In un solo pomeriggio, a distanza di pochi minuti l'uno dall'altro.
Ho rotto il plettro e una corda della chitarra.
Non mi sono arrabbiata in nessuno dei due casi, mi sono sentita ostacolata. C'era qualcosa da capire, è evidente.
Sono una musicista scarsissima, questo lo sanno tutti. Non ho mai avuto talento musicale, solo ostinata cocciutaggine ed è proprio su questo fronte che penso di dover indagare, chiedermi, capire, ascoltarmi.
Che cosa simboleggia/ha simboleggiato la chitarra, per me?
Indubbiamente è stato uno strumento di trasgressione e rivalsa. La musica è stato il mio mezzo di trasgressione e rivalsa, sempre. Sia come fruizione passiva che come azione attiva.
Sono sempre stata trasgressiva nell'ascolto della musica. Ho sempre ascoltato e amato musica impopolare, cercando artisti e generi snobbati da tutti. Da brava sfigata quale mi sono sempre sentita, ho sempre cercato gli sfigati, soprattutto se - come me - erano incompresi.
Da qui la passione viscerale per i Pooh e per la musica classica e l'opera lirica. Dove diamine la trovavi negli anni '90 una quindicenne che ascoltava i Pooh, Cajkowskij e Verdi? COn chi mai avrebbe potuto socializzare? Con nessuno, e infatti così è stato.
A sedici anni, ormai decisamente vecchia per gli standard dell'epoca, sono riuscita ad ottenere dai miei genitori lezioni di pianoforte.
Io non l'ho mai capito perché si opponevano così fortemente ad una mia educazione musicale, che cosa li spaventava. Il costo delle lezioni e dello strumento? Non lo so.
Andavo alle elementari quando chiesi di andare a lezione di pianoforte come faceva la mia compagna Letizia, ma niente da fare. Avevo 14 anni quando chiedi di andare a lezioni di chitarra, e ci andai per un paio di mesi, poi non mi ricordo nemmeno perché finì. Avevo 15 anni quando dissi che volevo studiare canto, ma no: le cantanti erano poco di buono (questo me lo ricordo benissimo). Finalmente a 16 anni ok per il pianoforte.
Sul discorso delle lezioni di canto mi ricordo anche un'altra cosa. Mi ricordo che i miei genitori mi fecero capire esplicitamente che era inutile prendere lezioni di canto che non avrei mai potuto / era opportuno che io da grande facessi la cantante, come invece avrei voluto.
E' curiosa questa cosa, riflettendoci adesso. In pratica mi veniva concesso qualcosa solo per poteva portare un profitto, se poteva essere concretamente utile.
Quando mi chiederò di nuovo perché nella vita ho questo rapporto conflittuale con il piacere, devo ricordarmela questa riflessione. Una cosa che non si fa solo per il piacere di farla, per la gioia e la serenità che si prova nel farla, ma solo se può essere utile.
Ad ogni modo, la musica era la mia strada, avrei voluto fosse la mia strada. All'università volevo fare DAMS da quando andavo ancora al liceo, ma no: lettere moderne.
Poi, un po' come per le lezioni di pianoforte: ho avuto il permesso solo quando ormai era troppo tardi per trarne davvero qualcosa di buono.
Chissà perché i miei genitori erano così terrorizzati dall'idea che la musica potesse essere la mia strada, al punto da scoraggiarmi e ostacolarmi a tutti i costi, sminuendo i miei interessi.
Ricordo come mia madre non sopportasse che quando entrava in camera mia e mi trovava ad ascoltare musica non potesse rimproverarmi perché io stavo davvero studiando in quel momento.
Bene, alla luce di questa lunga premessa (che in questo momento mi sta scatenando un mezzo attacco di gastrite, ho proprio un pugno che mi stritola le viscere mentre sto scrivendo) credo che la chitarra abbia avuto l'infelice compito di assurgere a valvola di sfogo.
Io ho un approccio rabbioso e violento, devo ammetterlo. E la uso solo per cantare mantra che parlano di amore universale, eh! Mica per farci gli AC/DC.
Eppure evidentemente scatena sommessamente tutta la rabbia repressa che ho ancora nei confronti della negazione musicale che ho subito da ragazza.
Devo imparare la delicatezza, devo imparare ad essere gentile con la chitarra. Dove provare ad essere amorevole con quella ragazza di 14 anni che voleva imparare a suonare ma non gliel'hanno permesso.
E' vero che non si è opposta, ha subito passivamente senza lottare, senza imporsi, ma non pensava di poterlo fare, all'epoca. Ed io per prima cosa devo perdonarla.
Poi devo comprarmi una nuova corda e un nuovo plettro.
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