27/04/13

Josephine è alta il doppio

Da quando  l'ho presa, la pianta di zucchine lunghe ha raddoppiato la sua altezza e si è  attorcigliata alla ringhiera  in due punti. Sta anche preparando un trionfo di fiori, ma gli esperti mi dicono che si tratta di fiori maschi.
Vado a documentarmi sull'educazione sessuale delle zucchine, mentre cerco di capire perché questo programmino, dal nuovo smartphone non mi fa caricare la foto.

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21/04/13

La copertina

...e così ieri sera, la mia amica pittrice mi ha fatto quattro regali. Il primo è il regalo di compleanno, un po' arretrato, ma sempre gradito. Il secondo è un quadro fatto dalle sue mani magiche, fatate e preziose. Il terzo è l'immagine da utilizzare come copertina originale per il primo libro della mia storia romance - fantasy "Buongiorno Luna - Il figlio di Kelium".
Il quarto è stata l'emozione di ricevere il suo dipinto, pensare che lei l'hai ideato, creato e realizzato espressamente per me e la mia storia.

Eccolo:



E così, armata di macchina fotografica, treppiedi e photoshop, oggi pomeriggio ho realizzato questo:

 A me sembra una meraviglia... e a voi?

18/04/13

La punizione

Io, prendendo a mani nude un pentolino che non immaginavo fosse ancora incandescente, mi lascio sfuggire un: "Ahia! Vaffan©u£o!".
Angelica, dal piano di sotto, con Peppa Pig in tv: "Mamma hai detto una parolaccia! Per punizione oggi niente cioccolato!".

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15/04/13

Quattro etti d'amore, grazie

Uno dei piaceri della domenica mattina è poter tornare a letto, dopo colazione, a leggere un libro mentre Schroeder e le bambine fanno sanno-loro-cosa-tanto-non-mi-riguarda. Un piccolo piacere che ho iniziato a concedermi da pochi mesi, forse da quest'inverno, quando Angelica ha finalmente capito che, anche se non mi vede, io continuo a esistere e che, spesso, la compagnia di suo padre e sua sorella è molto più divertente e variopinta della mia.

Ecco. Uno dei piaceri della domenica mattina di ieri è sfumato in una nuvola tiepida. Ho letto le prime 70 pagine del libro in oggetto (fresco fresco di tipografia/libreria/portafogli) e mi son detta: "Bah... forse se ca##eggiavo su feisbuc mi piaceva di più".

Ma chi mi conosce sa che, proprio perché aspirante e disperata scrittrice emergente (o immergente, non so), do sempre una seconda e anche terza possibilità ai romanzi che non mi "prendono" subito. Per rispetto all'autore che, in qualche maniera, ha impiegato il suo tempo, la sua fantasia, le sue energie e il suo cervello in quel lavoro che io ho tra le mani.
L'autrice in questione, tra l'altro, è Chiara Gamberale, della quale ho ADORATO "Le luci nelle case degli altri".

Ieri sera, dunque, ho impiegato un'altra oretta nel proseguimento della lettura e solo quando mi sono accorta che gli occhi scorrevano su parole che non leggevo, mentre la mia mente era persa altrove (fenomeno e immagine, tra l'altro, di cui si parla proprio in un paragrafo di questo romanzo), ho mollato. E mi dispiace, mi dispiace un sacco, perché il suo romanzo precedente è uno dei libri più belli che io abbia mai letto negli ultimi anni, uno dei pochissimi che secondo me sono valsi i soldi spesi. Ma questo no. E' di una noia mortale. Sono arrivata quasi a cento pagine e non è ancora successo niente.

Si tratta dell'alternarsi dei monologhi delle due protagoniste, un'attrice famosa e una mamma qualunque, che fanno la spesa nello stesso supermercato e si sbirciano i carrelli a vicenda, immaginando, dal contenuto, la vita l'una dell'altra. Va bene, per le prime 30-40 pagine va bene come presentazione dei personaggi, dell'ambientazione ecc, ma poi... qualcosa deve pur accadere, no? E non mi puoi trascinare in questo modo per 100 pagine, fosse anche se l'evento straordinario accadesse a pagina 101!

Niente, a malincuore, lo inserisco tra le mie arance vaniglia, non posso fare diversamente.
Magari tra un anno gli do un'altra chance.

11/04/13

Josephine

Lei è Josephine, la mia nuova piantina di zucchina lunga da tenerumi (chi non vive in Sicilia non sa di cosa parlo... e non sa cosa si perde, tzè!). L‘ho appena comprata e invasata, poi l‘ho posizionata alla base della scala di ferro che va dal primo al secondo terrazzo di casa mia (e che conoscete bene perché fa da sfondo a molte mie fotografie, come quelle delle borse, per esempio). Josephine, infattti, appartiene ad una specie di zucchine particolarmente rampicanti, i cui giovani virgulti (i tenerumi, appunto) sono commestibili e buonissimi. Il mio sogno è farla arrampicare lungo tutta la ringhiera di ferro. Sarà bellissima.

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08/04/13

L'ossessione di una vita

Lo sapete, è la mia storia "fantasy-romance".

Sto ricevendo le relazioni-recensioni di chi si è offerto di leggerlo. Persone che si sono meritate un posto in eterno nei miei pensieri e nel mio cuore per il solo fatto di aver dedicato a me il loro tempo. Sembra una sciocchezza, o potrebbe sembrare un'adulazione, ma in realtà sono sincera.
Io, che vedo il tempo scorrermi via tra le dita, senza che riesca a fare un decimo di ciò che mi prefiggo di fare durante la giornata, eppure non avendo quasi mai un momento per semplicemente mettermi seduta, do al "tempo" un valore immenso. Il pensiero che qualcuno si sia messo lì, con calma e impegno, a dedicare il proprio tempo alla lettura del mio romanzo, invece di curare il giardino, preparare la cena, cazzeggiare su internet, fare una passeggiata o anche solo stare a fissare un muro bianco facendo il vuoto nel proprio cervello, è un gesto stupendo.
Se poi, dopo averlo letto, mi mandano anche pagine e pagine di considerazioni, riflessioni, suggerimenti e critiche, allora la mia stima nei loro confronti lievita.

Il problema, poi, è quando faccio i conti tra me e me, assimilando e metabolizzando quelle parole.
Nel 90% dei casi hanno maledettamente ragione. Il "Principe" (che è il titolo con cui il l'ho sempre chiamato) ha ancora tanti punti deboli che non avevo mai visto prima. Ecco perché fa bene alla scrittura la diffusione ampia. Come per i propri figli, è difficilissimo scovarne i difetti.
Quella storia, nella mia testa, è perfetta. Il problema è che non lo è sulla pagina. Io, in testa, ho tutto ben chiaro. Io. Il difficile è renderlo chiaro anche al lettore che si trova fuori dalla mia testa.

E quindi siamo di nuovo qui. Con tante altre limature da fare.
Però poi mi chiedo: ma per farne cosa?
Alterno momenti di delirio di superbia, dove mi dico che ce la posso fare, devo solo tirare a lucido il testo e mandarlo alla case editrici "giuste", perché una storia come quella non può non piacere!, a momenti "down" in cui mi chiedo che senso abbia stare lì a rivedere, correggere, tagliare, riscrivere... con la vaga sensazione che a furia di scrivere e cancellare il foglio finirà per bucarsi.
E allora mi dico che mi va bene così, che io scrivo perché mi piace farlo e va già bene se mi accontento di far leggere agli amici ciò che scrivo, senza eccessive illusioni ché tanto non riuscirò mai a "sfondare" come scrittrice.
Eppure si pubblicano tante porcherie... molte delle quali non hanno nulla da invidiare a quella mia ! Però quelle vengono pubblicate da case editrici anche grandi, mentre la mia porcheria no.

Vabbè, oggi è una giornata di quelle down, non so se si era capito. Ieri sera ho passato 3 ore a girovagare tra i siti di scrittura e mi sono scoraggiata.
Ma magari entro stasera cambia, e trovo la forza, la voglia e il coraggio di riprendere in mano "Il figlio di Kelium" per l'ennesima revisione.

05/04/13

Il fruttivendolo è il mio portinaio

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03/04/13

Ancora viva, anche se non sembra

Diciamo che una decina di giorni fa la tonsilla destra, quella capricciosa, ha deciso di piantare il miglior casino degli ultimi 15 anni (*). Si è trasformata in un mostro doloroso e purulento, è uscita dalla sua sede naturale invadendo parte della gola e contaminando tutto il resto del palato, dell'attaccatura della lingua e dell'orecchio.
La dottoressa, mossa a pietà, mi ha risparmiato il soggiorno-vacanza in ospedale in cambio di due punture quotidiane di antibiotico-bomba atomica da fare a domicilio.
Poco male (anzi, taaaaaaaanto male sulle mie delicatissime parti sensibili posteriori), se non fosse che per i primi tre giorni (leggasi 6 punture) l'unico effetto è stato quello di non peggiorare (che può anche andare bene: come dire "Nessuna nuova, buona nuova"), poi un improvviso slancio di miglioramento all'alba del quarto giorno, condita con una forte reazione di "saturazione" da antibiotico dopo l'ottava puntura (di dodici).
Lasciate al volo le bambine dai miei genitori, la capatina alla guardia medica è stata, tutto sommato, rassicurante. I forti capogiri che ho avuto non hanno avuto seguito, sono durati poco più di un paio d'ore, ma niente di grave, solo tanta paura. Tantissima paura. Perché se mi veniva uno shock anafilattico, avanti che arrivava l'ambulanza, probabilmente non ne sarebbe rimasto niente da prendere.
La terapia mi è stata convertita in compresse, che fortunatamente non hanno avuto effetti collaterali.
Ora quando sbadiglio ho ancora un retrogusto di dolore alla base dell'orecchio, ma credo che il peggio sia andato.
Questo solo per dire che non sono sparita per pigrizia o per cose migliori da fare. Semplicemente lottavo per sopravvivere. Più degli altri giorni.


(*) una quindicina di anni fa mi era successa la stessa cosa, come complicazione di una tonsillite mal curata. Stavolta è arrivato il flemmone (così si chiama) nudo e crudo, di sua spontanea volontà. Simpatico, no?