11/10/25

Diciotto e quarantasette

Diciotto sono gli anni che compie oggi questo blog. Diventa maggiorenne.
Possiamo aspettarci che smetta con gli eccessi d'umore adolescenziali, che metta la testa a posto, prenda la patente, inizi a capire cosa vuole essere nella vita. Bello, è proprio un bel traguardo.

Quarantasette sono gli anni che compio io oggi. 
Posso aspettarmi di cominciare ad avvertire i primi sintomi della menopausa, della compromissione di funzioni cognitive, acciacchi e dolori che inevitabilmente aumenteranno di numero e intensità.
Bello, tutto molto bello. Anche se, più che raggiungere un traguardo, io mi sento solo come se stessi varcando la soglia della vecchiaia :-D

10/10/25

Pochi giorni fa parlavo con una collega delle nostre rispettive esperienze "da allieve", soprattutto da quando siamo anche noi diventate insegnanti.
Io, ad esempio, non ho mai avuto pregiudizi sull'età dei miei insegnanti di yoga. Mi è capitato spesso di praticare guidata da persone più giovani di me, e averne comunque tratto beneficio e insegnamento.

Alcune delle insegnanti di cui parlavamo le abbiamo anche "condivise", magari anche in momenti diversi, e su alcune avevamo opinioni simili, mentre su altre abbiamo vissuto esperienze diverse.
Ma alla fine funziona così: è l'allievo che sceglie il proprio insegnante in base al suo sentire, alla sintonia che sente o non sente.

E allora mi sono chiesta, a distanza di più di due anni da quando ho iniziato in modo ufficiale ad insegnare yoga anche agli adulti, cosa dicono di me i miei allievi. Non tanto quelli che ancora mi seguono, quanto quelli che non mi seguono più.
Troppo noiosa? Parlo troppo? Poco veloce?
Vorrei davvero saperlo.

09/10/25

21 anni fa

Oggi a Torino è una bella e tiepida giornata di sole. 21 anni fa lo era anche a Palermo, ed era il giorno del mio matrimonio.
In genere non ne parlo mai, non ne parlo più, non su questi lidi per lo meno; però dopo tutti questi anni dal suo inizio (e dalla sua fine) oggi voglio condividere una riflessione a riguardo.
Per molto tempo ho sostenuto di non essermi mai pentita di aver sposato mio marito, perché diversamente non sarebbero mai nate le mie (nostre) figlie; oggi mi sento di correggere questa falsa convinzione: ho maturato la consapevolezza di quanto fosse ipocrita e vagamente pericolosa quella frase, deresponsabilizzante nei miei riguardi e rischiosamente gravosa nei confronti delle ragazze. Come se fosse loro il peso di dare un senso e una ragione d'essere a ciò che è stato e che poi non è stato più.
Quindi no, non rimpiango di essermi sposata, né di essermi sposata con lui. Perché lo volevo. 21 anni fa io lo volevo. A prescindere da tutto ciò che c'è stato dopo. E non me ne sarei pentita nemmeno se non avessimo avuto figli.
Oggi io non sarei quella che sono, se 21 anni fa non mi fossi sposata con lui.
Certo, probabilmente molte cose sarebbero diverse, ma sarebbero anche migliori? Non è dato saperlo.
Negli ultimi 12 anni ho vissuto male questo giorno, con un grande senso di delusione e sconforto, rabbia che ho soffocato, tristezza che ho nascosto e confuso con frasi e convinzioni ipocrite.
Oggi no.
Oggi voglio prendere per mano quella ragazza felice e fermamente convinta di stare per iniziare la parte più bella della sua vita, portarla all'altare e farle una carezza.
No, non le direi nessuna frase "epica", solo una carezza. Dopo 21 anni me ne sarà grata.

07/10/25

Molto bello, sì

Dopo anni di psicoterapia, counseling e lavori introspettivi vari, è bello iniziare un nuovo percorso con un nuovo terapeuta e scoprire che finora ho solo scalfito appena la superficie di quel grande marasma che c'è dentro di me e di cui probabilmente non verrò mai a capo.

Perennemente in terapia, ecco come dovrei stare, mannaggia a me.

06/10/25

In anticipo

"Buongiorno, sono la maestra di yoga, ho appuntamento con la maestra Anna, ma sono in anticipo"
"Ah, va bene, vado ad avvisarla"

...

"Ciao Lucy!"
"Ciao Anna, sono arrivata un po' in anticipo..."
"Sì, ma di una settimana"
"..."
"..."
"Non dovevo venire oggi?"
"Eravamo d'accordo per lunedì 13"
"E oggi che giorno è?"

Questo per dire come sono messa prima ancora di iniziare a fare le lezioni in tutte le scuole.
A maggio non ci arrivo.

05/10/25

Riflessioni sul compleanno

Ho assistito allo scambio delle promesse nuziali durante un rito civile di matrimonio. Non conosco nessuno dei due sposi, ma l'ho trovato estremamente emozionante, in particolare le parole che ha pronunciato lei.
"Comincio dall'unica promessa che non potrò mai mantenere, cioè quella di festeggiare il tuo compleanno come se fosse un giorno normale. Non potrò farlo perché non posso non festeggiare il giorno in cui tu sei nato".

Ecco, guarda caso si avvicina il mio compleanno e - onestamente ci penso già da un po', in realtà - ho fatto alcune riflessioni a riguardo, una delle quali si riallaccia alla frase della sposa.

Io ho sempre amato il mio compleanno, perché se c'era un giorno in cui la mia famiglia mi faceva sentire veramente amata era proprio quello. Abbiamo sempre organizzato feste in casa, con tutti i miei compagni di scuola, gli amici, i figli degli amici di famiglia, i vicini di casa. E addobbavamo il salotto di casa coi palloncini, e mia madre preparava i panini con il prosciutto e quelli con la nutella, e poi i vassoioni enormi di arancine, calzoni e pizzette. E la torta con la frutta e la crema. E i giochi, la musica, il karaoke, lo show delle barzellette. Il pomeriggio trascorreva veloce e divertente, pieno di risate e di regali.
Io adoravo il mio compleanno.

Poi, dopo la seconda o terza media, abbiamo smesso. Sono diventata un'adolescente cupa, sfigata, disadattata. Non avrei avuto nessun piacere ad invitare a casa quei compagni che mi mettevano a disagio a scuola. Forse facevamo una torta per merenda con i figli dei vicini di casa, o con qualche amico di famiglia, ma niente di che.

Ho ripreso a sentirmi davvero speciale, nel giorno del mio compleanno, quando ho iniziato la relazione con quell'uomo molto più grande di me. Lui sì che mi trattava da regina.
Ce ne andavamo in giro a Palermo tutto il giorno, andavamo a mangiare al ristorante, andavamo in giro per negozi e mi riempiva di regali. Se lo poteva permettere, e comprava il mio amore in questo modo. (Mi ha lasciato in eredità l'odio verso il ricevere i regali, infatti, E' più forte di me, ci vedo sempre una red flag, e detesto ricevere regali).
Poi, con Schroeder, il mio compleanno era un misto tra una giornata particolare e una giornata normale. Festeggiavamo l'anniversario di matrimonio due giorni prima, e il nostro onomastico il giorno prima. Il mio compleanno era l'ultimo di tre giorni di festa consecutivi, quindi non veniva considerato più di tanto. Eravamo già satolli di torte e di regali.
Il primo compleanno da separata l'ho festeggiato a Londra, poi tutti gli altri sono stati giorni quasi normali, lavorativi il più delle volte. Prima di trasferirmi a Torino, andavo a mangiare dai miei genitori, oppure da mia nonna, ma nulla di speciale. Soprattutto da quando ho iniziato la relazione con l'Ingegnere. Lui era proprio allergico ai festeggiamenti, suoi e degli altri. Non voleva proprio che si menzionasse il suo compleanno e le volte in cui ho provato a festeggiarglielo lui lo ha sempre sminuito quasi con fastidio, per lo meno i primi anni. Poi ha iniziato ad apprezzarlo, ma la sua incapacità di vivere con gioia e piacere, ha sempre reso goffi tutti i suoi tentativi di festeggiare e di festeggiarsi. Non c'era proprio portato, lui, per gli sprazzi di felicità. (Infatti è grazie a lui che adesso odio fare regali, non mi ritengo più capace di immaginare qualcosa di concreto e tangibile da regalare agli altri, ho sempre paura di comprare qualcosa che non piace).

E arriviamo, quindi, alla frase della sposa: "Non posso non festeggiare il giorno in cui sei nato", perché è stato quello il giorno più importante della sua vita, anche se all'epoca non era ancora nata.

Quella frase mi ha fatto tornare in mente una seduta di psicoterapia di coppia, fatta proprio con l'Ingegnere, qualche giorno dopo i nostri compleanni. Sì, perché il suo compleanno cade pochi giorni dopo il mio.
Quell'anno avevamo deciso di andare per il fine settimana in una città che avevamo sempre visto di passaggio, ma non avevamo mai visitato.
Il mio compleanno era stato il mercoledì, il suo era il sabato successivo, quindi tecnicamente in quel viaggio ricadeva il suo di compleanno, e non il mio.
Ricordo che, con grande orgoglio, lui disse alla psicologa che eravamo andati a Genova a festeggiare il suo compleanno. L'orgoglio derivava dal fatto che questa cosa dimostrava che stava cambiando, adesso si stava umanizzando e convertendo alle abitudini umane. Guardi, dottoressa, come sono stato bravo, adesso ho festeggiato il mio compleanno.
La dottoressa mi guardò (poveretta, mi guardava sempre... io ancora me li sogno i suoi sguardi commiseranti) e chiese cosa avessimo fatto, quindi, per festeggiare il mio di compleanno.
Niente.
L'ingegnere rispose che quel giorno lui aveva delle riunioni difficili al lavoro, e non aveva potuto né assentarsi, né uscire prima, quindi la torta, per spegnere le candeline dopo cena, me l'ero comprata io.
Mi viene da ridere.
Proprio mentre scrivo sto ricordando lo sguardo della dottoressa mentre mi chiede: "La torta se l'è comprata lei, Lucy?" e quello che non ha detto ad alta voce era sicuramente qualcosa del tipo "E le sembra normale tutto questo? Le sembra ancora sopportabile?". Io non me li dimenticherò mai quei suoi sguardi.
Credo che sia stata la seduta dove più di tutte non è riuscita a mascherare appieno il suo disappunto e a mantenersi neutra. Ci fece tutto un discorso su quanto sia importante festeggiare l'uno il compleanno dell'altro, in una coppia, esattamente per quei motivi che elencava la sposa.
"Io festeggio il giorno in cui sei nato, perché se tu non fossi nato io non avrei mai potuto incontrarti e amarti ed essere amata da te".
Sì, quella cosa che la torta me l'ero comprata io da sola, credo che l'abbia fatta sbarellare irrimediabilmente.
Ma il bello è che io non ci facevo caso. Non ci facevo più caso. 
Stavo così male, in quegli anni, che io stessa non ci trovavo nulla da festeggiare nel mio compleanno. Però ci siamo lasciati 5 mesi dopo.

Ecco perché il discorso della sposa mi ha colpito così tanto.
E fai bene, ragazza mia. Ma non perché è vero che il giorno più importante della tua vita è stato quando è nato tuo marito, quella è retorica da promesse nuziali, ma perché comunque glielo hai detto. Perché anche lui lo sa che non è vero, ma è bellissimo sentirsi dire: benedico il giorno in cui sei nato. Credo sia una dichiarazione d'amore meravigliosa.

Non li conosco e chissà che ne sarà di loro, ma fosse anche solo per l'emozione profonda che mi ha dato assistere al loro scambio di promesse, io tifo per loro, perché possano vivere insieme, in serenità, a lungo.

03/10/25

Scritturabile come testimonial per documentari

"Ciao, io sono Manuel, il videomaker. Ti chiedo solo il permesso di microfonarti, poi tu fai esattamente quello che faresti se io non ci fossi. Io sarò solo un osservatore silenzioso. Alla fine ti farò una breve intervista e poi avremo finito".

Dallo scorso anno partecipo con lezioni di Yoga per bambini e per adolescenti a un progetto gestito da un'altra associazione, molto più grande e "scafata" della mia. Il progetto è mirato per bambini e ragazzi che soffrono di un certo disturbo neuropsicologico molto più diffuso di quel che sembra (ne ho incontrati parecchi nelle scuole, ma anche una bambina che veniva a fare yoga con me agli albori della mia carriera).
Pur non conoscendomi, mi hanno contattata perché probabilmente a Torino sono la più famosa insegnante di yoga per bambini. Non me lo spiego diversamente.

(Sto pensando alla categoria "La scrittrice di fame mondiale"... forse potrei aggiungere a questo blog la categoria "La famosissima e squattrinata insegnante di yoga per bambini", non so...)

Dicevo.
L'associazione che realizza questo progetto è molto più grande, strutturata e "scafata" della mia, quindi organizza un convegno di presentazione dei risultati, visto che i finanziamenti li ha ricevuti dalla Regione, dunque hanno incaricato un'azienda di produzione di contenuti per fare un vero e proprio documentario.
All'interno del documentario ci sarà una rassegna di tutte le attività del progetto, compresi i miei due corsi di yoga per bambini e di yoga per adolescenti.

Quindi oggi pomeriggio è arrivato Manuel, con un casco da moto e uno zaino pieno di strumenti per riprese audio e video, e ci ha filmati. Alla fine mi ha anche intervistata, e mi ha fatto i complimenti perché tra tutti i precedenti sono stata la più sintetica, precisa e centrata nel rispondere alle domande, spiegare cosa faccio e perché e raccontare l'esperienza.

Lo aggiungo al curriculum: se avete bisogno di un testimonial che racconti in un documentario quello che fate, il perché lo fate e alcuni aneddoti interessanti, io sono scritturabile.

02/10/25

Cose da non dire a un'insegnante di Yoga #12

"Tutto questo è bellissimo! Ma voi quindi vi esercitate così, tanto per, oppure poi vi esibite?"

Non riesco nemmeno a commentare, sappiate solo che sono morta dentro in quel preciso istante.

01/10/25

Come sprecare un'ora e mezza

"No, Lucy, dopo quella che si è lamentata perché il numero di cellulare che aveva indicato nel modulo per la creazione della sua scheda sul sito era stato effettivamente pubblicato sul sito sono uscita, non ce l'ho fatta più"

La mia collega si è arresa pochi minuti prima di me. Io ho resistito fino a quando è stato necessario specificare di contattare la scuola prima di presentarsi per l'attività, di essere puntuali e di rimettere in ordine l'eventuale materiale scolastico utilizzato.

Abbiamo partecipato al webinar online dedicato alle attività extracurriculari che le scuole possono richiedere e che vengono offerte dalle associazioni.
Io non ho ancora capito se siamo noi particolarmente brave oppure se davvero fuori c'è tutto un mondo che va a rotoli.