20/09/18

Il momento peggiore

Il momento peggiore non è quando fai i biglietti, e spendi uno sproposito. Non è quando capisci che dovrai muoverti coi mezzi pubblici e dovrai organizzarti in maggiore anticipo. Non è quando tua figlia grande ti annuncia che in quei giorni avrail test d'ingresso e dovrà recuperarlo a causa dell'assenza. Non è quando la sera prima tua figlia minore ha la febbre. Non è quando cerchi di incastrare le coincidenze tra autobus e pullman navetta, né quando arrivi in aeroporto e l'addetto alla sicurezza ti dice che l'accesso family è riservato alle famiglie di almeno 4 persone. Non è nemmeno quando, per l'ennesima volta esce a campione tua figlia piccola per il controllo antidroga. Non è la fila al gate, non è l'attesa e nemmeno il fastidio per quelli che hanno il posto 25 ed entrano dalla porta anteriore bloccando lo scorrimento dei passeggeri. Men che meno le turbolenze che ogni tanto si affrontano in volo.

Il momento peggiore è quando ti affacci alla porta dell'aereo e scendi la scaletta e ogni elemento fa reagire il tuo corpo, e senti sulla pelle l'aria diversa. L'aria di casa.

E guardi il mare poco distante dalla pista, e le colline un po' più in là, e senti - sai! - che sei a casa. E piangi, per questa terra che ti ha mandato via per il solo piacere di riaccoglierti come un ventre materno ogni volta che torni.

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