22/10/14

Oggi sposi



E così, Anna e Nicola, oggi si sposano.
Qualche settimana fa, lei mi ha chiesto di scrivere qualcosa per loro, da leggere durante la cerimonia, ma… io… io non sono il tipo che legge in pubblico, e Anna lo sa! Tuttavia… Tuttavia me l’ha chiesto, ed io, ad Anna, non riesco a dire di no.
Lei è Anna, la mia “Annuzza Bedda”, la mia “Piccipucci”… come faccio a dirle di no? E’ la mia pittrice preferita, la mia compagna di avventure e tatuature…
E Nicola… beh… lui è… è… Boh? Lui è il millenario fidanzato nonché imminente marito della mia Annuzza Bedda, e tanto gli basta.

Dunque ho accettato. Li odierò per sempre, ma ho accettato.
Quindi eccomi qui, a scrivere un testo per loro. Un testo alla mia maniera. Un testo che in questo preciso istante viene pubblicato come post programmato sul mio blog.

Un testo che parla di matrimonio.
Ecco, il vero problema, è questo.
Lo so che millanto una brillante carriera di scrittrice, e uno sfolgorante successo da blogger, ma… per un matrimonio? Io? Per un matrimonio? Come faccio *io* a scrivere un testo per un matrimonio?!
Io, che ho visto disintegrarsi quello mio poco meno di un anno fa. Credo proprio di essere la persona meno adatta per… Aspetta.
Forse, proprio il fatto che abbia sulle spalle un matrimonio fallito, fa di me una delle persone più adatte a parlare e scrivere di matrimoni. D’altro canto, di opinioni ed esperienza in merito ne ho a bizzeffe. Fondate per lo più sulla mia esperienza personale, certo, ma non per questo meno valida. Anche perché del matrimonio ho proprio vissuto tutto, o quasi, nel bene e nel male.
Lo conosco bene il matrimonio. L’istituzione. Il sacro vincolo.
Anche se, forse, non l’ho conosciuto affatto.
Cos’è, in fin dei conti, un matrimonio? Non è certo il semplice e freddo attenersi a quegli articoli della costituzione che verranno letti tra poco. E non è nemmeno un giuramento reciproco fatto sotto l’occhio benevolo di una qualsivoglia Entità Divina. No, il matrimonio è ben altro.

Il matrimonio è pensare in due, vivere in due, essere in due. Ecco il punto fondamentale e imprescindibile di un matrimonio: il numero due. Un numero due che mai meglio di adesso è la somma di uno più uno. E’ un due indivisibile. E tutta la sua forza, tutta la sua essenza, tutto il suo potere sta nel segno “più” che unisce gli uno. E’ tutto lì. Il segno “più”. Quel segno “più” che graficamente rappresentiamo come una croce, e non a caso. Perché quando si decide di sommarsi a qualcuno, ci si arricchisce, ci si guadagna, si aumenta e ingrandisce la propria persona e la propria personalità, ma il tutto avviene sempre con qualche sofferenza, qualche dispiacere, qualche croce, appunto.
Però è bellissimo. Quando i due uno si sommano, così aguzzi, stretti e lunghi come sono, in piedi in bilico sull’unico pixel che fa loro da base, diventano due, bello, pieno e rotondo in cima e ben piantato sulla sua larga stanghetta alla base. Quant’è bello il due. Quant’è solido.
Ecco, questo è l’unico augurio che mi sento di fare ad Anna e Nicola: siate due, sempre. Belli rotondi e pieni in cima e saldamente poggiati alla base. Finché sarete due, niente potrà colpirvi.

A questo punto ho finito.
Adesso a voi la parola, la vita, l’avvenire, tutto il futuro che abbiamo davanti.
Mi raccomando, fate i bravi. E per l’impegno materiale e spirituale che mi avete fatto volontariamente assumere per il vostro matrimonio, quando un giorno avrete dei figli, se dovesse arrivare una femminuccia, il minimo che posso aspettarmi da voi è che la chiamiate Lucy.
Voi chiamatela Lucy che poi, per lo “psychiatric help”, la istruisco io.

3 commenti:

Marica ha detto...

fantastica! !! ti voglio bene!

Lucy ha detto...

Pure io, tesoro! :-*
(Non ti venga in mente d'ingaggiarmi per fare l'omelia pure al tuo matrimonio, eh!)

lauraricama ha detto...

mi risposerei anche io per avere una pagina come questa da conservare!