Dalle mie parti tutti sanno tutto di tutti perché le liti si fanno urlando, le telefonate si strillano, i pettegolezzi si gridano.
Mi succede sempre più spesso, però, da assistere a telefonate ad alta voce sugli autobus di Torino. E non c'entra l'uso degli auricolari che, indubbiamente, influenza la percezione del proprio volume di voce, no. Proprio telefonate fatte col telefono all'orecchio, e durante le quali si parla di cose intime, di salute, di amori, di dubbi. Il tutto ad alta voce. Il tutto in uno spazio stretto e affollato, come un autobus. Totalmente incuranti di quelli che stanno intorno.
E allora mi chiedo chissà se la bionda che si lamentava al telefono con l'uomo del quale è relazione extraconiugale l'ha poi perdonato per non essersi fatto vedere quando lei ha fatto il compleanno. Oppure chissà come sta adesso la ragazza che doveva sostenere l'esame di diritto civile ma era preoccupata per il suo ciclo molto irregolare, che comunque era irregolare anche prima di iscriversi a giurisprudenza.
E l'uomo con il giubbotto di pelle avrà fatto in tempo ad incontrarsi a piazza Statuto con l'amico che lo aspettava lì ma che aveva l'appuntamento dal commercialista e non poteva fare troppo tardi?
Dubbi che resteranno irrisolti.
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