23/12/24
21/12/24
Affidarsi alle invenzioni degli altri
Ieri pomeriggio, chiacchierando con una collega del corso di teatro, ho fatto una riflessione: le lezioni che mi piacciono di più sono quelle "su copione", dove c'è una situazione da analizzare e un personaggio da conoscere, capire, interpretare, ma sta tutto già scritto lì.
20/12/24
Tra meno di un'ora
Tra meno di un'ora dovrò fare una telefonata.
Telefonerò ad una psicologa specializzata in adolescenza e le parlerò di Angelica.
La vita gioca spesso strani scherzi sfruttando la confidenza che abbiamo noi nell'uso delle parole. Sta spesso lì in agguato a tenderti il tranello, a rinfacciarti ciò che tu hai avuto il coraggio di dire o di pensare di te, degli altri. Quando ci definiamo, quando facciamo valutazioni su noi stessi, quando ci sentiamo un ca##o e mezzo, soprattutto, la vita se ne sta lì pronta a saltare fuori e farti sbattere la faccia contro una realtà che è ben diversa da come te la racconti.
Mi fa ridere abbastanza l'idea che questo blog si intitoli "Psychiatic help" e che poi, alla fine, siamo tutti in terapia.
Certo, non sono sicura che quando l'ho creato, mille anni orsono, volessi davvero vantarmi doti che non ho. Non me lo ricordo più, sono passati così tanti anni.
Sta di fatto che tra meno di un'ora telefonerò a questa dottoressa e le spiegherò che mia figlia sta male, che da parecchio tempo ormai mostra segni sempre più evidenti di un forte disagio psicologico, e che io finora l'ho attribuito all'età, all'adolescenza che è sempre difficile e forse lo è ancora di più per questi ragazzini di oggi, che si sono vissuti una pandemia in una società che viveva nel benessere da troppo tempo per poter essere pronta ad affrontarla con competenza e maturità. Con l'aggravio anche di un vissuto storicamente già complicato.
Se mi fermo un attimo a riflettere... Angelica ha vissuto a 3 anni e mezzo la separazione dei genitori, a 7 anni il trasferimento in un'altra città abbandonando di fatto gli affetti e i punti saldi familiari, ha cambiato 3 case fino ad approdare alla quarta e ultima, da pochi mesi, con il corredo di un'ulteriore separazione di quella sconsiderata della madre da un uomo che, per lei, era diventato un punto di riferimento.
Certe volte penso che mi va già di lusso che non si droghi.
18/12/24
Vecchie abitudini
Da quando ho ritrovato l'amore per le penne stilografiche ho anche ripreso a scrivere a mano.
Scrivo un diario cartaceo quotidiano, dove parlo soprattutto di pensieri, ricordi, impressioni, in modo più intimo di quanto non potrei fare qui che è, comunque, una pubblica piazza.
E poi scrivo lettere. Un'intera raccolta di lettere d'amore indirizzate al Capitano e che, forse, non riceverà mai.
L'unico vero problema, adesso, è la mano, che negli anni è sempre più peggiorata e adesso mi si addormenta e urla anche quando scrivo poche righe.
16/12/24
L'immortalità
14/12/24
Il 75 ottobre
12/12/24
Tre cose belle
- La mia gatta che ha iniziato da pochi giorni ad accoccolarmisi addosso.
- Il ritratto che mi ha fatto Agata, una bambina di 5 anni, e dove sono ben visibili i "colpi di luna" naturali dei miei capelli.
- Lo sguardo e il sorriso del Capitano, quando si affaccia dalla porta di casa sua per vedermi uscire dall'ascensore.
11/12/24
Una vecchia mania
Tantissimi anni fa avevo una passione per le penne stilografiche, e un fidanzato che mi regalava gli inchiostri.
Poi la vita ci fa fare scelte diverse, cambia la scala delle priorità, cambia le abitudini...
Una delle caratteristiche del Capitano che mi hanno colpito da quando l'ho conosciuto, è la sua passione per le penne stilografiche. L'ha risvegliata in me al punto che me ne sono comprata una, e un'altra me l'ha regalata lui.
Mi piacerebbe riprendere a scrivere a penna su carta, con gli inchiostri bellissimi e coloratissimi, come facevo 25 anni fa. Vedremo.
08/12/24
La prima notte insieme
"Ne sei sicuro?"
"Sì, voglio che resti"
Ieri sera ho passato la notte dal Capitano.
Ho avuto due mezzi attacchi di panico, uno al mattino presto e uno mentre salivo in ascensore a casa sua, e poi poco fa, tornando a casa mia, ma tutto nella norma.
E' stato tutto molto bello, molto naturale, molto divertente. Io mi meraviglio ogni momento di più della assurda sintonia che ho con quest'uomo, anche nelle cose più sceme.
Io ho lavorato sia al mattino che al pomeriggio, sono arrivata a casa mia alle 18, mi sono resa presentabile, ho ficcato pigiama e spazzolino in una borsa e sono andata da lui, ma ero distrutta.
Lui è stato dolcissimo e accudente, esattamente come avrei desiderato. Dopo cena ha suonato la chitarra per me, alcune delle canzoni che gli fanno pensare a noi, ed io ho cantato con lui. E' stato meraviglioso.
Tenevo a stento gli occhi aperti ma non mi volevo perdere nemmeno un istante di quella notte che, parafrasando Hitch, spero proprio che sia "l'ultima prima notte".
Non ho dormito granché e non certo per quei motivi hard che è facile immaginare. Era l'ansia, l'agitazione, il letto nuovo, la situazione nuova. Ma abbiamo parlato molto, abbiamo riso tantissimo e ci siamo amati con leggerezza.
Di questo avevo bisogno: di leggerezza. Che non è certamente superficialità, ma è la capacità di ridere insieme, di guardarsi e prendersi senza paranoie inutili, senza aspettative, senza pensieri pesanti, con gioia e con il sorriso sulle labbra. E come va, va. Chissenefrega del risultato, l'importante è essere stati insieme, presenti l'uno per l'altro, a viversi reciprocamente.
Io sono innamorata persa.
07/12/24
Ritornare
Sono stata di nuovo a casa dell'Ingegnere perché lui è via e la cat sitter che baderà ad Elliot aveva capito che doveva iniziare sabato sera invece che sabato mattina. Lui è partito ieri pomeriggio quindi una capatina in casa per vedere se il gatto stava bene ci voleva. Per le mie lezioni coi mocciosi e con le famiglie dovevo passare da quella parte della città sono dunque uscita una mezz'ora prima.
Erano diversi mesi che non andavo in quella casa, ma non è stato tanto il tornarci che mi ha fatto male. Quella casa non l'ho mai sentita casa mia, e un motivo ci sarà stato.
Ciò che mi ha fatto male è stato il comportamento del gatto. E' bastato niente per riprendere il gioco da dove lo avevamo interrotto. Si ricorda ancora di me, si ricorda la modalità della nostra relazione, ma non mi ha voluto coccolare. Mi ha rincorso e si è fatto rincorrere, ma niente fusa e quando mi sono seduta sul divano, contrariamente a come aveva sempre fatto, non mi è salito sulle gambe.
Mi manca tremendamente.
La Miciuzza è dolcissima e affettuosissima, ma il "mio gatto" era lui Elliot. Mi mancano gli accoccolamenti che ci facevamo, le sue fusa interminabili, i suoi strusciamenti.
Lo confesso, ho pianto di nuovo dentro quella casa.
05/12/24
La coreografa
Il giovedì pomeriggio tengo un corso di yoga aereo (con amache) per bambini e bambine.
In realtà le uniche due allieve sono due bambine di 9 e 10 anni, però va bene lo stesso. Si divertono, vengono con piacere, va bene così.
La settimana prossima faremo un piccolo "saggio". Niente di che, una breve sequenza che mostreranno alle loro famiglie su un sottofondo musicale da loro scelto. Manco a dirlo: hanno scelto Taylor Swift.
Le lezioni le teniamo in due in compresenza, sia perché ci vogliono 4 occhi per controllare le due esuberanti yogine, sia perché è stato un esperimento fin dall'inizio e nessuna se la sentiva di condurre la lezione da sola.
Per il saggio, però, ho preso in pugno io la situazione. E' venuto naturale e spontaneo ripescare nei meandri della memoria, a quando bambina di 10, 11, 12 anni facevo da coreografa per tutta la mia combriccola e mettevo in piedi uno spettacolo di balletto che nemmeno lo immaginate.
Ho sempre avuto lo spettacolo nel sangue, e basta poco per rievocare certe attitudini, anche a distanza di 40 anni.
04/12/24
Tu, di Umberto Tozzi
Lei sorride e magicamente il suo sguardo stanco si illumina. Fruga nella borsetta e recupera le cuffiette, le indossa e fa partire il video.
C'è un ragazzo che suona la chitarra, guarda e sorride alla videocamera.
Lei stringe il telefono tra le mani con fare protettivo, come se fosse il tesoro più prezioso. Non posso sentire il brano del video, ma il ragazzo sta anche cantando. Ascolto solo il respiro di lei accanto a me e quando glielo sento trattenere capisco che sta trattenendo anche il pianto. Sollevo il mio sguardo discretamente, anche se suppongo che in quel momento sono l'ultima persona a cui sta badando, e le vedo gli occhi riempirsi di lacrime e il viso accendersi di un sorriso pieno di gioia e di amore. Immagino che con quelle mani sul telefono, in quel momento, lei stia abbracciando quel ragazzo che canta e suona per lei.
Lui è concentratissimo per tutto il video, solo alla fine si rivolge di nuovo alla videocamera, sorride e mostra il plettro. A quel punto lei scoppia proprio in una risata allegra e scrive convulsamente qualcosa sulla tastiera.
Arrivo alla mia fermata, scendo e mi sento grata per aver potuto vivere questa dimostrazione che l'amore esiste ancora intorno a me, l'amore che emoziona, che fa ridere e piangere contemporaneamente.
Ho augurato loro di potersi abbracciare davvero al più presto.
01/12/24
Il messaggio da decifrare
In un solo pomeriggio, a distanza di pochi minuti l'uno dall'altro.
Ad ogni modo, la musica era la mia strada, avrei voluto fosse la mia strada. All'università volevo fare DAMS da quando andavo ancora al liceo, ma no: lettere moderne.
Poi, un po' come per le lezioni di pianoforte: ho avuto il permesso solo quando ormai era troppo tardi per trarne davvero qualcosa di buono.
Chissà perché i miei genitori erano così terrorizzati dall'idea che la musica potesse essere la mia strada, al punto da scoraggiarmi e ostacolarmi a tutti i costi, sminuendo i miei interessi.
Ricordo come mia madre non sopportasse che quando entrava in camera mia e mi trovava ad ascoltare musica non potesse rimproverarmi perché io stavo davvero studiando in quel momento.
Bene, alla luce di questa lunga premessa (che in questo momento mi sta scatenando un mezzo attacco di gastrite, ho proprio un pugno che mi stritola le viscere mentre sto scrivendo) credo che la chitarra abbia avuto l'infelice compito di assurgere a valvola di sfogo.
Io ho un approccio rabbioso e violento, devo ammetterlo. E la uso solo per cantare mantra che parlano di amore universale, eh! Mica per farci gli AC/DC.
Eppure evidentemente scatena sommessamente tutta la rabbia repressa che ho ancora nei confronti della negazione musicale che ho subito da ragazza.
Devo imparare la delicatezza, devo imparare ad essere gentile con la chitarra. Dove provare ad essere amorevole con quella ragazza di 14 anni che voleva imparare a suonare ma non gliel'hanno permesso.
E' vero che non si è opposta, ha subito passivamente senza lottare, senza imporsi, ma non pensava di poterlo fare, all'epoca. Ed io per prima cosa devo perdonarla.
Poi devo comprarmi una nuova corda e un nuovo plettro.