05/02/18

Nostalgia ricotta

Camminavo tranquilla lungo il mercato vicino casa. È un mercato ben fornito di generi alimentari, ma anche di casalinghi, abbigliamento, accessori vari e persino un banco di merceria, ma quest'ultimo argomento merita un post a parte.
Camminavo dentro il mercato, dicevo, ma generalmente vado "a colpo sicuro" dai bancarellari che ormai conosco: due o tre fruttivendoli, una signora che vende radici e tuberi, il giovanotto aitante che vende semi e frutta secca. Difficilmente dedico più di un'occhiata distratta ai banchi della carne, del pesce e dei formaggi, ma questa volta è stata una scritta ad attirare la mia attenzione, una scritta che, per me, è come il canto delle sirene: "ricotta di pecora".

Senza dilungarmi su dettagli tecnici, la ricotta siciliana è di pecora, ed è per questo che è differente dalle altre e che viene cosi buona la crema di ricotta. Chi non abbia mai assaggiato la ricotta di pecora di un caseificio siciliano non potrà mai capire la differenza. E il significato. Il significato di quella scritta e l'effetto che ha sortito su di me.
Perché tempo addietro io ho cercato la ricotta di pecora a Torino, ma non aveva nulla a che vedere con quella siciliana.

Mi sono avvicinata al banco, ho chiesto e no, proprio quel giorno l'avevano finita.
Volevano rifilarmi la ricotta di capra, che è molto delicata e dolce, la provi signora mia. Non la provo no, ho già avuto troppe delusioni dalla ricotta comprata oltre lo stretto, non la voglio neanche assaggiare.

Mentre tornavo a casa, però, avevo il magone. Non so dire se per la delusione, per l'aspettativa disillusa, o se per la nostalgia.
Sabato farò una rapidissima capatina a Palermo, meno di 24 ore, ma ho già chiesto a chi mi ospiterà di farmi trovare un po' di ricotta per cena.

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