Il secondo o terzo giorno di permanenza in Sicilia, chiacchierando con i miei genitori e i miei zii, lancio la sfida a mia zia di raggiungermi l'indomani mattina alle 6 per fare yoga insieme.
L'ha fatto, ma alle 6 è dura per me che ho il corpo allenato, figuriamoci per una donna di 67 anni in sovrappeso che l'ultima volta che si è mossa è stato durante il saggio ginnico della quinta elementare.
Mi ha chiesto di rifarlo nel pomeriggio.
E da allora l'ha continuato a fare. In due settimane 4 lezioni, che sono molte di più di quanto fanno alcuni miei allievi. E me l'ha chiesto lei.
E stamattina mi ha persino "fatto un regalo".
E' ovvio che il contesto non è dei migliori, anzi, è tra i peggiori nel campionario dei contesti in cui non è possibile praticare yoga: gente che passa e spassa (ci mettiamo in soggiorno perché lo spazio è qui), gente che le telefona, il marito che viene a sedersi e guardare ecc...
Però l'ha fatto e soprattutto io ho notato un progresso, non tanto nella mobilità, quanto nell'entrare nella lezione. La prima volta mi chiedeva tutto, qualsiasi cosa, commentava ogni indicazione, non chiudeva gli occhi e non è riuscita a fare il rilassamento perché si muoveva in continuazione.
Alla quarta lezione era stesa in Shavasana ad occhi chiusi, in silenzio, ad ascoltare la sua respirazione diaframmatica (dopo aver finalmente scoperto dove si trova, cosa è e come si usa).
Andandosene ha commentato con suo marito che io le ho detto che è stata brava. Lì ho capito.
Terza di quattro figli, reietta tra le femmine. Bistrattata e sottostimata dai genitori davanti a tutti, persino davanti a me da bambina.
Ha passato una vita intera a sentirsi dire "Cretina", finalmente qualcuno - io - le diceva che è brava.
Mi ha fatto molta tenerezza.
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