisamente abbaiare i cani come disperati. Apparentemente non c'era nessuno a farli scattare in quel modo, ma aguzzando un po' di più la vista, mia madre ha notato una cosa che camminava lungo la stradella al confine con la campagna. Era lui: Tristano (ovviamente).


Naturalmente, considerato che Isotta è grande poco più della sua testa, il mio terrario è diventato sottodimensionato per lui, ma sempre meglio che lasciarlo vagare per strade e stradine di campagna, a rischio di essere schiacciato da qualche auto di passaggio.

20/09/16

Gli anni dei ricordi

E' un film degli anni '90, che non avevo mai visto, ma che racconta per sommi capi lo spirito delle "sorellanze" di donne creative.
Il titolo italiano è totalmente ridicolo e fuorviante, ma forse in quegli anni tradurlo letteralmente "Come fare un quilt americano" sarebbe stato poco apprezzato, visto che l'arte del quilt, all'epoca, non era molto nota, e comunque relegata a "cose da nonne" (esattamente come viene mostrato nel film, peraltro).
La storia è banalotta, ma si segue con facilità, è un film che sta benissimo come sfondo ad una serata in solitaria sul divano, cucendo per l'appunto. Ma, come dicevo all'inizio, un aspetto è particolarmente peculiare e verosimile: ossia i rapporti personali che esistono ed evolvono tra donne unite dalla stessa passione per un'arte creativa. Ci ho ritrovato le stesse dinamiche dei vari gruppi di crafter a cui ho partecipato (non sugli stessi temi, ma sul modo di affrontare gli avvenimenti).
E alla fine mi è risuonata in mente una frase detta, una volta, da una ragazza che non partecipa più da anni al nostro gruppo, ossia: noi non siamo amiche; noi siamo solo un gruppo di ragazze unite da un interesse comune, e basta.

Winona Ryder scriveva una tesi di laurea proprio su questo argomento, nel film. E alla fine, anche lei giunge a questa stessa conclusione.

19/09/16

La mancia

"Gandalf, devo parlarti un attimo"
"Che c'è?"
"Questo signore che è appena andato via mi ha lasciato la mancia"
"E quindi?"
"E quindi che ne so? Posso accettarle? Posso tenerle?"
"Lucy, eri disoccupata e io te sto facendo lavorà. Che te credi che me devi pagà er pizzo sulle mance?"
"No... boh... che ne so... è che non sono abituata..."

Direi che, come prima esperienza, non è andata male :-D

16/09/16

Il gran giorno

Sarà vero che lavorare di sabato e domenica non è tutto questo gran vivere. Però si tratta di lavorare *solo* sabato e domenica, per un compenso mensile mediamente pari a quello guadagnato con l'atelier di moda, dove lavoravo *tutte* le mattine dal lunedì al venerdì, due pomeriggi a settimana e, occasionalmente, anche il sabato.

Domani si comincia. Il gran giorno.
Pensatemi.

15/09/16

E tu, come stai?

Sto, che sto dimmerda. Sto che non me ne volevo andare, eppure ho dovuto. Sto che mi mancavano le mie figlie, e non ho potuto portarle con me subito, all'istante, come sarebbe stato più utile. Non facile, ma di certo utile. Sto che l'anno scolastico è appena iniziato ed io non vedo l'ora che finisca, ché già non ne posso più di tutte le storie con le mamme e con la scuola, e col territorio in generale, e se magari anche altrove troverò le stesse dinamiche e gli stessi problemi, quanto meno saranno con persone diverse. Sto che mi sento mancare l'aria, che mi affaccio al balcone e mi chiedo dove sia finito tutto l'ossigeno.
Sto che sento un doloroso senso fisico di assenza. Come se sulla pelle bruciasse il non-tocco.
Credo che sia qualcosa di molto simile alla sindrome dell'arto fantasma, ecco. Però che fa male, fa male nell'anima.
Però sto bene, ecco come sto. Sto bene. A parte il resto, sto bene.

14/09/16

Cosa abbiamo imparato

Matilde ha imparato a tornare a casa da sola, all'uscita da scuola.
Angelica ha imparato che il famoso modo di dire "Stai attento a ciò che desideri, perché potresti ottenerlo" è assolutamente veritiero.
Io ho imparato che, se mai si avesse bisogno di aiuto, l'ultima persona a cui sia opportuno rivolgersi è un prete.

13/09/16

Zaino semi hand made

Per la grande, che inizia la prima media, la scelta è stata facile. Un evergreen e collaudatissimo zaino della marca "invincibile", ché se li fanno ancora della stessa qualità con cui li facevano negli anni '90, se lo porta fino all'università e oltre, come io col mio.
Per la piccola, che inizia la prima elementare, il discorso è diverso. Avrebbe potuto benissimo utilizzare quello appena dismesso dalla sorella, ma avrà pure diritto ad avere una cosa solo sua, st povera bambina, che il 90% di ciò che possiede e usa, sono cose riciclate dalla sorella, a partire dai vestiti, ai giochi, i libri ecc. Il problema è che, generalmente, alle scuole elementari si usano gli zaini brandizzati dai cartoni animati, costano uno sproposito, e sono facilmente suscettibili di caduta d'interesse durante gli anni, e allora spendere 60-70 euro per uno zaino con Elsa e Anna, che magari il prossimo anno non va più di moda o non le piace più, ecco, non ricalca il mio modo di pensare e agire. Lo zaino di Matilde, per le elementari, era con un sempre in voga Snoopy, tutto fucsia, e talmente robusto che non si sarebbe lasciato intimorire dal farsi un altro giro di 5 anni, ma che, per le ragioni di cui sopra, è stato pensionato e relegato a "zaino per le gite".
Dunque, per Angelica, abbiamo comprato un tranquillissimo zaino basic, fucsia, senza nessuna marca, né disegno.
Ché tanto siamo una famiglia di creative, e le cose ce le personalizziamo noi.



(E comunque io ho solo cucito a macchina il nome, e messo perline e paillette sulle lettere. Tutti i bottoncini li hanno cuciti loro)


12/09/16

Come promesso

Come promesso, sono tornata.
Stanca morta dopo un viaggio-della-speranza, con tanto di 5 ore di ritardo del volo, arrivo a casa - finalmente! - alle 2 di notte e l'impatto chiassoso, cuoricioso, impetuoso, emozionante, loquace e devastante con le mie figlie.

Ho un nuovo lavoro a Palermo, ma ho anche in tasca la decisione certa che il prossimo anno scolastico lo faremo a Torino.

Sono tornata dopo un mese di assenza, come promesso.

12/08/16

Cià


La foto potrebbe essere fuorviante, ma in effetti in questo momento sono davvero al mare.
Come già anticipato in un altro post, in realtà io non trascorrerò al mare tutte le mie ferie, anzi se mi va bene mi restano giusto due, massimo tre giorni, e anche sparsi, per cui per quest'anno niente abbronzatura. Pazienza.

In ogni caso, visto che ufficialmente da oggi decorrono i miei 30 giorni di disoccupazione, durante i quali voglio occuparmi e dedicarmi a cose, viaggi, persone ed esperienze che, per svariati motivi, non trovano molto spazio nella mia vita, mi metto in ferie anche qui e mi impegno a staccare pure lo smartphone se necessario.

Dunque ciao. Ci rileggiamo tra un mese esatto.

11/08/16

Cose che non vorresti mai vedere #40

Il nero e freneticoo brulichio di vita dentro una confezione intatta di farina che hai da poco acquistato al supermercato.

10/08/16

Fuori posto

Ci sono momenti in cui mi sento fuori posto. Ovunque.
Con amici vecchi e con amici nuovi. Da sola. In attività e in ozio. Con le mie figlie. Mentre aiuto gli altri e mentre mi faccio i fatti miei. Quando faccio le pulizie e quando fisso il muro di fronte a me ignorando il casino che ho in casa. Curata e trasandata.
Di persona e sul piano virtuale. In casa e fuori casa.
Fuori posto, ovunque e in qualunque modalità.

È che sto invecchiando. E male per giunta.


09/08/16

Pedalare sotto la pioggia

Esci di casa che c'è il sole.
Dopo circa 3 km di pedalate inizia a piovigginare. Poco. Pensi che è solo acqua, che durerà poco, e che così ti mantieni fresca.
A 4 km da casa smette. Continui bella allegra e ottimista.
A 6 km da casa ricomincia, più insistente. Sommato alla tua velocità, l'impatto delle gocce sulla pelle nuda delle tue braccia ti fa immaginare che sia grandine.
A 6,5 km smette. Continui.
A 7,5 km da casa comincia il diluvio universale, improvviso e inesorabile. Non ha alcuna pietà di te che ti trovi a quasi 8 km da casa, lungo la statale, dove persino le ville hanno gli accessi solo coi cancelli e non c'è una tettoia da nessuna parte.
A 8,3 km da casa c'è un grande slargo dove ti fermi solo perché piove tanto da impedirti di tenere gli occhi aperti. Non c'è riparo. Sei bagnata fino all'inverosimile e senti il cuscinetto d'acqua dentro le scarpe. Ti senti ridicola, ma lo fai. Prendi dallo zainetto il giubbino impermeabile e lo indossi, soprattutto per riparare lo zaino che contiene alcune apparecchiature elettroniche non non amerebbero trovarsi a galleggiarvisi dentro, tipo il telefonino, la batteria esterna, il lettore mp3.
Dopo circa 9 minuti di pioggia torrenziale che ti godi fino all'ultima goccia, smette. Ci pensi qualche secondo. Ti togli il giubbino, ché fa comunque un caldo d'agosto, e invece di tornare a casa prosegui ancora un po' lungo il tragitto che ti eri prefissata, ché tanto ti asciugheresti ugualmente tutta la pioggia addosso prima di arrivare a casa.
A 10 km da casa fai inversione e torni, anche se la tua meta iniziale era ancora 5 km oltre. Durante il ritorno c'è un sole sbruffone che non ti da il tempo di asciugarti la pioggia di dosso che già ti fa nuovamente inzuppare di sudore.
Quando arrivi a casa ti sembra incredibile aver attraversato tutta la gamma meteorologica in meno di 2 ore.

08/08/16

La mia "pastafforno" con le melanzane

Visto che mi è stata chiesta, ecco la ricetta della "pastafforno". Ma prima una precisazione di ordine linguistico.
La "pasta al forno", a Palermo si chiama "pasta col forno", e non perché venga condita con l'elettrodomestico, besì viene sottinteso il mezzo per la cottura: si tratta, dunque, di "pasta cucinata col forno". Poi viene tutto reso più conciso e veloce con il termine unico "pastafforno".

Altra precisazione. Noi facciamo le lasagne e i cannelloni, ma quando si parla di pasta al forno si usano gli anelletti (sulla confezione chiamati "anelloni", ma è un barbarismo), che è un formato di pasta che esiste solo nel palermitano, ed è questo:


Terza precisazione: le melanzane adatte a questo genere di preparazioni (come anche per la caponata o la parmigiana, o torte salate e sformati vari) sono quelle nere e oblunghe, che noi chiamiamo "nostrane" per distinguerle da quelle viola e rotonde, che chiamiamo "tunisine".
Le melanzane da friggere e soffriggere sono queste:


Vanno dunque tagliate a tocchetti, lasciando la buccia ma facendo cubetti anche di sola polpa. Ciò che rende queste melanzane ideali per questo tipo di preparazioni è proprio il fatto che non si disfano cuocendosi, anche i cubetti di sola polpa, pur senza il sostegno della buccia, durante la cottura rimarrà compatto, ammorbidito, ovviamente, ma ancora ben distinguibile e non "a crema".

Si tagliano le melanzane e si friggono con poco olio (io ormai da anni utilizzo soltanto l'EVO) e sale. Usando poco olio è fondamentale che la padella sia con una buona antiaderenza. Bisogna muoverle mediamente spesso, e assaggiarle per valutarne la cottura. Occhio che scottano.

Nel frattempo si prepara la salsa.
Dalle mie parti il sugo di pomodoro è LA salsa, quella per eccellenza.
Pomodoro, cipolla e basilico. Un po' di sale e un po' di zucchero, ché ormai non li fanno più i pomodori belli dolci e saporiti di una volta.


Quando la salsa e le melanzane sono pronte, si cuoce la pasta. Io in genere ne considero 60-70 gr a persona, ché poi col condimento diventa una porzione XL.

Tornando agli anelletti, dunque, sono la pasta ideale alla cottura al forno perché non scuoce. Dopo 10 minuti sarà abbastanza al dente da poter sopportare il passaggio in forno senza diventare semolino.

Si amalgama il tutto aggiungendo un po' di parmigiano, si riempie una teglia.


Si inforna per una ventina di minuti a 200° e basta. 


Facile, semplice, veloce e vegetariana ;-)

Non ho la foto finale, perché l'ho dimenticata. Gandalf, comunque, si è leccato pure i baffi che non ha! ;-)

04/08/16

Tre cose sulla terza serie di Sailor Moon Crystal

1) E' bellissimo, per me che negli anni '90 con loro ci sono cresciuta, cogliere l'occasione di Uranus e Neptune per introdurre con le mie figlie l'argomento dell'omosessualità. Non che non abbiamo mai trattato l'argomento, ma lo abbiamo sempre fatto in teoria. Un cartone animato può essere la giusta via di mezzo tra l'immaginario e la realtà. E quando, nella scena finale, le tre Sailor del sistema solare esterno "adottano" la neonata Hotaru, dichiarando che saranno i suoi genitori, e le mie figlie commentano "Bene, così avrà due mamme e una mezza mamma e mezzo papà", trovandolo fattibile e per certi versi persino divertente, nella sua bizzarria, allora ho capito che il cammino sta procedendo bene.

2) La sigla finale con Milord che si spara le pose è ridicola.

3) Sta diventando un discreto modo per imparare il giapponese!

03/08/16

Giochiamo

"Giochiamo che tu eri un gattino ed io la tua padroncina...?"
...
"Giochiamo che eravamo due sorelle che lavoravano in una lavanderia e dovevano piegare i teli da mare dei clienti...?"
...
"Giochiamo che io ero l'insegnante di scuola guida e tu eri l'allieva...?"

Ad ascoltare gli sviluppi incredibili delle trame dei loro giochi, ci si diverte di più che al cabaret.

"Matilde, giochiamo che eravamo due bambine che si davano pugni...?"
'-_-

02/08/16

L'alba


(All'orizzonte, da sinistra verso destra, Alicudi, Filicudi e Salina)

01/08/16

Ostinata


E' inutile fare annunci plateali, dichiarazioni categoriche, sceneggiate tragicomiche. Quando si riceve una determinata notizia, non si può farne a meno. Bisogna fare una coperta.
Patchwork.
A mano.
Entro febbraio.

Che il tunnel carpale mi fa un baffo.

29/07/16

Discriminazione

"Ma guarda, è incredibile! Ormai sono tutti che si lasciano, io non lo so. Ma poi sono tutti che se ne vanno a passeggio, col fidanzato nuovo, senza pudore. Incontro quella che cammina mano nella mano con uno, che non è suo marito. C'è quello che quando l'ho incontrato l'altro giorno gli ho chiesto di sua moglie e mi ha detto che si sono lasciati. Quell'altra che sta fuori e torna per le vacanze ed è lei da sola coi suoi figli..."
"...come noi, zio"
"Cosa, Matilde?"
"Come me, Angelica e la mamma"
"Eh... Già. Infatti. Pensavo proprio questo. Sì. Ma c'è dell'altro caffè?"

Le più famose sono il razzismo e l'omofobia, ma la discriminazione verso ciò che è, semplicemente, "diverso" abbraccia tutti gli ambiti delle peculiarità umane, e a volte non ci si accorge neppure di avercela in casa la diversità che si sta discriminando.

28/07/16

Ladra di sogni

Sei stanca. Hai mal di testa. Vorresti che le tue figlie si addormentassero in un lampo, chiudendo quel chiacchiericcio costante, intervallato da battibecchi. Vorresti mettere il cervello in pausa e lo fai.
Senti la vocina inconfondibile della tua figlia piccola che ti chiede qualcosa dal fondo delle scale. Capisci solo "caldo" "letto tuo" "fino a quando vieni". Fai un'interpretazione sommaria e rispondi di sì, che va bene tutto, facciano quel che vogliono purché si addormentino in fretta.
Dopo una mezz'ora scendi in camera da letto e ti prepari a prendere la tua figlia piccola dal tuo letto e portarla nel suo, ma c'è qualcosa di strano. Gli occhiali della tua figlia grande sono poggiati sul tuo comodino. Fai luce col telefonino e le vedi, entrambe, a forma di stella marina, perfettamente incastrate tra loro in modo a occupare tutta la superficie del tuo letto ma senza toccarsi, sfruttando gli spazi vuoti dell'una per infilarci le protuberanze dell'altra.
Giri i tacchi e te ne vai a dormire nella loro cameretta.

"Mamma, ma tu hai dormito nel mio letto?"
"Certo Angelica, così come voi avete dormito in quello mio"
"Però dormendo sul mio cuscino ti sei presa tutti i miei sogni"
"È vero. Per questo, infatti, ho dormito benissimo"

27/07/16

Come un pizzicotto



"E' stato come un pizzicotto. Un pizzicotto grande, ma doloroso come un pizzicotto piccolo!"
"Beh, che sarebbe stato doloroso lo sapevi già. Ma sei stata tu ad insistere per farli"
"Si, si, infatti sono emozionata, perché adesso potrò indossare tutti gli orecchini che mi hanno regalato! Altrimenti che ce li teniamo a fare quegli orecchini, se nessuno li usa...? A proposito... Matilde, visto che tu non te li vuoi fare i buchi nelle orecchie, posso usare anche gli orecchini tuoi?"

Questa ha capito tutto della vita, prima ancora di nascere.

26/07/16

Disoccupata

È finita.
La mia avventura all'atelier di moda è ufficialmente finita oggi. Ho davanti a me 7 settimane in cui mi metterò d'impegno per creare quanto più vuoto possibile nella mia testa. Mi dedicherò ai lavori pesanti di pulizia, sgombero e riordino di casa, poi andrò un po' al mare, poi leggerò e scriverò come non faccio da anni, poi prenderò un aereo, dopo qualche giorno prenderò un treno, e al ritorno, prima un treno e dopo qualche giorno un aereo, e saremo già arrivati al 12 settembre, già sull'orlo della riapertura delle scuole, e allora mi dedicherò a fare da supporto alle mie figlie che affrontano entrambe il cambio di ciclo di istruzione. Dunque mi fermerò, farò un bel respiro, e deciderò che cosa fare, cercherò un altro lavoro per tamponare fino ad aprile-maggio, mi dedicherò alla nuova copertina di patchwork che cucirò per un motivo che ancora non posso dire, e mi organizzerò il trasloco di vite e di cuori, dal mare alla montagna, dal nido alla vita vera, dalle soluzioni comode al dare fondo alle proprie risorse e capacità.
Sarà un lungo e difficile inverno. Ma per il momento, in estate, mi godo il mio nuovo status di disoccupata.

25/07/16

Rilettura

Critica, l'ennesima, l'ultima.
A distanza di due anni dalla volta precedente (ma non solo per colpa mia) ho potuto rileggere il secondo volume della mia trilogia fantasy, "La figlia di Lilith", in vista della sua autopubblicazione entro ferragosto, spero.
Orbene, ho solo due considerazioni da fare: 
1) la parte "romance" è maledettamente autobiografica
2) non riesco a capire come nessuno, tra la dozzina di lettori che ha avuto finora (chi l'ha letto in fieri, chi l'ha letto solo a scrittura ultimata) mi abbia fatto notare quanto sia estenuante e palloso alla fine.

Il risultato di questa rilettura è che ci darò giù con mano pesante, un po' all'inizio, ma soprattutto alle ultime 100 pagine. E proprio da queste partirò per la scrittura del terzo volume.

L'estate mi chiama scrittura, da sempre :-D

22/07/16

Paillette


21/07/16

Li odio

"Mamma, quando facciamo merenda?"
"Quando finisco di sistemare qui la cucina"
"E quando finisci?"
"Sto per finire"
"Sì, ma quanto manca?"
"Un minuto"
"Uffa... Io li odio i minuti!"

20/07/16

Fa ancora un certo effetto

"Buongiorno, vorrei richiedere due certificati. Un certificato di residenza ed uno stato di famiglia"
"Prego, si accomodi. Come si chiama?"
"Lucy van Pelt"
"Benissimo. E per che genere di uso le servono i certificati? Chi glieli ha richiesti?"
"Li ha richiesti l'avvocato. Per il divorzio"

Beh, sì. Fa ancora un certo effetto pronunciare ad alta voce determinate parole.

19/07/16

La verità, vi spiego, sull'amore

Ho iniziato a seguire Enrica Tesio su facebook, perché me la segnalavano i like di Guido Catalano. Ho cominciato, quindi, a leggere il suo blog e infine ho deciso di leggere il libro che ha scritto e pubblicato l'anno scorso.

Mi era già capitato con la Gamberale di leggere un romanzo fiction-autobiografico nel quale rispecchiare la mia triste e dolorosa storia di moglie separata dal marito, ma stavolta è stato ancora più forte il transfert, perché la Tesio ha anche due figli piccoli.
Che dire? E' un romanzo che vola con la testa leggera, che riesce a dire con semplicità e trasparenza tante verità sui rapporti di coppia prima e dopo i figli, senza nessuna retorica, senza nessuna pretesa di universalità, ma con tutti gli spigoli taglienti della verità nella quale, più o meno, le donne della mia generazione si riconoscono. Nel bene e nel male.

E poi ci sono cinque lettere sulla maternità, che sono proprio autentiche e perfette, con il loro unico scopo di essere pure, pulite, limpide, scevre da falsi moralismi, intenti forzatamente umoristici e dissacratori, o buonisti e strappalacrime. Spiegano la maternità per quella che è, né più, né meno.
E alla fine il risultato è quello vero e universale per tutte le mamme del mondo: il solo e unico scopo del gioco, per una mamma, è quello di arrivare ogni giorno a mettere a letto il proprio figlio. Riuscendo a rimanere incolumi entrambi.

18/07/16

Disastro

Buono: nella tua cittadina parte, finalmente, la raccolta differenziata della spazzatura
Molto buono: ti attrezzi subito approntando altri 3 sacchetti per plastica, vetro e indifferenziato (ché organico e carta li differenziavi già da prima).
Buonissimo: per evitare che eventuali residui di cibo attraggano le formiche nottetempo, sposti i sacchetti in terrazzo e ti riprometti di comprare altri tre contenitori chiusi l'indomani mattina.
Pessimo: durante la notte si scatena la tempesta e l'indomani mattina in terrazza rimane solo il sacchetto con la lattina dei pelati che ha fatto da peso. Tutto il resto è stato portato via dal vento.

Volevi fare una cosa ecologica e invece è andata a finire che hai inquinato ancora di più.

15/07/16

Quasi


Questo è un salame di cioccolato quasi vegan.
Le mie figlie lo hanno fatto quasi tutto da sole.
Hanno anche ripulito e riordinato quasi tutto quando hanno finito.
Lo hanno anche mangiato quasi tutto!

14/07/16

Come andare in bicicletta

Anzi no, meglio.
Insegnare ad Angelica a nuotare (=non affondare) è stato più facile e intuitivo che insegnarle ad andare in bici senza rotelle.

13/07/16

Le bollicine

Non è tanto il fatto di essere rimasta l'unica con la pelle color dei cadaveri.
Non è tanto il fatto che l'ultima ceretta risale a due settimane fa e un po' si nota.
Non è tanto il fatto di sentirsi sempre "la parente povera" con lo stesso costume di due anni fa, lo stesso equipaggiamento, le infradito palesemente del mercatino e la crema solare della coop.

Quello che mi ha messo più a disagio oggi, al primo giorno di lido, sono state le bollicine che, mentre facevo il bagno, sono emerse dal pezzo superiore del mio bikini, rendendo manifesta a tutti l'amara verità, ossia che dentro c'era più gommapiuma (e aria) che carne.

12/07/16

Il fantasma del maiale

Mi hanno fregato, ma non lo hanno fatto apposta. Mi hanno offerto un pezzo di rosticceria assicurandomi che ci fossero dentro solo melanzane, invece al primo morso ho sentito un sapore strano.
Prosciutto cotto.

Che poi è vero che, specie nella rosticceria, il prosciutto lo trovi ovunque, e quasi certamente ce n'è così poco che una persona onnivora non se ne accorge nemmeno. Io invece sì, io sono ormai "pulita" e disintossicata e me ne accorgo subito.

A casa dai miei genitori ho raccontato di sentirmi il fantasma del maiale che si rivoltava dentro il mio stomaco. Mio padre ha commentato: "Non farci caso. In fin dei conti era un porco"
Quando me ne sono andata ero indecisa se salutarlo o meno.  -_-'

11/07/16

Non ti mancherà niente

Mi guarda come se non riuscisse a spiegarsi come io abbia fatto a crescere così in fretta, come se non se ne capacitasse, come se le sembrasse ieri che mi teneva a cavallo sulla schiena mentre oggi si ritrova a guardarmi piangere mentre la abbraccio e la ringrazio per le bellissime parole di incoraggiamento che mi ha da poco detto.

La zia Nina è una sorella di mio padre, ha 81 anni, un passato da medico, due compagni sepolti e un mandolino che ha iniziato a suonare da qualche mese.
Le ho detto che nel 2017 mi trasferisco a Torino.
Mi ha risposto: "Fallo. Al peggio te ne torni, tanto la casa ce l'avrai sempre. Ma sono certa che non tornerai, troverai lavoro e un ambiente buono e civile dove far crescere le tue figlie. Un fidanzato ce l'hai?"
"Sì"
"È quello che ho conosciuto io?"
"Sì"
"Non ti mancherà niente allora. Ti vengo a trovare io."

08/07/16

Sarò io che penso male...


...ma qualcosa mi dice che finalmente le frontiere dell'eros si sono aperte anche per i baharioti!

07/07/16

Il lato buono

"Dai mamma, guarda il lato buono! Con un frigorifero che fa caldo invece che freddo potresti evitare di accedere il forno, e cucinare le cose dentro il frigo!"

Devo ricordarmi di spiegare a Matilde l'importanza di saper distinguere le cose opportune da quelle non opportune da dire a qualcuno che ha appena ricevuto il preventivo del tecnico del frigorifero.

06/07/16

Cose che non vorresti mai vedere #39

Dopo aver scoperto che, durante la tua assenza, il frigorifero ha deciso di morire costringendoti ad un rientro a casa drammatico e accompagnato da afrori vari, pulizia straordinaria e sgombero di tutto il materiale contenuto, nonché il riempimento di ben tre sacchi di cibo avariato, tra cui tutte le tue scorte di surgelati ormai putrefatti, questo:



05/07/16

A Torino

Un fine settimana extra lungo di giochi, risate, pizza, gelati enormi, lacrime, amici vecchi e nuovi, autobus tram e metropolitana, code di persone civili a certi sportelli, arte, musei, passeggiate, alberi, fiumi, pedalate, letture, musica, esperimenti gastronomici e sentimenti liberi di fluire.
E scoprire che la farinata non è altro che una grande panella cruda.


04/07/16

Miyuki

Questa è Miyuki.


Miyuki è solo in prestito, ossia: non sono io la sua umana di legittima appartenenza (anche perché io appartengo a Mirella), ma è la mia compagna di vagabondaggi a Torino. E' mia amica e stiamo cominciando a volerci davvero bene.
Oggi pomeriggio mi ha detto che non aveva mai visto dall'altra sponda del Po il Borgo medievale del parco del Valentino, e siccome non lo avevo mai visto nemmeno io, siamo andate insieme. E' stato divertente e istruttivo, a tratti pericoloso, ma mai faticoso.
Credo che Miyuki ed io faremo delle belle passeggiate in futuro, per lo meno fino a quando - insieme a tutto il resto, non porterò a Torino anche Mirella.
;-)

01/07/16

Due anni

Due anni fa abbiamo firmato.

Mi sembra una vita. Mi sembrano due giorni.
Faccio fatica a credere che ci sia stato un tempo in cui la mia vita, la mia quotidianità, la mia realtà era diversa. Faccio fatica a credere che sia cambiato tutto, in quel modo, in quei tempi, con quell'evoluzione.
Due anni.
Quante cose, nel frattempo, sono cambiate e poi cambiate ancora. E quante ne cambieranno nei prossimi due?
Uno degli aspetti che più amo, di questo blog, è proprio la possibilità di viaggiare indietro nel tempo come se fosse sempre il presente. Oggi leggo il post di due anni fa e lo rivivo come se stesse accadendo adesso. Tra due anni farò lo stesso con questo post è, spero, ne sorriderò.


30/06/16

Il dente

La scena è questa: a Matilde dondola un dente. Ma le dondola che sta proprio attaccato con l'ultimo micron di gengiva, ma lei non vuole toglierlo, ha paura, si fa male, non ci prova nemmeno.
Dopo le prima 24 ore di dondolamento importante, finalmente accetta di provare lei a farlo cadere, spingendolo con la lingua. Dopo i primi 3 o 4 tentativi demorde. Io spero che le si stacchi mentre dorme, ma stamattina stava ancora lì, lui dondolante e lei lamentosa del non poter masticare, ma non abbastanza coraggiosa da farselo togliere artificialmente.

Stasera, dopo aver avuto difficoltà a mangiare (ed io non ho fatto apposta in modo che il bordo della pizza risultasse bello croccante, no, no) le suggerisco di sedersi in braccio a me e riprovare a spingere  dente.
Devo essere sincera: nelle ultime 48 ore mi sono più volte offerta di toglierglielo io, ma lei non ha voluto, con mio grande sollievo. Non sarei proprio capace di afferrare un dente a qualcuno e tirarlo via, men che meno a mia figlia.
Scherzando con Angelica, le abbiamo proposto di legarlo a un filo collegato alla maniglia di una porta, o legato a una sedia, o al paraurti posteriore della macchina, e tanti altri scenari più o meno realizzabili ma certamente "da cartone animato".

Poi Angelica si fa avanti, ai offre per staccarlo lei.
Ovviamente Matilde si rifiuta categoricamente, e stanno lì per 15 minuti a discutere la cosa.
Quindi la scena tragica: Angelica ci resta malissimo, si arrabbia, piange e accusa sua sorella di non volerle realizzare il suo desiderio, che è quello di farle cadere il dente.
Beh, sì, lo so, già su questo ci sarà moltissimo da indagare e lavorare...
Però il cuore tenero di Matilde, che è predominante rispetto a tutto il resto, persino al dolore e alla paura, si lascia convincere dalle lacrime della sorellina.

"Facciamo così, Matilde. Tu ti siedi in braccio a me e dai ad Angelica la possibilità di provarci. Sarò sincera, io credo che se c'è in questa casa una persona capace di toglierti un dente, quella è proprio lei".

Matilde si siede sulle mie gambe, Angelica prende un tovagliolo, individua il dente e avvicina la mano alla bocca della sorella. È un attimo. Matilde caccia un urlo e Angelica guarda il tovagliolo: c'è il dente.

E tra i complimenti ad entrambe e i respiri di sollievo, Angelica è rimasta tanto colpita dall'esperienza che ha deciso che da grande vuole fare la dentista.

Prima di coricarsi, Matilde ha riposto il dentino dentro il solito contenitore e mi ha detto "Mamma, sto mettendo il dente al solito posto. *Se vedi San Nicola* digli che questo dente vale come minimo 10 euro"
E Angelica, di rimando, "Ecco, e digli che gliel'ho tolto io, quindi spettano dei soldini pure a me. Diciamo almeno un euro"

Vedi quanto mi sta costando questo dente...!
(Glieli ho messi di tasca mia, giuro! Anche perché carte da 10, nel salvadanaio, non ce ne sono :-D )

29/06/16

Cose che non vorresti mai vedere #38

L'incredulità nello sguardo di chi ti sta facendo un colloquio di lavoro, quando nota la tua espressione di sgomento causata dal fatto che lui ti aveva preannunciato un "colloquio visivo", lasciandoti fantasticare su un colloquio serio con annesso test psicoattitudinale, e invece ti ha propinato una presentazione in PowerPoint del più squallido multilevel marketing degli ultimi anni.

28/06/16

La salvatrice di biscotti

Ore 6.30
Cielo nuvoloso ma temperatura accettabile. Apparecchio per la colazione in terrazza.

Ore 7.00
Sveglio le bambine e dico loro di fare colazione mentre io vado in bagno.

Ore 7.03
Mi bussano alla porta del bagno, apro e Matilde mi dice "Mamma sta diluviando! Dobbiamo fare colazione dentro, in cucina"
Dietro di lei, Angelica stringe al petto la scatola di latta: "Stai tranquilla, mamma, i biscotti li ho salvati io!"

27/06/16

Me ne vado bis

Entro in atelier e, dopo diverse settimane che aspettavo questo momento, trovo La Capa da sola.
"Posso parlarti 5 minuti, già che siamo sole?"
"Certo, siediti"
"Capo, io me ne vado"
Gli occhi le si riempiono di lacrime. Se l'aspettava.

Abbiamo parlato per 15 minuti, abbiamo pianto insieme, abbracciate. Io le ho dato la mia totale disponibilità fino al 12 agosto, lei mi ha assicurato che se mai dovessi cambiare idea, troverei la porta sempre aperta.

Io sono sicura che un datore di lavoro come lei non lo troverò mai più da nessun'altra parte dell'universo intero.

Bene, la mia dichiarazione d'intenti dimissionari l'ho fatta. Per demolire abbiamo demolito. Ora bisognerà ricostruire, e qui verrà il bello.

24/06/16

Nostalgia figgh'ib*ttana

Vai a fare visita ad una tua amica che ha appena partorito una bambina tutta nuova, e già questa cosa ti aveva fatto salire un po' di malinconia al pensiero che tu... insomma... vorresti... avresti voluto... avresti potuto... ti sarebbe piaciuto... non farai mai più.
Poi, appesa alla porta della sua stanza in ospedale, vedi la locandina dell'associazione per la quale tu lavoravi, della quale sei stata anche vicepresidente per due anni, e che è stata una delle esperienze più arricchenti e devastanti della tua storia personale recente; e la locandina è la stessa, esattamente quella che tu, anni addietro, avevi aiutato a impaginare, e si trova proprio lì, dietro la porta, dove tu stessa l'avevi appesa quando facevi servizio in reparto maternità, ma... non c'è più il tuo nome, non c'è più il tuo recapito. E dei nomi che ci sono scritti, ne conosci solo due.

Tornando a casa ti prende una botta di malinconia paurosa, che quasi guidi con le lacrime agli occhi. Certo, col senno di poi, è facile farsi mille film in testa, pensare che chissà se certe cose non fossero andate come sono andate, e se certe altre si fossero presentate in modo diverso, e se solo tu ti fossi comportata in altro modo, se gli ultimi 3 anni tu li avessi impegnati in un'altra maniera, chissà a quest'ora dove saresti arrivata...
Ma lo sai bene, ci hai lavorato tantissimo su questa cosa, la tua vita va da sola e la si può solo lasciare andare e accettare sempre e comunque ogni nuova sfida, gratificazione o camurrìa che ti porta, senza stare a recriminare il passato che non si può cambiare.

Ma in tanto hai la botta di malinconia.
E altro che "canaglia"...! La nostalgia, il più delle volte, è proprio figgh'ibuttana.