31/10/16

Qual è il secondo?

Mentre passeggiamo per il corso della nostra ridente cittadina, indico a Matilde il cartello col nome della strada: "Vedi? Si chiama Corso Umberto I"
Angelica: "Ma perché è primo? C'è anche un altro Corso Umberto?!"

E lì, tra le lacrime, a spiegarle che ad essere primo non è il corso, ma Umberto!

28/10/16

Un altro segno

Io mi ero indispettita e quasi offesa quando, tornata a casa, ho scoperto che la commessa del negozio di Bottega verde mi aveva regalato i campioncini di una crema viso antietà.
"Ma tu guarda questa" - avevo esclamato commentando la cosa con Angelica - "che cosa sente dire con la cremina antietà? Bah! Perché non se la spalma lei!"

Poi sono andata da Gandalf. Avevo un appuntamento al suo studio nella veste di paziente, per un problemino al braccio destro che mi affligge da prima dell'estate.

Non mi soffermerò sulla diagnosi, sulla prognosi, né sulla leggendaria delicazzitudine con cui Gandalf ama trattarmi quando mi trovo tra le sue mani in veste di paziente. Tornata a casa, però, mi sono cambiata e struccata e, con la coda tra le gambe, mi sono applicata la crema viso idratante antietà che la lungimirante commessa di Bottega verde mi aveva regalato.

27/10/16

Mia madre non vuole

"Lucy, dove sei?"
"A casa"
"Sta piovendo"
"Lo so, mamma, lo vedo"
"Eh. E tu sei a casa? Le bambine? Hanno finito?"
"Di fare che?"
"Le cose del pomeriggio"
"Angelica è in palestra. Tra una decina di minuti vado a prenderla e nel frattempo accompagno Matilde. Poi alle 8 vado a riprenderla e solo allora avremo finito"
"Vuoi che ci va papà?"
"Ma dove?"
"A prendere Angelica e accompagnare Matilde"
"No, grazie. Ma per quale motivo dovrebbe andarci lui?"
"Che ne so... siccome piove..."
"Io non mi sciolgo con l'acqua. Giuro"
"Ma che c'entra! Siccome sta piovendo forte"
"..."
"Vabbè. Stai attenta a come guidi però!"

E pensare che io volevo impennare con il mio pandino vintage, facendo sgommare le ruote e annaffiando tutti i pedoni per strada... E invece niente, mia madre non vuole.
'-_-

26/10/16

Grand gourmet

"Mamma stai tranquilla, tu vai pure a yoga! Quando torni ti facciamo trovare la cena già pronta. Cuciniamo noi!"


Ed ecco la nostra cena: per me panino con Philadelphia e lattuga, per Angelica panino col prosciutto, per Matilde panino con lattuga e prosciutto. Tutti e tre già pronti per il mio ritorno a casa e conditi con tanto, ma tanto amore!
(Tralasciando il dettaglio che stamattina mi hanno chiesto di comprareper loro del prosciutto, che sarà già la terza volta nel 2016, e un po' mi turba&disturba)

25/10/16

Al fuoco

All'inizio le loro urla mi sembravano una lite, la solita, l'ennesima. Poi distinguo la parola "aiuto" esclamata da Matilde. Poi le grida di Angelica raggiungono registri e intensità mai sentiti finora.
Nel mio immaginario la lite è degenerata, come spesso accade, e la grande le sta prendendo dalla piccola, come sempre succede.
Scendo a vedere, ma mentre sono sulle scale, le urla di Angelica si fanno sempre più stridule, Matilde si affaccia e mi chiama dicendo "Sta esplodendo!".
Nel mio immaginario Angelica sta trasformandosi in super Sayan.
Subito dopo, però, la parola che distinguo è "Fuoco", al che mi convinco che sia improbabile che Angelica abbia preso fuoco. Poi ne sento l'odore, di fumo, di plastica. Nel frattempo ho raggiunto il primo piano e Matilde mi spiega che sta bruciando. Ma cosa?
Lo scopro subito, entrando nella cameretta. Lo scaldino ad acqua elettrico. Si trova a terra, accanto al comodino, con la spina nella presa di corrente e coronato da un'allegra e vivida fiamma. Angelica lo fissa terrorizzata, e lo indica ancora urlando "Sta scoppiando!".
Per fortuna il fuoco sta proprio sopra la boule dell'acqua, lì dove vi si attacca il cavetto, per cui posso facilmente togliere la spina dalla presa al muro.
Cerco di convincere Angelica, che è prigioniera della stanza, visto che io e lo scaldino in fiamme ci troviamo in prossimità della porta, che non sta esplodendo e soprattutto che è importante che lei apra la porta del balcone. In preda al panico dice di non saperlo fare. Ma sì che lo sai fare. Lo fa.
Esco sul balcone e vi depongo lo scaldino che ancora brucia.
Tranquille, non può succedere nient'altro, adesso lo spegnamo.
Prendo una bottiglietta con l'acqua che trovo a portata di mano e spengo il piccolo rogo.

La prima fortuna è stata che le bambine erano lì davanti ed hanno subito potuto chiamarmi.
La seconda fortuna è stata che il fuoco è partito dalla boule e non dalla presa al muro.
La terza fortuna è stata che non c'era nulla di infiammabile lì vicino, un giornalino, un giocattolo, una Barbie...

Poi, il perché diamine le mie figlie abbiano deciso di accendersi lo scaldino dell'acqua per il letto quando ci sono ancora 27° , me farò spiegare solo dopo che anche io mi sarò ripresa dalla paura.

24/10/16

Poso la valigia (per ora)

Sono reduce dall'ultimo volo di rientro e, per la prima volta dopo mesi e mesi, ho messo da parte la valigia, ché tanto non la prenderò prima delle vacanze di Natale.
Ma dopo...!
Dopo sarà uno svolazzare quasi costante e molto frequente per i successivi tre mesi, in mezzo ai quali ci starà di sicuro anche "la partenza improvvisa" quando un certo, minuscolo, "qualcuno" deciderà di affacciarsi alla vita e a questo pazzo mondo, e guardare finalmente in faccia quella folle di sua zia ^_^

21/10/16

Piccole cose

(Parlando al telefono con l'operatore di PayPal che mi ha fatto assistenza)
"La ringrazio infinitamente. Mi ha risollevato la giornata"
"Uh, addirittura! Potremmo quasi dire che le ho appena salvato il week-end?"
"Beh, una cosa è certa: iniziare la giornata con la risoluzione di un problema è di sicuro di buon auspicio"
"Sì, ha ragione. A volte sono queste piccole cose che danno peso al resto della giornata"

Esatto, carissimo. E per una che in genere già alle 7.15 ha almeno un paio di problematiche da affrontare, risolvere un problema prima delle 9 è davvero una grande, grandissima piccola cosa.

20/10/16

Però piano

Dialogo origliato nel cortile della scuola
"Ahi! Mammaaaaaaa! Giuseppe mi ha dato un pugno!"
"Giuseppe! Hai dato un pugno a Giovanni?!"
"Sì, nella faccia. Però gliel'ho dato piano!"

19/10/16

Allibisco

Non capisco la rassegnazione con cui molte donne, parecchie delle quali in avanzata gravidanza, accettino come la norma un'attesa di oltre due ore di ritardo rispetto alla pianificazione del proprio appuntamento col ginecologo.
Due ore.
Hai appuntamento alle 17 e, se ti va bene, entri per la visita alle 19.10. E lo devi pure pagare!

Boh? Non lo so. Sarò che che sto invecchiando sempre più male, ma davanti a certe cose resto basita.

18/10/16

Da piangere

Alla terza settimana di baby-sitteraggio, la piccola Emma ha imparato ad associare la mia presenza con l'imminente sparizione della mamma.
Mi guarda e piange.

Hai ragione, bambina. Pure io piangerei, a guardarmi.

17/10/16

Modalità rassicurazione

Ed è quando ti trovi a circa 12.000 m di altezza, ad una velocità di 800 Km/H, approssimativamente dopo 40 minuti dal decollo e ad altri 50 prima dell'atterraggio, che l'improvvisa turbolenza, con conseguente sballonzolamento del carrellino degli snack arrivato a metà corridoio, fa materializzare sul viso del simpaticissimo e bonissimo assistente di cabina la cosiddetta reassurance face, versione aeronautica della poker face, che viene insegnata loro al secondo giorno di scuola per assistenti di volo. E quasi quasi funziona pure, mentre lo guardi arrancare tra sobbalzi e ondeggiamenti da mare forza 8, nonostante ti trovi sopra le nuvole, e contemporaneamente sorridere e continuare eroicamente a spingere il carrellino, chiedendo ancora ai passeggeri se gradiscono qualcosa da bere o da mangiare.

(Che poi, a ripensarci, bonissimo non lo era proprio, però una delle cose che ho sempre pensato riguardo un eventuale disastro aereo che mi coinvolgesse, è che voglio trascorrere quei pochi secondi di caduta verso la morte certa, non riparandomi la testa con le braccia come da loro suggerito, bensì abbandonandomi in un appassionato bacio col più carino maschio nelle mie immediate vicinanze.
Ecco, in questo caso avrei scelto lui.)

14/10/16

Harry Potter e la maledizione dell'erede

Potrei riassumere la mia opinione con bah beh bih boh buh, ma non lo farò e mi sforzerò di essere più specifica.

Ma che bisogno c'era?

Certo, fa senz'altro piacere, a distanza di anni, ritrovare quei personaggi che tanto abbiamo amato, trovarli cresciuti, maturati, ma sempre identici nelle loro peculiarità caratteriali. Però è un'altra cosa, e tra l'altro è anche molto abbozzata.
C'è un Harry quarantenne alle prese con l'adolescenza dei figli, che per carità, mi ha fatto sentire molto "sorella", ma è mal raccontato, poco raccontato. Raccontato superficialmente.
L'avventura, poi, è molto stiracchiata.
###SPOILER ALERT###
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No, dai, Bellatrix che partorisce poco prima di torturare Hermione a Villa Malfoy, è poco, pochissimo credibile.
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###FINE SPOILER###

Insomma, da Potterhead professionista, posso dire che sì, mi ha fatto piacere scoprire cosa hanno fatto i nostri eroi vent'anni dopo l'ultima scena, ma... No, non era davvero necessario. Non in questo modo, non con queste tematiche, non in questa forma.

13/10/16

Ti si addice

"Ma hai cambiato taglio di capelli?"
"Beh, diciamo che sono stata dal parrucchiere. Gli ho detto che vorrei far crescere un po' i capelli, non molto, massimo sulle spalle, e lui ha replicato che andava sistemato il taglio, per farli crescere secondo un certo criterio. È andata a finire che voglio farli crescere e invece adesso li ho più corti di prima. Ma come mi stanno?"
"Bene. Cioè, si vede che hanno un'altra forma. Sono un po'corti e così gonfi e ricci ti fanno sembrare una pazza. Ma in fin dei conti ti si addice".

Ecco.

12/10/16

Cose che non vorresti mai vedere #41

Il macro modulo patchwork che hai appena finito di assemblare unendo 7 piccoli moduli, non combaciare con il macro modulo che avevi fatto in precedenza, perché hai cucito i 7 moduli al contrario, e devi scucirli.

11/10/16

38 e 9

E così oggi è il nostro compleanno. 38 anni io, 9 anni il blog.
La giornata sta andando quasi come tutte le altre giornate, tranne che per un particolare. Casa mia, oggi, profuma di rose, e il motivo c'è ed è bellissimo. ^_^

10/10/16

Aspettative sul compleanno

Domani è il mio compleanno, compio 38 anni. È da stamattina che rifletto su una cosa, sul mio modo di vivere il giorno del mio compleanno.
Per me è un giorno speciale, lo è sempre stato. È il giorno senza il quale io non sarei qui.
Da bambina era sempre e solo festa, dentro e fuori. Mia madre che mi cucinava il mio piatto preferito, generalmente lenticchie, e poi la festicciola in casa coi compagni, ballando con Fivelandia e Bimbo mix, le brioscine con la Nutella, la coca cola nel bicchiere con la cannuccia, i palloncini da scoppiare per prendere le caramelle all'interno, la torta al cioccolato, le candeline da soffiare e il desiderio da esprimere.
Durante la tarda infanzia (e per me significa fino ai 12-13 anni) il mio compleanno era sempre e solo gioia.

Poi, crescendo, sono cambiata io, ed è cambiato anche il mio modo di viverlo il compleanno. Dall'adolescenza in poi, mi sono sempre aspettata qualcosa di grandioso, che non è mai avvenuto.
E se a 15 anni sognavo la "carrambata" con la visita a sorpresa del mio cantante preferito, a 18 sognavo la dichiarazione d'amore del ragazzo che mi piaceva, ma che non mi si filava manco di striscio. A 20 fantasticavo su performance sessuali con finale di fuochi d'artificio, a 25 confidavo segretamente in un regalo importante che non ho mai più avuto.
Poi mi sono sposata e riprodotta.
Il giorno del mio compleanno è diventato un normale giorno di delirio come gli altri, tra notti in bianco, pannolini, compiti da far fare e tette da tirare fuori a uso e consumo della lattante di turno.
Festicciole ce ne sono state, anche molto piacevoli, specie quelle passate con le amiche creative. Mia madre mi ha sempre fatto la torta.
Ho trascorso un compleanno in viaggio di nozze, altri due a Londra (entrambe le volte che sono stata a Londra è stato in occasione del mio compleanno).
Di cose speciali, insomma, ne ho fatte anche in età adulta, eppure...
...eppure guardo la sera, mentre ripenso alle parole con cui mi ha dato la buonanotte Matilde poco fa "È l'ultima sera in cui ti corichi che hai 37 anni", e mi chiedo cosa mi aspetto, adesso, dal giorno del mio compleanno.
A dire il vero, non lo so. Sento sempre il sottofondo dell'aspettativa alta, di cose speciali, ma subito dietro percepisco il sentore della delusione, della certezza che "cose speciali" non ne accadranno più.
Forse perché, se anche accadessero, non le riconoscerei come tali. O forse perché, crescendo, ho maturato la consapevolezza che non è dall'esterno che arriva "la specialità" del mio giorno.
Domani è il mio compleanno. Il giorno senza il quale io non sarei qui, e tanto basta.
È il compleanno anche di questo blog, che di anni ne compie 9. Fate gli auguri a lui, non a me.

07/10/16

Due lavori

Dice: "Ma ti sapevo segreteria di un medico, com'è che fai la baby-sitter?" e anche "Ma non avevi trovato lavoro come baby-sitter? Come mai adesso fai da segretaria al dottore?".
Faccio entrambe le cose. In certi giorni faccio la segretaria, in certi altri faccio la baby-sitter. Un giorno mi sveglio e mi vesto sobria ma elegante e curata, il giorno dopo indosso maglie vecchie affinché si sporchino di crema di riso e bava altrui.
Faccio due lavori, per tirare a campare, in attesa che passi questo anno scolastico, per poi fare definitivamente le valigie e trasferirci per almeno un anno a Torino. I primi tempi saranno difficili ed ho bisogno di avere le spalle ben coperte.
Stanca? Non troppo. Però, scoprire che è possibile essere pagati per il proprio lavoro, è stata una rivelazione sorprendente! :-D

(Precisazione: anche in atelier venivo pagata, ma le cose non erano ancora partite bene. Perché il nome e il marchio si facciano strada in modo da avere introiti che possano rendere adeguato il compenso singolo di tutte quelle che vi lavorano, ci vorranno ancora almeno altri 3 o 4 anni, ed io non ce li ho. Sono stata felice di lavorare lì e quando un giorno loro diventeranno ricche e famose, mi sentirò fiera di avere un pochino contributo alla semina dei loro semi)

06/10/16

La cosa coi numeri

"Mamma devo portare a scuola un altro quaderno a quadri"
"Va bene Angelica, ricordiamocelo domani mattina"
"Sì, perché domani dobbiamo cominciare quella cosa... quella cosa con tanti numeri... Come si chiama... Ah, ecco! Matematica!"

05/10/16

Sostegno

Mia madre: "Io penso che tu stia facendo una follia, Lucy. Non ti rendi conto di quanto sarà difficile cavartela da sola, con le bambine, in un posto dove noi non ci siamo ad aiutarti?"
Io: "Ma davvero pensi che io non lo sappia? Davvero credi che io abbia preso una decisione del genere con leggerezza?"
Mia madre: "No, non è questo..."
Io: "E che cosa è, allora? Mamma, io lo so che sarà difficile, e che lo sarà per me quanto per voi, io lo so. Ma in questo momento io ho bisogno che mia madre mi sostenga della mia decisione, e non che mi scarichi addosso pure le sue ansie e le sue paure!"
Matilde: "Tranquilla, mamma. Io ti sostengo".

La mia vita è costellata di occasioni in cui io chiedo il supporto di mia madre e ricevo quello di mia figlia.
Non riesco ancora a capire se sia un bene o no.

04/10/16

Occhi neri

Certe cose si fanno per amore. O per soldi.
Dopo averlo fatto per ben due volte per amore, mi ritrovo a rifarlo per soldi.

Farò da baby sitter ad una bambina di 5 mesi. E' tranquilla e giocosa, per quanto al momento attuale non faccia molto altro oltre afferrare gli oggetti e metterli in bocca.
Però ha due occhi neri, ma neri. E grandi. E quando le do il biberon mi fissa dritta, spalanca gli occhioni e mi afferra il mignolo della mano con cui le porgo il latte.
Ecco. Certe cose si fanno per amore, o per soldi. O per certe strane sensazioni e certi sopiti sentimenti che si rimescolano dentro quando un paio di occhioni neri mi fissano con la gratitudine di chi viene nutrito e coccolato per mano mia.

03/10/16

Non lo sapeva

"Lucy, ma te la posso fare una domanda?"
"Certo, Fruttivendolo Sotto Casa"
"Ma tuo marito che fine ha fatto? E' andato a lavorare fuori? E' da un sacco di tempo che non lo vedo..."
"Mio... mio marito?! Ehm... Fruttivè, mio marito non è più mio marito. Ma da quasi tre anni"
"Ti chiedo scusa, Lucy. Non lo sapevo. Scusami. Siccome è da tanto tempo che ti vedo sempre da sola, allora mi ero chiesto come mai... E ti ripeto che pensavo che semplicemente lui fosse andato a lavorare fuori, non so. Scusami, non lo immaginavo".

Ecco, non lo immaginava. Questa è la cosa più strana in tutto il dialogo. Mi chiedo come sia possibile che quello che mi fa da portinaio da anni e anni, sta praticamente sotto casa mia e conosce tutti i miei amici e parenti fino alla settima generazione, nonché i miei gusti in materia di frutta e verdura, sa benissimo di chi sono le macchine posteggiate nella strada, dove sono andati gli avventori occasionali o a chi citofonare in caso di necessità per farle spostare. Vede passare e ripassare la gente, ne conosce tutti i movimenti, gli accompagnamenti e le destinazioni.
Eppure non lo sapeva. Sono passati esattamente due anni e otto mesi da quando mio marito se n'è andato di casa... e lui non lo sapeva.

(Ovviamente la trascrizione del dialogo ha richiesto la traduzione dal dialetto siciliano, in tutte le sue sfumature, per quanto alcune di queste non siano facilmente e perfettamente traducibili).