14/03/18

Lo spiegone

Bene, dopo aver ricevuto alcuni messaggi allarmati riguardo la "notizia" che ho dato lunedì, diventa d'obbligo qualche spiegazione.
Prima di tutto vi tranquillizzo: non sono disperata, depressa, mezza morta, sull'orlo della tragedia ecc. Mi dispiace che a qualcuno il senso del post sia sembrato quello: non lo era; non lo sono.
Triste, certo. Delusa, naturalmente. Confusa, chiaramente. Ma no, disperata no.

Va bene, la cazzata l'ho fatta, ma è stata una cazzata sana, rigenerante, di rinnovamento e rinascita. In un momento in cui, sì, ero molto vicina alla morte-dentro, ho scoperto che ero ancora capace di emozionarmi, di mettermi in gioco, di sognare. Che il mio cuore funzionava ancora (e anche certe altre parti del corpo che non sto a specificare). È stato bello e importante.
È stato importante anche per la mia decisione di andarmene da quel caos mediocre nel quale vivevo con le mie figlie. Non è stata la ragione principale per cui mi sono trasferita a Torino, ma ne è stato certamente un motore, un supporto e un sostegno anche concreto. Paradossalmente, però, proprio il trasferimento ne ha decretato la fine.
Ciò che prima si presentava come una bolla di serenità nella quale rifugiarmi una volta al mese, si è inserito nel mio normale quotidiano contesto, fatto di acrobazie e salti mortali tra lavoro, cura delle mie figlie, cura della casa, scuola, compiti, ansia, bollette, paura di non farcela ecc ecc.
È stato troppo. La bolla è diventata una zavorra.

La benedizione, dunque, è il rendermi conto che non era quello che volevo.

A dire il vero, non lo so nemmeno cosa io voglio, ma so cosa NON voglio, dunque va bene così.

La cazzata è stata una cazzata, certo. Mi ero illusa di poter tornare a vivere in modo spensierato e fresco, ma non è così. La mia vita, la mia quotidianità non me lo permettono. 
E in realtà non me lo permetto nemmeno io. 
Ecco il perché di quel termine: "cazzata". Perché al mio stato attuale non sarò mai in grado di innamorarmi di nuovo di qualcuno.

E fa male, e non soltanto a me.
Anche un'altra persona sta vivendo, in questi giorni, il mio stesso senso di spaesamento, delusione, sconfitta.
Potrò sembrare ulteriormente esagerata (proprio il termine "esagerazione" è stato usato in un messaggio privato per commentare il post di lunedì), ma col senno del poi mi viene da interrogarmi sul perché, in questo blog, io abbia definito sempre e soltanto con la parola "amico" questo ragazzo. Forse perché la mia psicologa ha ragione. Voglio un uomo che si prenda cura di me, ma quando un uomo ne manifesta l'intenzione, io lo lascio.

Io una spiegazione a questa cosa l'ho trovata, e l'ho anche espressa a voce alta durante una seduta, ma non sono ancora pronta a scriverla qui. E poi, se vi dicessi tutto subito, toglierei la suspence e smettereste di seguirmi e preoccuparvi in privato per me ;-)

1 commento:

LA Santa ha detto...

E quini mi stai dicendo che quando io ti ho detto "non potrò mai più amare" e tu mi hai risposto "ma no dai guarda me" ed io ti ho creduto... beh avevo ragione io?

Dannazione.