20/09/24

Le luci alle finestre degli altri

 Da qualche anno mi sveglio molto presto. In questo momento la mia sveglia è puntata alle 5.15, ma la settimana prossima la arretrerò di altri 10 minuti, ché al mattino mi serviranno.
Da qualche anno ho l'opportunità di notare le variazioni di luminosità al mattino con una maggiore sensibilità degli altri. Già a metà agosto il sole sorge sensibilmente più tardi che a metà giugno, dunque se a luglio alle 5.15 c'è già luminosità nel cielo, nella seconda metà di agosto no. A settembre è ancora buio pesto e ci vuole almeno un'ora e mezza prima che la notte inizi ad illuminarsi.

Questo mi offre un'altra opportunità ancora, ossia quella di individuare facilmente intorno a me chi altri si sveglia presto. 

Mi è sempre piaciuto "spiare" nelle altre case, cercare di capire quali camere sono illuminate, immaginare gli abitanti mentre si svegliano, si alzano, vanno in bagno, vanno in cucina, tornano in camera e poi escono. A volte qualcuno l'ho davvero seguito in questo percorso semplicemente seguendo il filo delle luci che si accendevano e spegnevano nell'appartamento di fronte casa mia.

Ecco, questa cosa l'ho potuta fare solo da quando sto a Torino, perché mentre stavo ancora a Bagheria l'unica che potevo osservare dalla terrazza era la mia dirimpettaia, e in genere da quelle parti le cose di tutti erano così urlate che non c'era nessun gusto a provare a immaginare. Qui a Torino, invece, ho sempre vissuto in palazzine piccole, in quartieri piccoli con grandi spazi intermedi occupati dai cortili interni di servizio, che sono proprio quelli su cui affacciano le stanze più vissute e interessanti: le cucine.

Per me è come dare il buongiorno ad amici sconosciuti. Mi affaccio e controllo chi è già sveglio. Ovviamente si tratta di persone che non riconoscerei nemmeno incontrandole per strada, ma mi affeziono a loro al punto che, se una mattina una determinata luce non è accesa, mi chiedo il perché, mi preoccupo, chissà, starà male o forse è partito? O magari oggi va al lavoro più tardi.

Questo è uno dei motivi per cui non potrei mai rinunciare a vivere in una città. Lo trovo un poetico antidoto alla solitudine.

19/09/24

A caccia dell'orso

 "A caccia dell'orso" è uno degli albi illustrati più diffusi e famosi degli ultimi anni. È una storia adatta a una lettura drammatizzata e movimentata, fatta di suoni, onomatopee e gesti.

Ricordo che tre o quattro anni fa la proposi al corso di yoga baby e ingaggiai mio fratello a fare la parte dell'orso nell'inseguimento conclusivo. Gli dissi: "Mi raccomando, però! Non esagerare perché non deve piangere nessuno!", e lui "Peccato".

La storia è paradossale: c'è una famigliola che una mattina si sveglia, si accorge che è una bella giornata e decide di andare a caccia dell'orso, attraversando prati, paludi, boschi, tempeste ecc, finché non arriva fin dentro una grotta dove effettivamente c'è un orso. Ovviamente terrorizzati, corrono indietro riattraversando a ritroso tutti gli ambienti e le situazioni, arrivano a casa, sbattono la porta sul muso dell'orso che, nel frattempo, li insegue e si infilano tutti sotto le coperte e decidono di non muoversi da lì.

L'ultima pagina illustra l'orso che se ne torna alla sua grotta.

La prima considerazione che ho sempre fatto su questo albo è proprio l'ultima immagine. L'orso, da solo e con il capo leggermente chino. Sembra triste, deluso. E ogni volta che lo leggo c'è almeno un bambino che lo fa notare. Dopo il sollievo della penultima pagina, quando tutti quei mattacchioni si sono infilati sotto il piumone rosa, segue un "Poverino..." alla vista dell'orso che se ne va mesto verso la grotta.

In effetti, l'espressione dell'orso nella grotta è selvaggia, ma non esplicitamente aggressiva. Insegue la famigliola, ma non ha espressioni e posture eccessivamente feroci.

"Forse voleva solo giocare", mi ha detto una volta una bambina di 4 anni.

Non lo sappiamo.


La seconda considerazione che ho fatto su questo albo, in realtà non è tutta farina del mio sacco perché l'ho letta in un articolo di pedagogia che lo portava ad esempio, ma l'ho condivisa da subito.


La necessità di "attraversare" gli ostacoli, le situazioni, gli eventi della vita.

C'è un fiume e noi dobbiamo andare sull'altra sponda; non possiamo aggirarlo, non possiamo passare sopra, non possiamo passare sotto: dobbiamo attraversarlo.


Ecco, ogni volta che mi trovo in un momento critico o mi capita un evento spiacevole che mi lascia addosso emozioni che mi fanno stare male, me lo rileggo.

E mi dico che non ci posso passare sopra e non ci posso passare sotto: devo attraversarlo.


Da quando ho iniziato ad accettare questa verità, ossia che non serve fingere che qualcosa non sia accaduto o che non esista o "passarci sopra" seppellendolo con indifferenza, bensì ho cominciato a decidere di "attraversare" la mia vita (con tutto quel che ne consegue, i fili d'erba tra i capelli, il fango sotto le suole delle scarpe o i rumori sinistri del bosco) alla fine ho potuto guardare alla realtà con occhi diversi, con una visione più lucida e più consapevole.

E forse adesso prima di fuggire ottusamente dall'orso, mi soffermo un istante a osservarlo, per capire se davvero vuole sbranarmi o se, invece, vorrebbe solo giocare.


La vera verità, però, è che non si smette mai di crescere, di evolvere, di cambiare. Bisogna solo concedersi la possibilità di farlo.


E anche oggi vi ho elargito la mia perla di saggezza quotidiana. Ho fatto il mio dovere. 

Ciao.


18/09/24

Colpo di scena

 Spiderman ci nasconde qualcosa...



16/09/24

Autorecensione

 Aver ritrovato (e ricordato) che un tempo scrivevo romanzi fantasy mi ha spinto a fare una follia: rileggerli.

Ho riletto per intero il primo volume di "Buongiorno Luna" ieri pomeriggio. Ho iniziato all'incirca alle 14, ho finito a mezzanotte passata, con le necessarie pause per cena e preparazione della cena, una piccola merenda e una lunga telefonata. Al netto delle pause ci avrò messo 6-7 ore. 

Mentre lo rileggevo per l'ennesima volta, ho vissuto parecchie esperienze mistiche. 

Prima fra tutte, ho notato pure troppo la separazione, che a me è parsa netta, tra le parti di testo storiche, quelle che venivano salvate e preservate da tutte le revisioni che si sono succedute negli anni dal 1998 (anno della prima stesura) al 2008 (anno del completamento definitivo della trama) e le parti nuove, quelle scritte di sana pianta tra il 2009 e il 2013 per rendere il  romanzo quello che è adesso.
Le parole della prima fase le potrei davvero recitare a memoria, per tutte le volte che le ho lette e rilette, le altre mi sono sembrate posticce, mi sono meravigliata persino di averle scritte, ma non perché non mi piacciano - tutt'altro! - perché sono troppo nuove e calzanti, troppo lucide, troppo poco acerbe. Ovviamente non potrò mai sapere se questa separazione viene colta anche da chi lo legge tutto di seguito per la prima volta, prendendolo come pacchetto completo.

Seconda cosa: non è un'autobiografia, ma più una sorta di "testamento spirituale", tutto, dall'inizio alla fine. Ci sono io per intero. Roba che se glielo avessi consegnato alla mia psicologa mi avrebbe potuto fare la psicanalisi completa in molto meno dei 4 anni che ci sono voluti.

C'è tutto: il mio rapporto col maschile e col femminile, con l'amore, con il sesso, con la maternità. Ci sono tutta io, dalla prima all'ultima parola, nel bene e nel male, nell'indefinitezza del genere letterario, nella variabilità dello stile narrativo, nell'avversione ai conflitti di ogni tipo e la ricerca di mediazione e compromessi a ogni costo.

Ogni volta che lo rileggo, poi, mi viene voglia di riprendere a scrivere e portare a compimento il secondo volume, ancora inedito sebbene manchi davvero poco, giusto un'ultima revisione e via. Ma poi non lo faccio mai.

Anche in questo, ci sono io per intero. Vorrei fare, ma non mi sento capace di farlo.

Ho aggiornato su amazon la scheda dell'ebook, l'ho messo in vendita al prezzo simbolico di 0,99, nel caso in cui qualcuno volesse togliersi questo sfizio e perdere 7 ore del suo tempo.

15/09/24

Considerazioni della domenica mattina

Buono: ti stai preparando per la tua prima classe di yoga fly 

Meno buono: l'unico libro che hai reperito sull'argomento è in formato elettronico ma soprattutto in INGLESE

Ottimo: lo stai capendo abbastanza bene, segno che 5 anni di corso d'inglese non sono serviti solo perché il prof è un bonazzo, ma hai davvero imparato qualcosa

Pessimo: essendo il libro in formato elettronico, hai deciso di riprodurre con disegni stilizzati le varie posizioni, ma a guardarlo meglio il tuo quaderno degli appunti comincia a sembrare un manuale per la versione BDSM del vecchio gioco dell'impiccato



14/09/24

Internet non dimentica...

 ...io sì.

Tutto comincia con una domanda innocua di Matilde: hai mai pensato a come sarebbe oggi la tua vita se tu fossi diventata una scrittrice?

Ogni tanto Matilde mi fa queste domande esistenziali curiose; non ho mai capito se lo fa per vedere come reagisco a queste domande oppure se è davvero curiosa della risposta. 
Ad ogni modo, ho risposto che sì, ci ho pensato spesso (come spesso ho pensato a come sarebbe la mia vita se avessi continuato a studiare musica, o se avessi sposato quel tizio di Roma, o se invece di iscrivermi a lettere mi fossi iscritta in agraria ecc).

Ebbene, da lì siamo passate a ricordare quando scrivevo, quando le raccontavo sommariamente cosa scrivevo... e mi fa strano scoprire che lei si ricordi certe cose del passato.

Quindi è andata a cercare il vecchio sito, scoprendo che non esiste più (il dominio che avevo acquistato sarà scaduto da decenni), ma sorprendentemente ha ritrovato le pagine di e-shop, e - ancora più sorprendentemente - abbiamo scoperto che c'è qualcuno che ha scritto recensioni anche in tempi meno remoti.

Purtroppo, però, non sono riuscita a recuperare le credenziali di accesso.

Fa venire i brividi rendersi conto che certe cose puoi dimenticarle e vivere come se non ci fossero mai state, ma sul web ne rimane traccia indelebile che sfugge al tuo controllo.

12/09/24

La confidente di tutti

 Io non lo so il perché, ma mi ritrovo spesso, mio malgrado, ad essere la confidente di tutti, anche di gente con cui non ho molta confidenza.

Mi telefonano apposta per raccontarmi problemi di lavoro e di cuore. Sanno perfettamente che io non ci posso fare niente e infatti è sempre chiaro a tutti fin dall'inizio che non mi telefonano per avere una soluzione, e nemmeno un consiglio, anche perché non ne so dare.
Mi chiamano per sfogarsi. E chiudono la chiamata ringraziandomi e scusandosi per lo sfogo.

Boh.

Forse dovrei cominciare a farmi pagare...

11/09/24

Stranezze

 Già mi sembra strano che terrò un corso di yoga aereo a partire dal prossimo mese, ma ancora più strano è il fatto che sto studiando la teoria su testi in inglese.

Me lo avessero detto 5 anni fa non ci avrei mai creduto.

09/09/24

Il samskara di Lucy Van Pelt

 Ti capita mai di pensare che non sarai mai più capace di innamorarti?

A me sì. Sempre. 
E ogni volta che mi soffermo a pensarci, trovo sempre mille motivi per cui mai nessuno sarà, nella mia vita, ciò che è stato Schroeder, mio marito.
D'altro canto, siamo separati da più di 10 anni e divorziati da più di 2, ci siamo rifatti vite su vite entrambi, eppure io continuo a chiamarlo "mio marito".
Se penso a un film che non conosco, mi chiedo se avrebbe potuto far parte del programma di "acculturamento cinematografico" che mi aveva preparato quando eravamo fidanzati. Se penso a un luogo, mi ricordo di quando ci siamo stati insieme o mi domando come sarebbe stato andarci con lui. 
Non lo vedo quasi mai, a malapena due volte l'anno e per una mezz'oretta al massimo, ma ogni volta il senso di "completezza" è sempre lo stesso di vent'anni fa. Già. Vent'anni. Tra un mese avremmo fatto vent'anni di matrimonio, invece siamo durati a malapena 9.

Ci tornerei? No. Nemmeno per sogno. Non provo più per lui nessun tipo di sentimento e men che meno attrazione fisica.
Eppure la sensazione è sempre la stessa, sempre quella, sempre la solita.
C'è scritto il suo nome sullo spazio del mio cuore dedicato all'innamoramento. L'innamoramento quello unico, quello che non c'è bisogno di parlare perché basta uno sguardo per capirsi.

Lo so che detta così è crudele nei confronti di chi c'è stato dopo. Ma l'Ingegnere io l'ho amato con il cuore, il corpo e l'anima, ma non ne sono mai stata innamorata. Non nel modo in cui intendo io l'innamoramento.

Banalmente, ancora oggi sorrido quando racconto aneddoti su Schroeder. Con l'Ingegnere non credo mi sia capitato mai. E nemmeno con chi c'era stato prima di Schroeder.

Nella filosofia meditativa che seguo e pratico (ma anche nel Buddismo, però io non sono di religione buddista) c'è il concetto di samskara, che è un po' complesso da spiegare qui con poche parole su un blog di sproloqui personali, ma che è la spiegazione che ho trovato per tutto ciò che sento e che mi accade.

Il samskara è la traccia che viene lasciata sulla nostra mente dalle azioni che compiamo. La legge del karma regola la formazione dei nuovi samskara e la loro risoluzione nel susseguirsi dei cicli di morte e rinascita. Ecco, i samskara possono molto spesso essere legati alle nostre relazioni interpersonali e possono influenzare la nostra vita sentimentale in ciascuna delle reincarnazioni. Per risolvere un samskara con una persona possono essere necessarie anche diverse reincarnazioni durante le quali la relazione tra i due può essere di varia natura e grado di parentela.

Ecco, io sono convinta che con Schroeder condivido un samskara che non siamo riusciti a risolvere in questa vita. Ne serviranno ancora parecchie prima di riuscirci, e probabilmente la mia sensazione di "destino" legata a lui è dovuta a questo.

Ed io non riuscirò mai più a innamorarmi, in questa vita, come ho già fatto per lui. E paradossalmente, lo trovo rassicurante.

Ma d'altro canto, poi... è forse un caso che mi sono immaginata come Lucy Van Pelt... eterna innamorata di uno scostante Schroeder?
Ma secondo te, Lucy da adulta si sarà mai innamorata di qualcun altro con la stessa intensità con cui si è innamorata di Schroeder?

E' un samskara anche il suo.

07/09/24

Il nuovo fruttivendolo

Quando abitavo in Sicilia avevo un piccolo fruttivendolo proprio accanto al portoncino di casa, e la frutta e la verdura la compravo sempre lì. Compravo al supermercato solo le cose "strane" come l'avocado, la verza, le carote viola, i pompelmi... Roba che un normalissimo fruttivendolo di una minuscola stradina nel centro storico di una piccola cittadina di provincia non sapeva nemmeno che esistesse.

Da quando sto a Torino ho scoperto la meraviglia del mercato. Negli ultimi 6 anni e mezzo ho abitato vicino ad uno dei più grandi ed economici mercati della città, tanto che quando ho cambiato casa (e quartiere) la terza domanda che ho fatto all'agente immobiliare è stata se ci fosse un mercato quotidiano in zona.

Al vecchio mercato avevo un fruttivendolo marocchino, che quando superavo i 10 euro di spesa mi regalava il prezzemolo. Che non uso molto. Avevo tonnellate di prezzemolo in congelatore.

Adesso qui, nel nuovo quartiere, ci abito da esattamente due mesi e il primo mese è servito a fare il giro di tutte le bancarelle di ortofrutta per trovare quello più adatto a me (e alle mie tasche).

Credo di averlo trovato.

La prima volta tutto nella norma. La seconda e la terza volta mi ha arrotondato il conto ai 10 cent inferiori.

Oggi, prima mi ha regalato un limone, poi mi ha chiesto se mi piace il piccante e mi ha regalato anche un mazzolino di peperoncini freschi. Ok, ha vinto: è il mio nuovo fruttivendolo di riferimento.

C'è solo un piccolo problema: il limone lo uso molto, però non amo il piccante.

Ad ogni modo, appesi lì stanno carini.



06/09/24

Paura di dire

Ieri ho scoperto che Angelica mi aveva tenuto nascosto un fatto perché aveva paura di dirmelo, aveva paura di come io avrei reagito.
E poco importava se, parlandone insieme ieri, ha ammesso di aver immaginato una mia reazione che lei stessa riteneva poco verosimile e probabile. Aveva paura di dirmelo, aveva paura che io mi arrabbiassi, aveva paura che io la punissi.

Chi mi conosce sa che è una cosa che non ho fatto mai e mai farei, eppure Angelica ne aveva paura.

Questo dialogo con mia figlia mi ha portato a fare una duplice riflessione.

Qualche anno fa anch'io ho taciuto un fatto a mia madre, perché avevo paura di come avrebbe reagito. L'unica differenza sta nel fatto che l'ipotetica reazione di mia madre a riguardo sarebbe stata probabilissima e verosimile (e negli anni successivi ne ho avuto conferma), ma la "paura" era identica.

La riflessione, dunque, è questa: i modelli si trasmettono di genitore in figlio in maniera automatica, inconsapevole e inesorabile.
Non importa la differenza di personalità, di storia personale di ciascuno, gli eventuali precedenti analoghi ecc. Nonostante Angelica sapesse che io non la punisco, ne aveva comunque paura.
Il modello si trasmette così com'è, possono cambiare la materia, la sostanza, i dettagli, ma la forma è quella, dobbiamo rassegnarci.

Esserne consapevoli, però, ci aiuta nel riconoscerlo il meccanismo e, se non si riesce a scardinarlo, quanto meno si può affrontarlo e "digerirlo", come ho fatto io ieri con Angelica.

Seconda parte della riflessione: la paura è un'emozione fondamentale per la nostra sopravvivenza, ci tiene in salvo da tutti i pericoli reali e potenziali. Ci salva la vita costantemente. Se non avessimo paura potremmo attraversare fischiettando un'autostrada, o affacciarci sul limite di un burrone, o lasciarci avvicinare da un serpente velenoso.
E' un'emozione primaria cui dobbiamo essere costantemente grati.
Eppure, quando entra in gioco nelle relazioni con gli altri, fa più danno che beneficio.
Ci fa immaginare scenari anche inverosimili e soprattutto ci blocca. Lo stesso "freezing" che avviene in certi casi davanti a un pericolo reale (che può essere una belva feroce, o un rapinatore che ci punta una pistola contro) si manifesta nella relazione con l'altro, impedendoci di esprimerci, parlare e scoprire se ciò che abbiamo immaginato è reale o no.
Mentre nel caso della belva o del rapinatore, il freezing ci salva la vita, perché una reazione troppo irruenta potrebbe scatenare una controreazione e mettere a rischio la nostra sopravvivenza, nel caso della relazione con l'altro è solo dannosa, crea aree di vuoto, di buio, di disagio.

Bene, la mia perla di saggezza quotidiana l'ho rilasciata nel mondo dell'internet. Per oggi sono a posto.

Ciao.

05/09/24

Piove

Buono: non fa più il caldo asfissiante delle ultime settimane
Molto buono: piove
Meno buono: piove incessantemente
Per niente buono: l'ultima volta che hai preso l'ombrello, lo hai dimenticato al lavoro
Pessimo: devi andare al lavoro
Insperabilmente bellissimo: un ragazzo ti vede per strada senza ombrello e ti offre riparo sotto il suo per attraversare la strada

Odio gli esseri umani, ma amo l'umanità

03/09/24

Cose da non dire a un'insegnante di yoga #1

 Durante un momento di intimità: "Ooooh, ma come ti pieghi! Oooooh, ma come apri bene le gambe! Ooooooooh, ma come ti metti! Si vede che sei abituata, col tuo lavoro"

(Sad true story)

01/09/24

Non capisco

 "Acieddu 'nta aggia canta pi' mmìria o pi' raggia"

Ieri pomeriggio qualcuno nel palazzo qui di fronte ha preso un uccellino in gabbia e lo tiene sul balcone. Da ieri pomeriggio si sente questo uccellino cinguettare.
Bello.
I primi 5 minuti.
Ma è mai possibile che nel 2024 ci sia ancora gente che trova normale tenere un uccellino in una gabbia?!
I pesci nell'acquario... forse... con un acquario sufficientemente grande e poco popolato, riesco ancora a comprenderli. Ma gli uccellini in gabbia proprio no, non ce la faccio a capirne la bellezza, il divertimento, il senso, proprio.
(Trad. della frase di apertura "L'uccellino in gabbia canta o per invidia o per rabbia". Qui la uso in senso letterale, ma in realtà viene spesso usata in senso metaforico per indicare una persona che parla troppo, si lamenta o accusa indiscriminatamente gli altri, appunto, per invidia, rabbia, frustrazione e non per motivazioni realmente valide)

30/08/24

Il male della terra

 Chi crede che il male della terra siano le "mamme pancine", si sbaglia.

Il male della terra sono i "papà simpaticoni".

Li riconosci subito, anche perché è impossibile non notarli:
- non parlano coi loro figli; impartiscono insegnamenti con stile ironico e divertente
- intavolano discussioni con gli altri bambini presenti, assurgendo al ruolo di mentore
- sono parte attiva dei giochi, spingono tutti sull'altalena e guidano l'assalto dei pirati

Si sentono fighissimi. Percepiscono nell'aria il segreto desiderio delle mamme astanti, che si mangiano le mani per non aver scelto loro per procreare, invece di quegli idioti che in questo momento sono alla riunione del fantacalcio con gli amici, o con l'amante, chissà. E loro lì, ad aiutare tutti a salire e scendere dallo scivolo, a interpretare la parte del cliente del ristorante di fango, a spiegare quali principi della fisica stanno alla base dell'oscillazione dell'altalena, a supervisionare i lavori al cantiere degli scavi nella buca della sabbia.
Tronfi e orgogliosi.
Loro sì che sanno come prendersi cura dei bambini.

Si sentono fighissimi, ma poi si stancano.
E mica possono pensare solo loro a tutti questi marmocchi, che non sono nemmeno figli loro. Ma i marmocchi ormai attratti, attivati, fomentati li cercano continuamente, vogliono ancora coinvolgerli, richiedono la loro partecipazione. E allora li vedi che non sanno come fare, come liberarsi, come scrollarseli di dosso, ché loro avevano promesso alla figlioletta una mezz'oretta ai giardini e invece si sono ritrovati a capo della ciurma all'arrembaggio, ma tra 10 minuti inizia la riunione con gli amici per il fantacalcio, e allora annaspano, cercano con lo sguardo le legittime mamme che chiacchierano noncuranti sulle panchine. Quindi battono in ritirata agguantando la figlioletta e strappandola via dall'altalena, indifferenti delle proteste sue e di tutti gli altri marmocchi che ormai li avevano acclamati Re e si ritroveranno senza sovrani.

Le maestre dei centri estivi, invece, si godono la scena e ridacchiano.

29/08/24

Cosa mi è piaciuto di più

 Ultima attività della giornata al centro estivo: cerchio di chiusura nel quale suoniamo la campana tibetana e ripensiamo a tutte le cose che abbiamo fatto insieme durante la giornata e diciamo quella che ci è piaciuta di più.

Gioele: "A me la cosa che mi piace è stare con voi"

Alice: "A me è piaciuto di più andare al parco"

Maria: "A me la cosa che è piaciuta tantissimo è stata colorare"

Diego: "A me la cosa che mi piace più di tutti è la maglietta della maestra"



Diego ha buon gusto.

28/08/24

Cose che non vorresti mai vedere #47

 Un signore anzianotto che, mezzo zoppicante, entra in un bar a chiedere del titolare e insieme si mettono a parlare e organizzare la loro prossima battuta di caccia.

(Ho, infatti, scoperto la caccia riapre domenica. Ma nel 2024? Ancora la caccia?)

27/08/24

Ellie

Oggi vi offro una lacrima strappastorie.

Una cosa che non ho detto esplicitamente qui, è che ho lasciato il mio gatto Elliot alla casa vecchia, insieme a chi ancora ci abita e che si prenderà cura di lui anche meglio di come avrei potuto fare io.

In realtà, nonostante il gatto fosse mio, lo avevo voluto io, il documento di adozione e il microchip fossero a nome mio, non ero io l'umana preferita da lui, e quando ci si trova a fare scelte difficili e dolorose, bisogna mettere tutto dentro il calderone dei pro e dei contro. Li ho lasciati entrambi, gatto e umano, e sono sicura che sia stata la scelta migliore per tutti.
Ma non è questa la lacrima strappastorie che volevo offrirvi, serviva solo a contestualizzare.
A metà luglio ho traslocato nella nuova casa ed ho trascorso tutta l'estate a Torino. Da sola, perché le ragazze sono state a Palermo per un mese.

Disperata e con la sindrome della crocerossina sempre in tasca, nonostante un trasloco in corso, mi sono offerta come stallo per l'associazione che si occupa di randagi dalla quale avevamo preso Elliot. Mettevano continuamente annunci di richiesta di stalli, ed io non solo ho patito la solitudine, ma non mi sentivo nemmeno più a mio agio a indossare abiti senza peli di gatto addosso.
Mi sono offerta, mi hanno dato una gattina giovane, avrà a malapena un anno, che era stata recuperata due mesi prima; era incinta, aveva partorito due cuccioli, dei quali uno è morto, ed era stata stallata da una persona che però non riusciva a garantire la sua sicurezza, tanto che la gattina scorrazzava allegramente tra macchine e camion di uno dei corsi più trafficati di Torino.
Ri-recuperata è stata affidata a me.

Io l'ho chiamata Ellie, perché ovviamente mi veniva spontaneo chiamarla Elliot, ma è anche detta La Miciuzza, proprio con l'articolo nel nome, in stile Pennac.
Non la adotterò, però. 
Non me la sento ancora di prendermi la responsabilità di un altro essere vivente, devo prima scoprire se riuscirò a prendermi cura di me stessa e delle mie figlie, ma continuo ad ospitarla in stallo in casa mia.



26/08/24

Si ricomincia

Oggi ricomincio a lavorare al centro estivo.
Ieri sera ho riattivato la sveglia delle 5.24, ma non sono riuscita ad addormentarmi abbastanza presto.
Forse avrei anche potuto essere meno estrema, regolare la sveglia alle 6. Ce la farei lo stesso ad arrivare in tempo, ma ormai è quella la mia abitudine: le 5.24.
Anche perché in realtà non pesa, anzi! Mi piace molto sentirmi accompagnata dalla luce che arriva pian piano. Quando mi alzo è buio pesto, quando finisco la meditazione del mattino il cielo è più chiaro, mentre mi preparo la colazione e inizio ad essere operativa e più reattiva anche la luce si attiva con me.
Mi sembra un modo dolce e propiziatorio per iniziare la giornata.

25/08/24

24/08/24

Effetti del trasloco

 In tutte le case c'è almeno un cassetto delle cose che non hanno altri posti dove essere riposte.

A casa nuova ne ho 3 e il problema è che quando cerco una cosa che non ha un suo posto ufficiale finisco per rovistare in almeno due cassetti prima di trovarla.

23/08/24

Ho ripreso a sognare

 Da quando mi sono trasferita in questa nuova casa non mi era ancora capitato di ricordare i sogni al risveglio.

Stanotte ho sognato due o tre cose. La prima che mi ricordo, la più sconvolgente, è stato un incontro saffico con una mia cugina che non frequento più da anni.

Poi ho sognato di guidare una macchina e perdermi in stradine di campagna, con questa macchina strampalata, mezza cabriolet, mezza carro armato.

Infine ho sognato il mare. Un mare scuro, cupo, agitato ma non pauroso, con onde alte e sottili, quasi come la cresta di un dimetrodonte.

Non mi sono molto soffermata sugli ipotetici significati degli episodi in sé, quanto sul fatto di aver ripreso a sognare, o meglio, a ricordare i sogni al risveglio. In genere, la prima cosa che mi succede quando sto male, è proprio smettere di ricordarli. Voglio prenderlo, dunque, come un buon segno, vuol dire che mi sto adattando alla nuova vita.

22/08/24

Siamo alle solite

Quando pensi di averle viste tutte... no, c'è sempre una nuova richiesta assurda.

Già erano assurde le richieste (e negli anni non sono state poche, credetemi) di fare "inserimento". Cioè: tu devi far frequentare tuo figlio per una settimana o magari due... e vuoi fare l'inserimento?!
Adesso mi chiama una mamma per sapere se il figlio può fare una prova al centro estivo.
Una prova?! Ma di che cosa?
Voi ormai mi conoscete, io cerco sempre di entrare nella testa dei genitori con cui interagisco, cerco di immedesimarmi per comprendere meglio le necessità, le paure, le aspettative...
In pratica, nei sogni di questa mamma, lei portava suo figlio da noi due o tre ore, non so, poi tornava e, se gli piaceva lo lasciava e pagava la retta, altrimenti se lo riportava a casa e amici come prima.
Ma io non capisco una cosa: quando andate al cinema chiedete di sedervi una decina di minuti e, se il film vi piace, restate e pagate il biglietto, altrimenti ve ne andate e amici come prima?
Quando andate al ristorante vi sedete e chiedete di fare un assaggio di tutte le portate e, se il cibo vi piace, restate e completate il pasto pagando, altrimenti ve ne andate e amici come prima?
Quando prendete un treno o un aereo vi accomodate e osservate il paesaggio per qualche minuto e, se vi piace restate e pagate il biglietto, altrimenti ve ne andate lanciandovi col paracadute e amici come prima?
Quando andate a farvi i capelli vi fate lavare, tagliare e acconciare solo metà testa e, se vi piace restate e vi fate fare pure il resto e pagate, altrimenti ve ne andate e amici come prima?
Ecco. Siamo alle solite.
Se avete bisogno di "piazzare" vostro figlio per poche ore, ci sono i baby parking, che servono proprio a questo. E comunque li DOVETE PAGARE, perché voi avete un problema e loro vi offrono la soluzione.
Smettetela di pretendere volontariato da chi lavora.
Oh.
E questo è il "buongiorno".

20/08/24

Per strada

 Una ragazza spiega ad un anziano signore che dopo aver inserito tre volte il pin nel telefono, deve inserire il puk.

Una signora ben vestita si ferma a frugare dentro i cassonetti della carta esposti fuori dai palazzi.

Un tassista si distrae a guardarmi passare in bici, solo perché indosso gli shorts (l'ho visto bene) e non si accorge che un po' dietro di me c'era Matilde e per poco non la investe. 

19/08/24

Non mi mancava

 Le ragazze sono tornate a casa dopo un mese trascorso dal padre, a Palermo.

Mi sono mancate. Mi sono mancate le loro interminabili chiacchiere, il loro disordine, i loro abbracci.
Ciò che non mi è mancato affatto sono le domande che mi hanno fatto da dietro la porta mentre sono in bagno.

18/08/24

4m0r3 e 5e55o

 Piccolo prologo fuori argomento: ho trovato divertente cercare le varie combinazioni di lettere e numeri con cui avrei potuto scrivere il titolo di questo post senza scrivere le parole per intero. Vai a capire perché, poi.

Nella mia vita, tranne che in un solo caso o forse in due, ho predicato bene e razzolato malissimo riguardo una eventuale separazione tra sentimenti e attrazione fisica. Sono stata cresciuta con il mito dell'amore romantico, della monogamia assoluta ed estrema, ossia un uomo solo per tutta la vita.

Ovviamente questa legge mi ha precluso mille esperienze, ha compromesso irrimediabilmente la percezione di me, degli altri, dei maschi e delle femmine, ha fatto di me una ragazza bacchettona ed estremista, giudicante, superba e dannatamente infelice.

Ma se il ragazzo che avrei baciato sarebbe necessariamente dovuto essere l'uomo con cui avrei trascorso il resto dei miei giorni, non era certo un'esperienza da poter prendere alla leggera, no?

Non ce l'ho con chi mi ha inculcato quest'idea. I peggiori errori li facciamo tutti in buona fede. C'era un intendo etico di fondo, e probabilmente un'incapacità a gestire argomenti come sessualità, contraccezione, malattie ecc, e allora meglio incutere terrore e seguire la linea del proibizionismo ferreo, tantopiù che con me evidentemente funzionava. 
Quanto male siamo stati capaci di farci pur di compiacere i nostri genitori?

Ma veniamo al sodo.

Dopo la fine del mio matrimonio, ho capito che avendo vissuto i precedenti 35 anni con la netta distinzione tra le due cose, ma in favore dell'amore, era giunto il momento di scoprire se potevo farlo anche in favore del sesso. Ed ho scoperto di sì.

Dopo mio marito e prima dell'Ingegnere ho "avuto" due uomini. Di nessuno dei due ero neanche lontanamente innamorata, con nessuno dei due avrei mai potuto vivere una quotidianità più lunga e duratura di quella che era stata strettamente necessaria in quel momento. Con uno dei due è finita malissimo, lui era molto preso, troppo: nei suoi sogni aveva trovato una "brava mogliettina" che gli portava in dote pure due figlie già belle cresciute che lo deresponsabilizzavano su eventuali futuri intenti riproduttivi: un affare d'oro.
Ma io non lo amavo. Nemmeno un po'. Sì, magari gli volevo bene, ovvio. Ci si affeziona, poi. Ma amore no, manco per niente. 
Non ho più sue notizie dal 2015.

L'altro no, lo sento ancora ogni tanto. Siamo amici. Lui è tornato dalla moglie ed è stato un bene per tutti. Gli ho voluto e gli voglio un gran bene, ma nemmeno quello è mai stato amore. 

Poi c'è stato l'Ingegnere. Per 9 anni quasi ininterrotti: 2 vissuti a distanza, 3 nella stessa città ma ognuno a casa sua, 4 in convivenza.
Ci eravamo lasciati altre due volte in questi 9 anni, e la seconda, che è durata anche un paio di mesi, ha visto un'altra meteora attraversare il mio cielo, ma io gli sono sempre stata fedele. Così come avevo fatto con mio marito.

E allora la mia riflessione di oggi è questa: io sono capacissima di vivere esperienze di sesso che non siano sostenute da sentimenti romantici, ma nel momento in cui ci sono di mezzo i sentimenti romantici divento integerrima e fedele.

Posso stare con un uomo anche solo un pomeriggio senza problemi, difficoltà o sensi di colpa (ovviamente se la situazione è chiara e pacifica per entrambi) ma nel momento in cui sono sentimentalmente legata a un uomo, tutti gli altri scompaiono.
Ok, li vedo, li noto, li apprezzo, ma mai e poi mai riuscirei a farci qualcosa.

E adesso?

Adesso sono tornata single da più di 4 mesi. Ho incontrato qualcuno, ma non mi sento più le forze.
Non mi sento più le forze per amare. Già dopo la fine del mio matrimonio avevo sentito il mio cuore fermarsi, e infatti l'evento che mi ha incoraggiato con l'ingegnere è stato proprio un fortissimo batticuore dopo un abbraccio che ci siamo scambiati. L'illusione di una resurrezione. Boh, forse lo è stata, almeno per i primi tempi.

Adesso il mio cuore è proprio morto, fermo. Ormai non batte più nemmeno nei momenti emozionanti, dopo un complimento o un approccio fisico.

Mi sento un involucro pieno di energia vitale, ma senza sentimenti, ed ho paura di far del male a qualcuno in questo modo. 

17/08/24

Ricordi antichi

 Oggi è il compleanno di mio fratello. Avevo quasi 5 anni quando è nato, e mi ricordo benissimo tutto quanto. Uno dei ricordi più antichi che ho è proprio quando mia madre ha fatto il test.
Mi ricordo che mio padre mi portò in bagno, in quello che chiamavamo "secondo servizio", e mi fece vedere qualcosa. L'immagine che ricordo è un pallino blu circondato da un alone giallastro, ma può anche darsi che sia una ricostruzione fuorviata. Eppure ogni volta che ci ripenso la vedo così. Mio padre mi aveva detto che se spuntava il pallino significava che dopo qualche mese sarebbe arrivato un fratellino o una sorellina. 
Poi non ho effettivamente ricordi di mia madre incinta, né della sua pancia. Mi ricordo bene, però, che a un certo punto io andai a dormire a casa di alcuni zii di mia madre, dove i cugini giocavano con me e mi viziavano, fino a che, una sera, mi hanno portato in clinica a vedere mia madre e il fratellino che era nato.

C'è una fotografia che mi ritrae mentre mi affaccio sulla culletta. Ecco, di quel momento non ho ricordi miei. Ricordo soltanto che avevo fatto amicizia con un'altra bambina, e anche a lei era nato un fratellino, e sua madre era in una camera vicina a quella dove stava mia madre.
Noi correvamo in corridoio nonostante i rimproveri e le raccomandazioni, e a un certo punto era arrivato suo padre. Vedendolo quella bambina si mise davanti a me, in un gesto che adesso interpreto come farmi scudo con il suo corpo.

Chissà perché.

E comunque uno dei ricordi più antichi che ho è quello di sentirmi schiacciata tra il muro di un corridoio e il corpicino di una bambina che, forse, voleva proteggermi.

16/08/24

Gli effetti della solitudine

 In questi giorni sono stata da sola. Sul finire di luglio ho portato le ragazze in Sicilia ed io sono tornata a Torino. Ho fatto praticamente 3 intere settimane da sola. Mai successo prima d'ora.

Ovvio, non sono stata completamente sola per tutto il tempo: mi sono vista con alcuni amici, ho conosciuto qualche persona nuova ed ho smesso di frequentarne qualcun altra. Ma in casa, nella quotidianità, sono stata sola.
Devo ancora una volta correggermi: nemmeno in casa sono stata del tutto sola. Da esattamente 13 giorni ospito in stallo una gattina salvata da un'associazione da probabile morte violenta. Resterà con me ancora fino a metà della settimana prossima, circa, poi andrà in clinica per essere sterilizzata e quindi adottata. Non da me, voglio precisare.

Quindi non sono mai stata davvero sola, eppure mi sento sola e riconosco gli effetti collaterali di questa condizione:
1) parlo da sola, commento e descrivo ciò che faccio, e no, non parlo alla gattina.
2) mi sono comprata la settimana enigmistica e ho impiegato il tempo risolvendone tutti i giochi, tutti, anche quelli che non capisco o che non mi sono riusciti
3) da una settimana ho la fibra a casa e mi sono sparata più film e serie su netflix in questi 7 giorni di quanto non abbia fatto nei precedenti 5 anni
4) mi annoio ad andare fuori, in giro, per negozi, al supermercato, sull'autobus, per strada: tollero di più stare sola a casa che non fuori casa

Le ragazze torneranno domenica e, davvero, non vedo l'ora.

Non vedo l'ora di avere nuovamente desiderio di solitudine.

Perché il fulcro della questione è questo: trascorro l'intero anno a desiderare di stare da sola, per essere libera e padrona del mio tempo, ma poi quando ciò accade non riesco a goderne appieno.

15/08/24

La maledizione dei bambini

 Da un po' di anni mi sono convinta che il mio dharma sia occuparmi dei bambini. Il "dharma" è un concetto che può essere semplificato con "essenza", "ragion d'essere", "scopo nella vita", "missione", e via così.

Da un po' di anni sembra che io non riesca a stare lontana dai bambini, e non intendo in maniera attiva, perché, dipendesse da me, una bella pausa me la prenderei volentieri.
No, il fatto è che l'Universo non riesce a trattenersi dal mettere bambini sulla mia strada.

Ok, ci lavoro coi bambini, ormai since 2016. Ma il problema è che anche quando non lavoro, al di là dei vari bambini della mia famiglia, comunque non passa un giorno in cui io non ci abbia a che fare in maniera prevalentemente passiva. Poi viene solleticato il mio dharma, quindi agisco attivamente.

Se sono al supermercato e c'è vicino a me una persona con un bambino nel passeggino, io potrò ignorarli quanto voglio, ma andrà a finire che per qualche strana ragione mi troverò comunque costretta ad interagirci, ad esempio il bimbo si toglie una scarpa e chi è con lui non se ne accorge: che fai? Non gliela raccoglie e gliela dai? 
Sono stata circondata da scolaresche sui mezzi pubblici, da famiglie al ristorante, nei negozi, per strada.

E a casa.

Dove abitavo prima, circa un anno fa si era trasferita una famigliola con un neonato di pochissime settimane. Si capiva che era neonatissimo da come piangeva. Tutta la notte.
E quante volte sono stata tentata dallo scendere a bussare al piano di sotto per offrire il mio aiuto, tanto non potevo dormire comunque!, e magari far riposare le braccia stanche di madre e padre.

Anche qui, a casa nuova, al piano rialzato abita una famiglia con 3 figli. Ecco, nessun neonato, ma i due più piccoli (di due e quattro anni, credo, o giù di lì) non fanno altro che piangere, strillare, litigare, urlare e giocare nei modi più chiassosi che esistano.

Che fai? Non vai a suonargli indossando la maschera da It?
No, non lo fai. Ma vorresti tanto.

Le maledizioni sono così: bisogna subirle e accettarle e basta.

14/08/24

Ritorno

 Ritorno qui oggi, in un afoso pomeriggio d'agosto. Scrivo seduta al tavolo della cucina della MIA nuova casa di Torino.

Ne sono successe di cose negli ultimi anni, ma considerando che almeno fino al 2020 cercavo di mantenere una certa costanza, riassumerò brevemente ciò che è stato dopo. Magari non proprio tutto-tutto, ma quanto meno gli avvenimenti salienti.

Io, di mestiere, faccio l'insegnante di yoga. Insegno soprattutto ai bambini, nelle scuole, ma anche alle famiglie, nei centri privati. E poi ho iniziato ad insegnare anche agli adulti.

Matilde è stata bocciata in seconda liceo. Lo scientifico non era la sua strada: ha perso un anno ed ha cambiato con il liceo linguistico. Ha compiuto 18 anno lo scorso dicembre e a settembre inizierà il quinto anno. Non ha ancora preso la patente, ma in compenso ha una fidanzata. Sì, avete letto bene, non è un refuso. Mentirei se dicessi che per me è stato facile da capire/accettare, ma ormai l'ho capito/accettato, discorso chiuso.

Angelica ha finito la terza media, ha compiuto 14 anni lo scorso giugno e inizierà a frequentare il liceo delle scienze umane. E' stata la ragazzina più popolare/corteggiata/conosciuta della scuola e del quartiere, ma lei sempre picche a tutti. E' cresciuta, ma non è cambiata.

Io ho posto fine alla mia relazione stabile con Raffaele. Ho provato a cercare negli ultimi post il soprannome con cui lo chiamavo (forse era l'Ingegnere?) ma non l'ho trovato. E mannaggia alla pupazza, col senno di poi quanto è illuminante questa constatazione? In questo blog, che è stata la MIA VITA per anni e anni, non trovarne facilmente menzione era una curiosità che, se avessi notato anche solo due anni fa, mi avrebbe risparmiato almeno 2 anni di infelicità. Ma va bene, è andata così.

Ho lasciato l'ingegnere, quindi. Sì, vivevamo tutte con lui, motivo per cui, come dicevo all'inizio, adesso sono seduta al tavolo della cucina della MIA nuova casa di Torino.

Non ho molta voglia di raccontare e ripercorrere ancora una volta tutta la genesi del cambiamento. Poco fa no visto i post che riguardavano il trasloco precedente, quello in cui ci siamo trasferite da lui. Molto carino quello in cui dichiaro che sarebbe stato l'ultimo trasloco della mia vita.

No. La vita mi ha insegnato che io posso pensare, desiderare, impegnarmi in tutto quello che voglio, ma poi come deve andare lo decide lei, senza nemmeno chiedere la mia opinione. L'unica mia possibilità è quella di accettarlo, e seguire il flusso, e cercare di starci a galla in questo flusso che scorre, senza annegare.

Da qualche mese avevo pensato di voler tornare a scrivere. Ho aperto word diverse volte, ma ho scritto qualche riga, mezza pagina, e poi basta. Mi sono convinta che non sono più capace.

Oggi pomeriggio, però, mi è venuto il dubbio se questo blog esistesse ancora, se fosse ancora online, e adesso che l'ho trovato ancora qui, ad aspettarmi con pazienza, mi è venuta voglia di riprenderlo in mano. Ma stavolta non farò il solito errore degli anni passati. Non mi prendo nessun impegno. Se mi andrà, tornerò a scriverci qui le cose strane che mi succedono (e sono parecchie), quelle che penso (e sono ancora di più) e le mirabolanti avventure di mia figlia e Woodstock, Matilde e Angelica, ché ormai le categorie a loro dedicate si chiamano così e così continueremo a chiamarle.

Magari si aggiungerà qualche nuova categoria di argomenti, chissà.

Per il momento chiudo e mi godo la soddisfazione di aver scritto molte più parole in questo post di quante ne abbia mai potute scrivere negli ultimi anni.

Sono tornata, forse.