02/09/25

Otto anni fa

Otto anni fa lasciavo la mia casa per costruirne una nuova.

A sentire il dolore residuo sembrano passati otto giorni. 
A guardare tutto quello che ho fatto e disfatto, costruito, demolito, reinventato e ricostruito sembrano passati ottant'anni.

Fa e farà ancora malissimo, ma non tornerei sui miei passi nemmeno per un istante. Non ho mai rimpianto quella decisione, neanche nei momenti più difficili.
E' la mia vita, ed è fatta anche di momenti difficili e di scelte dolorose, come le vite di tutti.


01/09/25

La puntura del mirtillo

Per tutta una serie di collegamenti, mi ritrovo a parlare coi bambini del centro estivo del sangue che fuoriesce dalle nostre ferite, sbucciature, graffi, punture di insetti grattati con troppa forza ecc.
Di solito, quando parliamo di malanni o infortuni, il passo da "centro per l'infanzia" ad "RSA" è brevissimo, tutti si tirano su pantaloni e maniche per mostrare croste e cicatrici, lividi e tutti i segni di dove si sono fatti male.
Si avvicina Alice, 5 anni, tira su la manica della maglietta e mostra la parte alta del braccio mostrando un microscopico puntino e dicendo "Maestra a me il sangue è uscito da qui".
- Cos'era? Una puntura di zanzara?
"No, è stato il mirtillo"
- Il mirtillo?

Si avvicina Luna, di 4 anni, sbracciandosi pure lei e mostrando il braccio: "Sì, anche a me il mirtillo mi ha fatto uscire il sangue! E' stata la puntura"

Ci rifletto. Penso alle spine dei rovi, ma che io sappia le piante di mirtillo non hanno spine. Mi dico che forse si riferiscono alle more, ma prima ancora che possa indagare meglio Alice spiega: "Sì, esatto. La puntura del mirtillo che mi ha fatto la dottoressa"

Ok, tutto chiaro. Il vaccino MPR. Magari lo ribattezziamo "Mirtillo - Patatine - Rosellina" :-D

31/08/25

Lucy goes to the mountain

Cieli azzurri, aria fresca, immersione nella natura, cibo buono, acqua che scorre, vita che fluisce e qualche parentesi di yoga.
E piedi a mollo a qualsiasi fiumiciattolo nei paraggi.

Sono una creatura del mare che ha capito il modo con cui interfacciarsi con la montagna. Ho messo da parte la paura e la diffidenza che mi avevano accompagnato finora, trasformandoli in cauto timore reverenziale; ciò che ho ricevuto in cambio è stata una delle esperienze migliori degli ultimi tempi, in cui mi sono sentita libera ma protetta, forte ma minuscola, in pace con me stessa e tanto, tanto grata.



25/08/25

Il dolore

Io soffro di dolori vari e costanti che, tra fasi acute e fasi latenti, mi accompagnano ormai da alcuni anni.
I miei dolori sono sempre stati eclettici e variegati, hanno investito un po' tutte le parti del mio corpo, specialmente le articolazioni, ma la loro area preferita è quella che va dalla mano destra alla spalla e al collo.
Sindrome (borderline non operabile) di tunnel carpale; rizoartrosi, epicondilite, episodi infiammatori acuti con edema, infiammazione della cuffia dei rotatori, contrattura del trapezio, più probabilmente qualcos'altro che non ricordo.

Nessuno ha mai capito che ca##o ho, nessun medico, di medicina tradizionale e non. Sono tante piccole cose che si sommano, si condizionano a vicenda e soprattutto provando ad aggiustarne una se ne sfascia un'altra, come mi è probabilmente successo trattando la rizoartrosi e finendo per innescare l'infiammazione di alcuni muscoli della spalla perché ho inconsciamente smesso di usarne altri.

Io ritengo di poterci convivere. Mi sono ormai rassegnata già da un po'. Non ho nulla di sufficientemente grave tale da richiedere un intervento medico vero e proprio, quindi va bene, lo accetto e basta.

C'è una cosa, però, che ho capito di non tollerare, ed è proprio il dolore in sé.
Sono disposta ad accettare di non poter più fare certe cose, di dovermi esercitare con costanza per tenere attivi quei muscoli che mi aiutano a mantenere stabili le articolazioni lasse, sono disposta ad indossare tutori durante il giorno e durante la notte, sono disposta a stare attenta, ad essere cauta, a concentrarmi prima di fare certi movimenti per essere sicura di farli in sicurezza, ma il dolore non lo sopporto proprio più.
Non sono più disposta a sopportare le fasi acute di questa cosa che non si capisce che cosa è.
Il dolore fisico mi annebbia proprio la mente, condiziona i miei pensieri, le mie decisioni, la mia meditazione.
Mi sono accorta che invece di ripetere in mente il mantra che mi è stato assegnato, me ne sto lì a sentire il dolore.

Ecco, avessi la possibilità di esprimere un desiderio, chiederei di non sentire dolore.

21/08/25

Sempre coi papà

Non voglio entrare nel merito dell'influenza che possono avere certi discorsi, certe frasi, certi concetti espressi dai genitori in presenza dei loro figli, perché purtroppo l'influenza c'è anche quando non vengono esplicitamente espressi, e vabbè, tutti abbiamo diritto ad andare in terapia per colpa dei nostri genitori prima o poi.
Ma la vera domanda che mi faccio è: ma se sei venuto a prendere tua figlia al centro estivo, e lei è già pronta per andarsene, scarpe ai piedi e zainetto sulle spalle, perché ti attardi a raccontare alla maestra (cioè io - povera me) la storia della tua vita e di quanto avresti voluto fare un certo tipo di studi e invece ti sei lasciato condizionare dai tuoi genitori e quindi vorresti che tuo figlio più grande facesse un certo tipo di studi non rendendoti conto di come tu stia esattamente replicando per tuo figlio quello che hai dovuto subire tu dai tuoi genitori? Va bene tutto, io ascolto e annuisco, ma perché lo racconti a me che aspetto che tu ti levi di torno per poter chiudere e tornarmene a casa? 
Perché?!

Non succede con tutti i papà, ma quando succede è con un papà.
Da tre giorni apro questa pagina, convinta di scrivere qualcosa, qualcosa di simpatico, accattivante, che faccia sorridere, e poi resto qui a fissare il post vuoto, chiudo e rimando a momenti migliori. 
Poi magari durante la giornata mi viene qualche idea, o mi succede qualcosa di vagamente simpatico e mi riprometto di scriverlo, ma poi me lo dimentico.

Quindi oggi scrivo questo post finto per dire che non ho argomenti su cui scrivere un post.
Come la so impiattare io la fuffa, nessun altro.

18/08/25

La fede

Non saprei se è perché è quella che non ne ha un ricordo "suo", ma solo per racconti o fotografie, o se è solo per sua indole, ma Angelica è stata da sempre quella più curiosa sul matrimonio con suo padre, sulla fine ecc.
Parlando e chiacchierando d'altro, siamo andate a menzionare la fede nuziale. Quando ha saputo che io la mia ancora la conservo, è rimasta sconvolta. Come se le avessi detto che conservo il Graal dentro il cassetto delle mutande.
L'ha voluta vedere, ci abbiamo ragionato su insieme: sulla misura (che ormai per me è troppo larga perché da allora sono dimagrita parecchio), sull'incisione al suo interno, sul peso (facendo anche un calcolo veloce e ignorantissimo su quanto ci potremmo ricavare vendendola) ecc.

Non so quando Schroeder abbia smesso di indossare la sua, non ricordo se lo avesse già fatto prima di andarsene di casa. Proprio perché ero dimagrita e rischiavo di perderla, io avevo smesso di indossarla già da un po', ma ricordo perfettamente che avevo ripreso a metterla proprio qualche mese prima che succedesse quel che è successo. Forse per me era stato un gesto scaramantico di cui non ero consapevole, chissà.

Alla fine l'abbiamo rimessa al suo posto. Bene rifugio casomai le cose dovessero mettersi male (ma non troppo male, ché mica pesa mezzo chilo)

16/08/25

A ferragosto io scrivo

Probabilmente è perché c'è una strana congiuntura astrale o forse è colpa della sinergia tra la proporzione tra dì e notte, la temperatura, il pensiero dell'imminente ritorno ai doveri di sempre (che siano scolastici o lavorativi, anche se questa cosa la avvertivo anche quando non studiavo già più e non lavoravo ancora, quindi propendo per una spiegazione "esterna" più che interna), sta di fatto che a ferragosto io scrivo.
Esattamente a ferragosto del 1996 ho iniziato a scrivere "Ballerina scalza".
Esattamente a ferragosto del 1998 ho iniziato a buttar giù la prima bozza di quella porcata colossale e incompiuta che sarebbe diventata "Buongiorno Luna". E tipicamente a ferragosto o giù di lì mi son messa a lavorare sulle tutte le sue millemila revisioni.
A volte ci penso.
Quanta fatica inutile, quanto accanimento, quanta ostinazione a scrivere e riscrivere una cosa che evidentemente non aveva nessuna ragione di esistere, ché altrimenti non sarebbero state necessarie tutte quelle revisioni e riscritture. Con lo stesso tempo e impegno ci scrivevo 5 romanzetti decenti, forse.

Vabbè, ma siccome - appunto - c'è probabilmente una forza magica che mi tiene in suo potere in quel giorno lì, io ieri - ferragosto - ho ripreso in mano un racconto che avevo iniziato qualche mese fa e che non ero ancora riuscita a terminare nonostante avessi già chiaro in testa cosa doveva succedere. Me ne frego dello spoiler, tanto vi vedo che ogni giorno siete all'incirca una ventina di lettori che chissà chi siete e - ma pure voi siete strani, eh - perché vi ostinate a continuare a leggere questi miei sproloqui, ma mi sto perdendo... Il racconto, dicevo.
In primavera mi ero fermata al momento in cui avrei dovuto costruire la morte accidentale di un bambino. Ok, lo so, è una cosa molto crudele, ma non sono sicura che sia quello il vero motivo per cui non sono riuscita a scriverla. E' che proprio tutto il progetto fa acqua da tutte le parti.
Non per niente il racconto era arrivato a 13 pagine (perché ad allungare il brodo con roba inutile io sono bravissima). L'ho tagliato bruttamente fino ad arrivare a 9. Troppe scene inutili, troppi discorsi inutili.
Però la scena del bambino non sono ancora riuscita a scriverla.

Questo progetto era una trilogia di racconti (due dei quali li ho già scritti e terminati) che dovevano diventare una specie di romanzetto breve perché tutti e tre i racconti sono legati tra loro. Ma niente da fare, non ci riesco ancora.

Il ferragosto mi scatena la scintilla della creatività letteraria, ma poi mi scontro con la mia incapacità.
Chissà che cos'è davvero che mi triggera così.

15/08/25

Le confluenze

Stamattina mi sono fatta una pedalata rinvigorente tra le 7.30 e le 11 del mattino, prima dell'ora del caldo.
Ho seguito il corso del fiume Dora per tornare nel punto esatto dove affluisce nel Po. C'ero già stata qualche anno fa, ma lo avevo fatto seguendo il Po.
La Dora mi sta simpatica, l'ho già detto, mi ci rivedo molto, le somiglio un pochino soprattutto nel suo repentino passare da un flusso rapido e turbolento ad uno pacato e disteso.
Chissà cosa pensa, la Dora, quando dopo mille peripezie si tuffa nel corso largo e lento del Po. Lo fa quasi con l'inganno, proprio dopo una curva, quasi a volerlo cogliere di sorpresa.
Chissà se vorrebbe un "effetto sorpresa" conflittuale, cogliere l'altro alla sprovvista per potersi trovare in vantaggio, oppure se è una sorpresa del tipo che gli arriva alle spalle, gli chiude gli occhi e gli chiede "Ci sono?" all'orecchio, baciandogli subito dopo il collo per farsi indovinare.
A me quel luogo è sempre sembrato magico, l'emblema della pace, del compromesso, dell'accettazione reciproca tra entità diverse e legate tra loro.



13/08/25

Una luna di miele

 E' durata solo 24 ore o forse anche solo 22, ma è proprio quel che è stato.

Un giorno (quasi) intero da passare insieme a raccontarci le cose che non c'eravamo raccontati, a darci le carezze che non c'eravamo dati, a ridere delle risate che non avevamo potuto fare insieme.

Dopo più di due settimane lontani, il Capitano ed io siamo stati di nuovo insieme. 

Ci siamo ricaricati per poter affrontare altri 11 giorni (i prossimi) in cui staremo lontani geograficamente.

Una luna di miele breve, senz'altro, ma davvero dolce e confortante.