23/12/24

Partite

 


da Genova. Arriviamo a Palermo domani mattina.

21/12/24

Affidarsi alle invenzioni degli altri

 Ieri pomeriggio, chiacchierando con una collega del corso di teatro, ho fatto una riflessione: le lezioni che mi piacciono di più sono quelle "su copione", dove c'è una situazione da analizzare e un personaggio da conoscere, capire, interpretare, ma sta tutto già scritto lì.

Lei, invece, si diverte molto di più nelle lezioni "di improvvisazione", dove c'è una situazione da analizzare e un personaggio da conoscere, capire, interpretare, ma devi crearlo tu.
La mia riflessione è questa: rispetto alla mia collega, ma probabilmente all'80% della gente che conosco, io faccio un lavoro dove devo costantemente improvvisare. Creo, immagino e poi modifico tutto "in corsa" a seconda del riscontro più o meno consapevole da parte degli allievi. Posso aver creato e studiato la lezione perfetta, provata e riprovata per bilanciarla, per renderla fluida e quant'altro, ma quasi sempre mi ritrovo a rimodulare le sequenze, aggiungere pezzi e toglierne altri, e succede sia durante le lezioni agli adulti che con i bambini.
"E adesso cosa m'invento?" è una frase che penso almeno 3-4 volte durante una lezione con gli adulti e 8-9 durante quelle coi bambini.
Per lavoro, io, improvviso costantemente.
E mi invento e rinvento personaggi da interpretare: sono di volta in volta accogliente, simpatica, severa, attivante, incoraggiante, rassicurante, entusiasta, empatica, comica, rilassante, spirituale, rigorosa. A volte anche tutto questo insieme, durante la stessa lezione da 50 minuti.
Ed è, ovviamente, ben diverso da chi fa un lavoro di scrivania, dove le procedure sono quelle e a quelle bisogna attenersi. Ci può essere un lavoro creativo, ma è comunque ingabbiato in regole e leggi ben definite.
Io la capisco, la mia collega, che almeno una volta la settimana vuole "inventare", vuole "esprimersi".
Ecco, io no. Io, almeno una volta la settimana, voglio avere dei confini stretti e ben definiti entro i quali muovermi, voglio mettere in scena, prestare il mio corpo, la mia mente e il mio spirito a qualcosa "creato da altri", dove la metto per un attimo in pausa la funzione "e adesso cosa m'invento?".
Per una volta voglio solo affidarmi alle invenzioni degli altri.

20/12/24

Tra meno di un'ora

 Tra meno di un'ora dovrò fare una telefonata.

Telefonerò ad una psicologa specializzata in adolescenza e le parlerò di Angelica.

La vita gioca spesso strani scherzi sfruttando la confidenza che abbiamo noi nell'uso delle parole. Sta spesso lì in agguato a tenderti il tranello, a rinfacciarti ciò che tu hai avuto il coraggio di dire o di pensare di te, degli altri. Quando ci definiamo, quando facciamo valutazioni su noi stessi, quando ci sentiamo un ca##o e mezzo, soprattutto, la vita se ne sta lì pronta a saltare fuori e farti sbattere la faccia contro una realtà che è ben diversa da come te la racconti.

Mi fa ridere abbastanza l'idea che questo blog si intitoli "Psychiatic help" e che poi, alla fine, siamo tutti in terapia. 

Certo, non sono sicura che quando l'ho creato, mille anni orsono, volessi davvero vantarmi doti che non ho. Non me lo ricordo più, sono passati così tanti anni.

Sta di fatto che tra meno di un'ora telefonerò a questa dottoressa e le spiegherò che mia figlia sta male, che da parecchio tempo ormai mostra segni sempre più evidenti di un forte disagio psicologico, e che io finora l'ho attribuito all'età, all'adolescenza che è sempre difficile e forse lo è ancora di più per questi ragazzini di oggi, che si sono vissuti una pandemia in una società che viveva nel benessere da troppo tempo per poter essere pronta ad affrontarla con competenza e maturità. Con l'aggravio anche di un vissuto storicamente già complicato. 

Se mi fermo un attimo a riflettere... Angelica ha vissuto a 3 anni e mezzo la separazione dei genitori, a 7 anni il trasferimento in un'altra città abbandonando di fatto gli affetti e i punti saldi familiari, ha cambiato 3 case fino ad approdare alla quarta e ultima, da pochi mesi, con il corredo di un'ulteriore separazione di quella sconsiderata della madre da un uomo che, per lei, era diventato un punto di riferimento.

Certe volte penso che mi va già di lusso che non si droghi.

18/12/24

Vecchie abitudini

 Da quando ho ritrovato l'amore per le penne stilografiche ho anche ripreso a scrivere a mano.

Scrivo un diario cartaceo quotidiano, dove parlo soprattutto di pensieri, ricordi, impressioni, in modo più intimo di quanto non potrei fare qui che è, comunque, una pubblica piazza.
E poi scrivo lettere. Un'intera raccolta di lettere d'amore indirizzate al Capitano e che, forse, non riceverà mai.

L'unico vero problema, adesso, è la mano, che negli anni è sempre più peggiorata e adesso mi si addormenta e urla anche quando scrivo poche righe.

16/12/24

L'immortalità

A casa dei suoi genitori, il Capitano ha trovato un diario scritto da suo bisnonno nel 1964. E' una raccolta di pensieri scritta a mano su un'agenda. 
Ogni giorno un tema.

Ecco, io credo che sia questa la vera immortalità: rivivere nella mente di un bisnipote attraverso parole scritte di proprio pugno più di 60 anni prima.

14/12/24

Il 75 ottobre

Sto arrivando letteralmente strisciando.
Giovedì mattina ero convinta di dover uscire di casa alle 9, invece dovevo iniziare la lezione a scuola alle 9.15. Non mi fermo da ottobre. Sto lavorando moltissimo, il che è decisamente un bene, ma sono anche molto stanca.
Ho l'ultima settimana e poi due settimane di fermo. Non me la sento di parlare di "vacanza", perché non lo è mai davvero quando torno a casa, e non parlo nemmeno di ferie perché quando non lavoro è più calzante dire che sono disoccupata. 
Ma va bene. Ho davvero bisogno di fermarmi.

12/12/24

Tre cose belle

 - La mia gatta che ha iniziato da pochi giorni ad accoccolarmisi addosso.

- Il ritratto che mi ha fatto Agata, una bambina di 5 anni, e dove sono ben visibili i "colpi di luna" naturali dei miei capelli.

- Lo sguardo e il sorriso del Capitano, quando si affaccia dalla porta di casa sua per vedermi uscire dall'ascensore.

11/12/24

Una vecchia mania

 


Tantissimi anni fa avevo una passione per le penne stilografiche, e un fidanzato che mi regalava gli inchiostri.

Poi la vita ci fa fare scelte diverse, cambia la scala delle priorità, cambia le abitudini...

Una delle caratteristiche del Capitano che mi hanno colpito da quando l'ho conosciuto, è la sua passione per le penne stilografiche. L'ha risvegliata in me al punto che me ne sono comprata una, e un'altra me l'ha regalata lui.

Mi piacerebbe riprendere a scrivere a penna su carta, con gli inchiostri bellissimi e coloratissimi, come facevo 25 anni fa. Vedremo.

08/12/24

La prima notte insieme

"Ne sei sicuro?"
"Sì, voglio che resti"

Ieri sera ho passato la notte dal Capitano.

Ho avuto due mezzi attacchi di panico, uno al mattino presto e uno mentre salivo in ascensore a casa sua, e poi poco fa, tornando a casa mia, ma tutto nella norma.

E' stato tutto molto bello, molto naturale, molto divertente. Io mi meraviglio ogni momento di più della assurda sintonia che ho con quest'uomo, anche nelle cose più sceme.
Io ho lavorato sia al mattino che al pomeriggio, sono arrivata a casa mia alle 18, mi sono resa presentabile, ho ficcato pigiama e spazzolino in una borsa e sono andata da lui, ma ero distrutta.
Lui è stato dolcissimo e accudente, esattamente come avrei desiderato. Dopo cena ha suonato la chitarra per me, alcune delle canzoni che gli fanno pensare a noi, ed io ho cantato con lui. E' stato meraviglioso.

Tenevo a stento gli occhi aperti ma non mi volevo perdere nemmeno un istante di quella notte che, parafrasando Hitch, spero proprio che sia "l'ultima prima notte".

Non ho dormito granché e non certo per quei motivi hard che è facile immaginare. Era l'ansia, l'agitazione, il letto nuovo, la situazione nuova. Ma abbiamo parlato molto, abbiamo riso tantissimo e ci siamo amati con leggerezza.

Di questo avevo bisogno: di leggerezza. Che non è certamente superficialità, ma è la capacità di ridere insieme, di guardarsi e prendersi senza paranoie inutili, senza aspettative, senza pensieri pesanti, con gioia e con il sorriso sulle labbra. E come va, va. Chissenefrega del risultato, l'importante è essere stati insieme, presenti l'uno per l'altro, a viversi reciprocamente.

Io sono innamorata persa.

07/12/24

Ritornare

Sono stata di nuovo a casa dell'Ingegnere perché lui è via e la cat sitter che baderà ad Elliot aveva capito che doveva iniziare sabato sera invece che sabato mattina. Lui è partito ieri pomeriggio quindi una capatina in casa per vedere se il gatto stava bene ci voleva. Per le mie lezioni coi mocciosi e con le famiglie dovevo passare da quella parte della città sono dunque uscita una mezz'ora prima.

Erano diversi mesi che non andavo in quella casa, ma non è stato tanto il tornarci che mi ha fatto male. Quella casa non l'ho mai sentita casa mia, e un motivo ci sarà stato.

Ciò che mi ha fatto male è stato il comportamento del gatto. E' bastato niente per riprendere il gioco da dove lo avevamo interrotto. Si ricorda ancora di me, si ricorda la modalità della nostra relazione, ma non mi ha voluto coccolare. Mi ha rincorso e si è fatto rincorrere, ma niente fusa e quando mi sono seduta sul divano, contrariamente a come aveva sempre fatto, non mi è salito sulle gambe.

Mi manca tremendamente.

La Miciuzza è dolcissima e affettuosissima, ma il "mio gatto" era lui Elliot. Mi mancano gli accoccolamenti che ci facevamo, le sue fusa interminabili, i suoi strusciamenti.

Lo confesso, ho pianto di nuovo dentro quella casa.

05/12/24

La coreografa

 Il giovedì pomeriggio tengo un corso di yoga aereo (con amache) per bambini e bambine.
In realtà le uniche due allieve sono due bambine di 9 e 10 anni, però va bene lo stesso. Si divertono, vengono con piacere, va bene così.

La settimana prossima faremo un piccolo "saggio". Niente di che, una breve sequenza che mostreranno alle loro famiglie su un sottofondo musicale da loro scelto. Manco a dirlo: hanno scelto Taylor Swift.

Le lezioni le teniamo in due in compresenza, sia perché ci vogliono 4 occhi per controllare le due esuberanti yogine, sia perché è stato un esperimento fin dall'inizio e nessuna se la sentiva di condurre la lezione da sola.

Per il saggio, però, ho preso in pugno io la situazione. E' venuto naturale e spontaneo ripescare nei meandri della memoria, a quando bambina di 10, 11, 12 anni facevo da coreografa per tutta la mia combriccola e mettevo in piedi uno spettacolo di balletto che nemmeno lo immaginate.

Ho sempre avuto lo spettacolo nel sangue, e basta poco per rievocare certe attitudini, anche a distanza di 40 anni.

04/12/24

Tu, di Umberto Tozzi

Ho scritto su facebook questo post:

"C'è una ragazza seduta accanto a me sul bus. Ha l'aria stanca, manda un vocale a qualcuno dicendo che ha appena finito di lavorare e che sta tornando a casa. Non so se il destinatario del messaggio sia qualcuno che l'aspetta a casa o no, ma dopo qualche messaggio di testo le arriva un video.

Lei sorride e magicamente il suo sguardo stanco si illumina. Fruga nella borsetta e recupera le cuffiette, le indossa e fa partire il video.
C'è un ragazzo che suona la chitarra, guarda e sorride alla videocamera.
Lei stringe il telefono tra le mani con fare protettivo, come se fosse il tesoro più prezioso. Non posso sentire il brano del video, ma il ragazzo sta anche cantando. Ascolto solo il respiro di lei accanto a me e quando glielo sento trattenere capisco che sta trattenendo anche il pianto. Sollevo il mio sguardo discretamente, anche se suppongo che in quel momento sono l'ultima persona a cui sta badando, e le vedo gli occhi riempirsi di lacrime e il viso accendersi di un sorriso pieno di gioia e di amore. Immagino che con quelle mani sul telefono, in quel momento, lei stia abbracciando quel ragazzo che canta e suona per lei.

Lui è concentratissimo per tutto il video, solo alla fine si rivolge di nuovo alla videocamera, sorride e mostra il plettro. A quel punto lei scoppia proprio in una risata allegra e scrive convulsamente qualcosa sulla tastiera.
Arrivo alla mia fermata, scendo e mi sento grata per aver potuto vivere questa dimostrazione che l'amore esiste ancora intorno a me, l'amore che emoziona, che fa ridere e piangere contemporaneamente.
 
Ho augurato loro di potersi abbracciare davvero al più presto. 
Secondo me se lo meritano."

Nessuno lo sa, ma in realtà quella ragazza sono io, e il video me l'ha mandato Il Capitano, dedicandomi una delle canzoni d'amore più belle della musica italiana, suonando la chitarra magistralmente, come sa fare, e cantando tutto timido e incerto, nonostante abbia una buona intonazione, come non lo avevo mai sentito fare.

Io sono innamorata persa, è inutile girarci ancora intorno, fingere che non sia così.

01/12/24

Il messaggio da decifrare

 In un solo pomeriggio, a distanza di pochi minuti l'uno dall'altro.


Ho rotto il plettro e una corda della chitarra.
Non mi sono arrabbiata in nessuno dei due casi, mi sono sentita ostacolata. C'era qualcosa da capire, è evidente.
Sono una musicista scarsissima, questo lo sanno tutti. Non ho mai avuto talento musicale, solo ostinata cocciutaggine ed è proprio su questo fronte che penso di dover indagare, chiedermi, capire, ascoltarmi.
Che cosa simboleggia/ha simboleggiato la chitarra, per me?

Indubbiamente è stato uno strumento di trasgressione e rivalsa. La musica è stato il mio mezzo di trasgressione e rivalsa, sempre. Sia come fruizione passiva che come azione attiva. 
Sono sempre stata trasgressiva nell'ascolto della musica. Ho sempre ascoltato e amato musica impopolare, cercando artisti e generi snobbati da tutti. Da brava sfigata quale mi sono sempre sentita, ho sempre cercato gli sfigati, soprattutto se - come me - erano incompresi.
Da qui la passione viscerale per i Pooh e per la musica classica e l'opera lirica. Dove diamine la trovavi negli anni '90 una quindicenne che ascoltava i Pooh, Cajkowskij e Verdi? COn chi mai avrebbe potuto socializzare? Con nessuno, e infatti così è stato.

A sedici anni, ormai decisamente vecchia per gli standard dell'epoca, sono riuscita ad ottenere dai miei genitori lezioni di pianoforte. 

Io non l'ho mai capito perché si opponevano così fortemente ad una mia educazione musicale, che cosa li spaventava. Il costo delle lezioni e dello strumento? Non lo so.
Andavo alle elementari quando chiesi di andare a lezione di pianoforte come faceva la mia compagna Letizia, ma niente da fare. Avevo 14 anni quando chiedi di andare a lezioni di chitarra, e ci andai per un paio di mesi, poi non mi ricordo nemmeno perché finì. Avevo 15 anni quando dissi che volevo studiare canto, ma no: le cantanti erano poco di buono (questo me lo ricordo benissimo). Finalmente a 16 anni ok per il pianoforte.

Sul discorso delle lezioni di canto mi ricordo anche un'altra cosa. Mi ricordo che i miei genitori mi fecero capire esplicitamente che era inutile prendere lezioni di canto che non avrei mai potuto / era opportuno che io da grande facessi la cantante, come invece avrei voluto. 
E' curiosa questa cosa, riflettendoci adesso. In pratica mi veniva concesso qualcosa solo per poteva portare un profitto, se poteva essere concretamente utile.

Quando mi chiederò di nuovo perché nella vita ho questo rapporto conflittuale con il piacere, devo ricordarmela questa riflessione. Una cosa che non si fa solo per il piacere di farla, per la gioia e la serenità che si prova nel farla, ma solo se può essere utile.

Ad ogni modo, la musica era la mia strada, avrei voluto fosse la mia strada. All'università volevo fare DAMS da quando andavo ancora al liceo, ma no: lettere moderne.
Poi, un po' come per le lezioni di pianoforte: ho avuto il permesso solo quando ormai era troppo tardi per trarne davvero qualcosa di buono.

Chissà perché i miei genitori erano così terrorizzati dall'idea che la musica potesse essere la mia strada, al punto da scoraggiarmi e ostacolarmi a tutti i costi, sminuendo i miei interessi.
Ricordo come mia madre non sopportasse che quando entrava in camera mia e mi trovava ad ascoltare musica non potesse rimproverarmi perché io stavo davvero studiando in quel momento.

Bene, alla luce di questa lunga premessa (che in questo momento mi sta scatenando un mezzo attacco di gastrite, ho proprio un pugno che mi stritola le viscere mentre sto scrivendo) credo che la chitarra abbia avuto l'infelice compito di assurgere a valvola di sfogo.

Io ho un approccio rabbioso e violento, devo ammetterlo. E la uso solo per cantare mantra che parlano di amore universale, eh! Mica per farci gli AC/DC.

Eppure evidentemente scatena sommessamente tutta la rabbia repressa che ho ancora nei confronti della negazione musicale che ho subito da ragazza.

Devo imparare la delicatezza, devo imparare ad essere gentile con la chitarra. Dove provare ad essere amorevole con quella ragazza di 14 anni che voleva imparare a suonare ma non gliel'hanno permesso.

E' vero che non si è opposta, ha subito passivamente senza lottare, senza imporsi, ma non pensava di poterlo fare, all'epoca. Ed io per prima cosa devo perdonarla.

Poi devo comprarmi una nuova corda e un nuovo plettro.

30/11/24

Sognare il matrimonio

 Ho sognato di sposarmi.

Lo sognavo spesso, quando doveva succedere per davvero, e la maggior parte delle volte era un sogno ansioso. C'era sempre qualcosa che non andava: non avevo le scarpe, ero in ritardo, Non avevo il vestito ecc.

Stanotte mi sono sognata sposa. Indossavo un abito bianco, lungo, morbido, di pizzo. Avevo i capelli sciolti e una ciocca appuntata su un lato con un piccolo decoro di fiori rossi. Ed ero tranquilla.
E' stata la prima volta che mi sono sognata sposa tranquilla.

Dovevo solo comprarmi il bouquet, ma niente di drammatico. Pagavo con satispay e il fioraio me lo preparava lì davanti. Non accadeva nulla di sbagliato, nulla di rischioso, non c'era nulla che non andava.

Ero serena, tranquilla. Persino felice.

27/11/24

La mamma peggiore del mondo

 Le mie figlie sono partire ieri per Palermo. Sono andate per una visita di Matilde, con l'occasione è andata anche Angelica e ne hanno approfittato per rivedere Schroeder che non lo vedevano da agosto.

Camminando per strada, oggi, mi sono sentita più leggera. C'era qualcosa di diverso, mi sentivo come mi sento di solito verso fine febbraio - inizio marzo, quando si comincia a notare che fa buio più tardi e c'è quella piccola felicità che rallegra l'animo.

Ecco, in realtà la mia leggerezza era dovuta al pensiero degno della peggiore tra le peggiori madri del mondo, di sapere che le mie figlie NON mi aspettavano a casa. Non avere il pensiero di cosa fanno in quel momento, chissà se hanno bisogno di qualcosa ecc.

Non mi azzarderei mai a dire che le mie figlie sono, per me un peso, ma di sicuro quando non ci sono mi sento alleggerita. Perché averle sotto la mia completa responsabilità per 11 mesi l'anno è impegnativo. E va bene che ormai sono grandi e tutto quello che vogliamo, ma è comunque impegnativo.

Tornano domani sera. Probabilmente farò persino in tempo a sentire anche la mancanza.

26/11/24

I cavalli in macchina

 Scuola dell'infanzia.

Propongo il riscaldamento cosiddetto "della corsa dei cavalli".
(Battendo con le mani sulle gambe facciamo il rumore dei cavalli che corrono e siccome è una corsa a ostacoli, al mio "tre" si salta e poi si riprende a battere con le mani per continuare a fare correre i cavalli.
È un gioco molto attivante, anche se si sta praticamente fermi sul posto, e alla fine sono sempre tutti molto accaldati e col fiatone)
Accanto a me c'è R. di 5 anni, che alla fine ansimando mi dice: "Maestra la prossima volta facciamoli andare in macchina questi cavalli".
Io li amo, non posso fare altrimenti.

24/11/24

La paura e la sicurezza

Erano passati circa due mesi e mezzo dall'ultima volta. Tra l'altro, dalla seconda delle due volte, la prima delle quali è arrivata a 13 mesi di distanza dalla precedente. Però era diverso. Quelle due volte era il corpo che urlava, stavolta c'era il cuore che batteva.

Ho pianto. Tremavo. E' stata quasi una prima volta, con l'ansia di non essere (più) capace, la paura di non sapere cosa fare, cosa dire.
A volte penso che il matrimonio è noioso, ma in fin dei conti è confortante sapere già tutto. Conoscere i gusti dell'altro, poterne anticipare le mosse.
Fare l'amore per la prima volta con una persona nuova è come camminare sulla superficie di un lago ghiacciato. Non sai mai se scivolerai e dove, non sai mai se e quanto regge il ghiaccio, fin dove puoi spingerti e per quanto tempo.

Ho pianto. Tremavo, ma sono stata abbracciata e confortata. E in quel momento, in quell'abbraccio, in quel calore ecc, io mi sono sentita al sicuro per la prima volta dopo chissà quanti anni.

Io non so se e quanto durerà, ma per il momento è bellissimo.

20/11/24

La cazziatrice di segreterie

 L'aspetto peggiore del lavorare coi bambini è il dover inevitabilmente avere a che fare con gli adulti.
Che siano genitori, maestre o personale di segreteria scolastica.

Questo è il quarto anno in cui lavoriamo nelle scuole, e quando penso di averle viste tutte, ce n'è sempre una nuova.

La burocrazia, poi, è veramente degna dei Vogon, ma gestita dal bradipo di Zootropolis. Ma una cosa che non sa, il bradipo, è che quando ha la faccia tosta di dire alla mia collega che non le ha ancora fatto il contratto perché non ha ricevuto la documentazione, NON sa che di questo aspetto me ne occupo io.
E quando la mia collega mi avvisa della cosa, io prendo il telefono e compongo il numero, poi mi faccio passare il bradipo e indico con precisione al secondo il giorno e l'orario in cui io ho mandato loro per email la documentazione.
E quando il bradipo accampa scusa e dice che riceve troppe mail e forse la mia gli è sfuggita e magari è meglio che gli mando di nuovo tutto quanto, NON sa che sta parlando con la più perfida delle perfide, yogicamente parlando, sempre!

"Capisco signora, ma io insisto che lei cerchi la mia mail del 21 ottobre perché per me è importante capire se il mio servizio di posta elettronica è attendibile o meno. Perché lei capisce che se io mando una mail sono sicura che venga ricevuta, e se questo non succede io ho un enorme problema da risolvere. Quindi, la prego, vuole provare a vedere se la mia mail è arrivata?"

E monto su il filtro "voce gentile" quando ringrazio per la conferma, mi sento più tranquilla, grazie, almeno adesso so che la mail funziona... e magari ne approfittiamo per vedere se tra gli allegati che ho mandato c'era già tutto il necessario? C'è tutto? Ottimo allora non c'è bisogno che io glieli mandi di nuovo, perfetto, grazie, buon lavoro a lei!

Lo dico sempre alla mia collega che dall'anno prossimo nel curriculum mi aggiungo tra le soft skill "Cazziatrice di segreterie scolastiche".

18/11/24

Il sorriso

 E' da ieri che sorrido come una scema.

In autobus stamattina ho ripensato a ieri pomeriggio e deve essermi comparso il più ebete dei sorrisi perché un tizio mi ha guardato come se pensasse "Ma che min##ia ci ride questa di lunedì mattina alle 7.45?".

Mi sento viva. 

17/11/24

E' successo

 E' stato inaspettato, spontaneo, naturale. Probabilmente nessuno dei due lo aveva mai davvero messo in conto eppure era evidente che entrambi lo desideravamo da tempo. Il Capitano ed io ci siamo baciati.

Ci siamo baciati alla fine di un lungo pomeriggio "normale" trascorso insieme, dopo due ore intere in cui abbiamo solo suonato la chitarra e fatto qualche chiacchiera nel frattempo.

E' successo quando stavo per andarmene, che per salutarlo l'ho abbracciato, come spesso succedeva negli ultimi tempi, ma durante quell'abbraccio qualcosa è stato diverso. Gli ho detto che ero felice di averlo incontrato perché il tempo che trascorro con lui è un tempo leggero e piacevole, e l'idea di conoscerlo mi fa sentire meno sola. Lui mi ha detto che sentiva la stessa cosa. E l'abbraccio continuava, e nessuno dei due faceva un minimo per staccarsi. E siamo andati avanti per minuti e minuti. Io ho sentito il mio cuore battere forte e sentivo il sua corpo respirare... da brava maestra di yoga, per finché ho potuto ho provato a sincronizzare il mio respiro con il suo, ed è stato molto rassicurante. 

E poi boh, cambi un po' la posizione delle braccia, ti aggiusti di qua, ti aggiusti di là... e ci siamo aggiustati labbra contro labbra.

E' stato dolcissimo, tenero. 

Io non credevo di riuscire ancora, a 46 anni suonati, di provare quelle sensazioni da primo amore adolescenziale. Me ne sono andata sorridendo e probabilmente non smetterò di sorridere nemmeno quando mi addormenterò.

Non ho la più pallida idea di cosa succederà adesso, ma una cosa è certa: è tutto diverso.
Con gli altri uomini degli ultimi mesi, ho poi avuto voglia di scappare e infatti sono fuggita dalle loro vite. Con il Capitano l'unica voglia di fuggire che ho è quella di ritornare da lui e ricominciare a baciarci.

Ma voglio viverla assolutamente con calma e senza nessuna aspettativa. Comu finisci si cunta, si dice dalle mie parti.

14/11/24

Il marpione

- Ciao *Lucy*
- Tutto bene?

- Ciao *Insospettabile Marpione*, qui tutto bene, grazie!
- Tu come stai?

- Bene bene. 
- Ti ammiro sempre appesa al soffitto (Si riferisce alle foto di yoga aereo che pratico da tre anni, ho iniziato a insegnare quest'anno e di cui pubblico le foto su facebook)

- E' una pratica molto intensa, non solo sul piano fisico, ma anche su quello emotivo.
- Se un giorno passi da Torino ti faccio fare una prova
- Se passo da Torino ti invito a cena
- Altro che prova

Hai capito il marpione...!








13/11/24

Cose da non dire a un'insegnante di yoga #5

 "Ma io devo per forza restare qui con voi?"

Sì, maestra di sezione. Devi.
Devi perché non puoi lasciare i tuoi bambini da soli con un'esperta esterna, ossia con una persona che non fa parte del personale scolastico.
Devi perché se io faccio lezione di yoga non posso occuparmi anche di eventuali pipì, litigi, nasi da soffiare ecc.

Devi perché io sono un'insegnante di yoga, e non una baby sitter che ti tiene impegnati i tuoi bambini mentre tu ti prendi un'ora di pausa.

11/11/24

Ci siamo rivisti

 Ho rivisto Il Capitano. Abbiamo passato un pomeriggio tranquillo, prima abbiamo fatto un giro alla festa di via del quartiere dove entrambi abitiamo, poi siamo andati a casa sua, mi ha offerto un tè verde e una fetta di pane con la marmellata di fragole, si è sfogato e aperto raccontandomi nei dettagli tutta la storia/ossessione con la sua ex, poi mi ha fatto ascoltare alcuni pezzi alla chitarra.

E' stato un bel pomeriggio, gliel'ho detto al momento dei saluti.

Anche se abbiamo parlato di situazioni spiacevoli, di emozioni spiacevoli, di quanto a volte sembriamo ricercare la spiacevolezza, in sua compagnia sto bene.

Chissà in che maniera siamo legati, lui ed io, perché è palese ed evidente che da parte di nessuno dei due c'è un intento sentimentale/romantico, ma insieme stiamo bene e ci facciamo compagnia.

Mi sento meglio.

10/11/24

Sotto il divano

 


Ho scoperto dove finiscono le penne e le matite che mi ruba la gatta. E i codini. E le graffette. E le viti. 

Aspè... le viti?!
Boh, se un giorno il divano cederà di schianto e finiremo col cuBo per terra premo il perché.

08/11/24

Io mi sono arrabbiata

Ho bisogno di dirlo, ho bisogno di scriverlo, ho bisogno di urlarlo.

Io mi sono arrabbiata con Il Capitano.

Qualche giorno fa mi ha scritto di aver sognato la sua ex, del quale crede di essere ancora innamorato, mentre secondo me ne è solo ossessionato. L'ha sognata, le ha scritto, le ha chiesto di rivedersi.

Siamo forse qualcosa, lui ed io? No.
Ma questa cosa mi ha fatto molto arrabbiare ed avevo bisogno di dirlo, di scriverlo, di urlarlo.

07/11/24

Il cuore (titolo provvisorio)

 Una volta ero brava a scrivere titoli. Addirittura quando scrissi il mio primo romanzetto, ero così fertile di titolismo da mettere un titolo ad ogni capitolo.

Gli altri romanzi - è storia - hanno visto i titoli assegnati da altri, nella fattispecie da Matilde, quando aveva circa un anno e mezzo.

Ho scritto un racconto, l'ho già revisionato abbastanza volte da non volerlo più leggere, perché ogni rilettura è lo spostamento dell'ordine di un soggetto e un verbo, oppure l'uso di un sinonimo, oppure l'aggiunta o la rimozione di una virgola. Insomma, ormai io non posso più farci molto per questo testo. Sono diventate 8 pagine, ma non hanno un titolo. Hanno un titolo provvisorio, che non mi piace nemmeno tanto.

E questa è una riflessione importante che mi viene da fare, perché il titolo è una sorta di "etichetta", e quel racconto così fortemente autobiografico un titolo non ce l'ha. Quasi come se io stessa non riuscissi ancora a definire me stessa.

Forse non sarà un grande prodotto editoriale, ma una bella spalmata di pomata terapeutica questo racconto me la sta dando.

04/11/24

Mariti moderni

 Per strada:
"Guarda quella, com'è conciata"
"Si vede che suo marito non la controlla prima di uscire di casa"

Ci sono momenti nella giornata, e nella vita in generale, in cui mi sento catapultata fuori dalla mia dimensione spazio-temporale. Ad esempio quando ascolto, casualmente, un simile scambio di battute da parte di due uomini che non potrei definire giovani, ma nemmeno dell'età di mio padre.

Ecco, questa cosa mi spaventa. Questa cosa dell'ignoranza becera e ottusa ben nascosta dentro gli insospettabili. 

Il cinquantenne che potrebbe essere il cassiere al supermercato o l'agente immobiliare o il professore di latino.

Il mondo fa schifo, certe volte non riesco a convincermi del contrario.

02/11/24

Scrivere. Di nuovo.

 Ho ricominciato a scrivere. Così, de botto e senza senso.

Questa cosa dello smalto sulle unghie ha fatto l'incantesimo. La solita magia di quando, poi, ho scritto qualcosa: la prima e l'ultima frase che si formano nella mia testa.
Poi tutto quello che ci sta in mezzo è solo da lasciar scorrere e assemblare.

Ieri sera ho iniziato intorno alle 21 e ho finito all'una di notte. Ho scritto 6 pagine fitte.
Oggi pomeriggio ho fatto la prima revisione e le pagine sono diventate 7.

Non so cosa diventerà, al momento lo possiamo considerare un racconto. Di ispirazione autobiografica, ma c'è anche molta fantasia... forse qualche desiderio inconfessato.

Sta di fatto che da ieri sera questa storia mi gira per la testa, come ai bei vecchi tempi, quando mi affacciavo alla finestra e pensavo e creavo e scrivevo con la mente prima di precipitarmi al pc e scrivere per davvero.
Dicevo che mi sento in un momento di trasformazione. Aggiungo: mi sento in un momento di ritorno alla vita e alla vitalità.

31/10/24

Lo smalto sulle unghie

 Mi sento in una momento di grande trasformazione, questo si sarà capito.

Sono passata dal desiderare di essere invisibile, eccetto che nel mio lavoro, al ricominciare ad avere attenzione sul mio aspetto fisico. Non parlo di "cura", perché la cura di me non l'ho mancata mai. Parlo di attenzione all'aspetto fisico.

Da qualche mese avevo saltuariamente ripreso a truccarmi. Niente di che, un po' di mascara. L'estate torrida ha spazzato via tutto, perché facendo mille docce al giorno era impensabile anche truccarsi e struccarsi. Da qualche settimana ho ricominciato. Magari non mi trucco sempre, non tutti i giorni, ma ho ripreso a farlo soprattutto quando lavoro coi bambini (con gli adulti un po' meno).

E oggi ho rimesso lo smalto sulle unghie.

Non saprei menneo dire da quanto tempo avevo smesso, né il perché. Ho persino il dubbio di aver smesso quando mi sono trasferita a Torino... boh? Forse non lo ritenevo consono al mio lavoro di tata? Dovrei andare a recuperare qualche fotografia per vedere, perché davvero non mi ricordo.

In ogni caso, sta di fatto che ho ricominciato. In questo mi sono venute in aiuto le mie figlie... perché io di smalti non ne ho davvero proprio più.

Adesso sembrerà una cosa sciocca, ma con le unghie rosse mi sento incredibilmente femminile. E mi chiedo perché mai io un giorno abbia deciso di smettere.

Non lo so. Ci sono state tante cose che, un giorno, ho inspiegabilmente smesso di fare. Però adesso, poco a poco, sto riprendendo a farle. Credo sia un buon segno.

29/10/24

La piccola passeggera innocente

 "Io mi chiamo Lucy", ho detto stamattina alla ragazzina seduta sul sedile passeggero della macchina che ostruiva il passaggio per la mia macchina.

Mi è sembrata l'unica cosa sensata da dire, mentre - dopo averle chiesto il permesso - sono entrata nella sua macchina, mi sono seduta al sedile del guidatore, ho messo in moto e fatto un metro in retromarcia per liberare lo spazio per poter passare io con la mia macchina.
Che altro avrei potuto fare? Era stata lasciata lì da sola, dentro una macchina in doppia fila, insieme al telefono del guidatore che lei aveva provato a chiamare per almeno 3 minuti cronometrati con l'orologio, il mio.
Avrà avuto 15 o 16 anni.
"Io mi chiamo Alessia" mi ha risposto, e poi si è profusa in mille scuse. "Io non so ancora guidare", ha aggiunto.
"Non ti preoccupare, abbiamo risolto", le ho detto sorridendo.
Poi ho sperato che chi l'aveva lasciata in macchina mi desse il tempo di andarmene prima di ritornare, perché la piccola Alessia di 15 o 16 anni non aveva nessuna colpa, ma chi guidava la macchina e l'aveva lasciata lì me lo sarei mangiato così, crudo e scondito, che da vegetariana mi trasformavo in cannibale senza che nemmeno se ne accorgesse.

27/10/24

Una gioia

 Lo chiameremo Il Capitano, e ci metto pure l'articolo.

L'ho conosciuto online diversi mesi fa. E' uno scrittore, è un musicista, è un nerd. E' anche un ingegnere, ma non si può avere tutto nella vita, ed evidentemente io ho un samskara ancora in sospeso con gli ingegneri.

E' un mio amico.

E lo sta diventando per davvero, in una relazione così anomala che soltanto io potevo averla. Ci scriviamo quotidianamente, ci raccontiamo le nostre cose, ci teniamo compagnia a distanza. Ogni tanto ci incontriamo, all'incirca due-tre volte al mese perché gli ho chiesto di aiutarmi a migliorare nel suonare la chitarra. Poi, ovviamente, è anche un pretesto per vedersi e scambiare due chiacchiere di persona.

Non è amore, anche se forse ad oggi è il sentimento che più di tutti gli si avvicina. Non c'è nemmeno troppa attrazione fisica. Io lo trovo un bel ragazzo, ma non ci faccio i "sogni". Lui mi trova attraente, ma non riesce a scindere il corpo dal cuore, ed è ancora fortemente innamorato della sua ex.

Sì, in realtà un "approccio" c'è stato qualche settimana fa, ma non ha portato a niente, quindi è evidente che non è quello il nostro destino. 

Però insieme stiamo bene. Il tempo che trascorriamo insieme scorre velocemente, parliamo tanto, ridiamo, ci arrabbiamo, ci confidiamo.

Lui mi insegna a suonare la chitarra, ed io lo sto davvero facendo. Ho scoperto che posso sul serio imparare a suonare la chitarra, al di là dei 4 accordi che mi servono per il kiirtan. E cantiamo anche.

Alla lezione di oggi c'è stato un momento in cui mi sono sentita felice, dopo tantissimo tempo che non mi capitava, ed è stato proprio durante un "duetto" con lui. Stavamo suonando e cantando "La canzone del sole", ed eravamo ben accordati e sincronizzati.

Non è amore, anche se forse ad oggi è il sentimento che più di tutti gli si avvicina. E oggi, con lui, mi sono sentita ancora capace di essere felice.

25/10/24

Cose da non dire a un'insegnante di yoga #4

 Io, parlando con la mamma di un mio piccolo allievo: "Bene, mi dai il tuo numero di telefono?"
Lei: "Certo... #######"

Lui: "...e ai papà non lo chiedi il numeri di telefono?"

Io l'ho sempre detto che la parte più difficile del lavorare coi bambini e dover avere a che fare con gli adulti.

24/10/24

Le cose che mi mancano di te

 In effetti ridevamo spesso. Anche se ero io, per lo più, che ti facevo ridere per le mie mille idee strampalate e le duemila pazzie che ne derivavano.

Mi manca la certezza di tornare a casa con qualche aneddoto irritante da raccontare, su genitori, insegnanti, personale di segreteria scolastica ecc, ed essere certa che tu mi avresti ascoltato.

Mi manca la sensazione di farti sentire utile, importante e indispensabile quando, arrivati alla pompa di benzina automatica, fermavo la macchina e ti dicevo "Il pieno, grazie" e tu sorridevi, scendevi e facevi il pieno, tutte le volte.

Mi manca la tranquillità che alla cena delle ragazze pensavi sempre tu, e talvolta anche al pranzo quando lavoravi da casa, ed io ti dicevo che eri ossessionato, che loro potevano anche cavarsela da sole, ma adesso che spesso devono cavarsela da sole, mangiano solo piadine con la filadelfia e uova a occhio di bue.

Mi manca che quando tornavi a casa dopo una giornata pesante mi chiedevi un abbraccio.

Mi manca la certezza che quando avevo un problema tu avevi spesso la soluzione.

Mi manca il tuo gatto, che doveva essere mio, che lo avevo voluto io, l'ho cercato e adottato io ed ha pure il mio nome e numero di telefono impressi nel microchip, ma ha scelto te dopo 24 ore che era in casa con noi.

In effetti ci volevamo bene. Ma a quanto pare non era sufficiente per dare un senso ad una vita insieme, ad una convivenza.

23/10/24

La telefonata

 E comunque, quando usate il telefono di lavoro per chiamare l'insegnante di yoga e avere informazioni sui corsi per bambini, ricordatevi che, per quanto una possa avere la coscienza pulita specchiata e immacolata, a vedere arrivare una telefonata da certi intestatari un accenno di batticuore e sudorazione fredda la può avere facilmente chiunque.



22/10/24

Che nostalgia! Che tempi!

 Una cosa buona di un trasloco fatto in fretta è che quando cerchi qualcosa di non fondamentale importanza, non hai idea di dove l'hai infilata nella fretta e nella furia di sgomberare la casa nuova dagli scatoloni. Ti ritrovi, dunque, a frugare lì dove hai messo le cose-che-poi-glielo-troviamo-un-posto e scovi certi reperti archeologici che non ricordavi nemmeno di avere ancora con te, e invece scopri che hanno letteralmente attraversato gli oceani del tempo e dello spazio.

E così ritrovi la targa di premiazione del concorso letterario del liceo, quando hai vinto. E appena guardi la scatola riemerge dai meandri della memoria l'immagine di te, piena di orgoglio, che inserisci dentro la confezione una copia della poesia che è stata premiata. Apri la scatola, sollevi il supporto della targa ed eccolo lì, un foglio di carta ripiegato. Lo apri e riconosci facilmente i tipi della macchina da scrivere Olivetti di tuo padre, elettrica quindi modernissima, con la quale hai dattiloscritto quella poesia per presentarla al concorso. Era l'anno scolastico 1995/1996.
Che nostalgia! Che tempi!
Quindi decidi di approcciarti al testo e rileggere la poesia.
Mentre la leggi le parole ti vengono automaticamente richiamate in mente: dopo 29 anni potresti ancora recitarla a memoria.
Che nostalgia! Che tempi!
La rileggi.
Ti soffermi un attimo a riflettere.
Ti ricordi esattamente tutti i turbamenti interiori ed esteriori che te l'hanno ispirata, tutti gli sconvolgimenti emotivi di te diciassettenne, adolescente sfigata e disadattata della provincia palermitana, piena di brufoli, paranoie di tutti i tipi, disagi assortiti e altre amenità simili.
E poi ti dici: ma quanto fa schifo sta poesia?!
Eppure te l'hanno premiata.
Forse eri raccomandata, oppure eri l'unica a partecipare.


21/10/24

Forse sono rotta

 Certe volte non riesco a capire se sono io che non riesco a notare la mia "stranezza", semplicemente perché la vivo da dentro, oppure se in realtà è tutto normale così, e le mie caratteristiche appartengono alle normali peculiarità individuali di ciascuno di noi.

La mia "stranezza" è che sono dissociata tra il corpo e il cuore. Mi affeziono senza desiderare; desidero senza amare.

Inutile mentire: da qualche mese ho avuto un po' di "storielle". Giusto per ingannare il tempo, giusto per riprendere l'attività, giusto per non dimenticarsi di come si fa, dato che la mia ultima crisi sentimentale mi ha ingabbiato per più di un anno e mezzo di assenza totale di quel genere di roba.

Mi ero persino convinta di riuscire a rinunciarvi del tutto, tanta era la non voglia di chiudere quella relazione. E no, non sono mai stata capace di fargli le corna.

Da quando ho lasciato quella relazione e quella casa ho avuto alcuni incontri. Due sono andati "fino in fondo", ma si sono fermati lì. Uno l'ho bloccato io prima che potesse incamminarsi ancora su quel sentiero. Un altro è ancora lì in sospeso. Lui mi corteggia come un pazzo, come non sono stata corteggiata mai in vita mia, ma non so. Non capisco se è semplicemente un collezionista o se è un pazzo. Di sicuro io non voglio essere una collezionista, e siccome non sono per niente coinvolta sentimentalmente, a parte quella comprensibile affezione che può nascere quando ci si comincia a frequentare, a parlare, a raccontarsi... no, non credo che concluderò. Però, dannazione, il mio corpo reagisce. Reagisce eccome. Chattare con lui è come vivere una sessione costante di preliminari. Va a sollecitare la mia vanità, il mio ego. Il mio volermi sentire desiderata, cosa che raramente mi è capitata in vita mia, e forse le uniche due volte è stato con un uomo che per giunta era ancora sposato, quindi non se n'è fatto ovviamente nulla.

Ma com'è possibile che la mia mente dice "Che idiota!" e il mio corpo commenta "Oh, sì!"

Si guarisce da questa forma di dissociazione? Perché sento proprio una rottura dentro, come se fossi composta da due metà distinte e separate che stanno insieme solo per la sottile guaina di pelle che le contiene.

Il cuore, poi. Quello ormai è fermo da anni.

18/10/24

Cose da non dire a un'insegnante di yoga #3

"Sono di recente ingrassata: oltre a rilassare, lo yoga fa anche dimagrire? E a 77 anni si può cominciare?"

Quello che ho risposto: "Lo yoga è per tutti. Non c'è problema per l'età, per il peso, per lo stato generale di salute. È la pratica che si adatta al praticante e non viceversa come può succedere con altre attività. Poi le dico che secondo me dipende moltissimo dall'insegnante, se sa prendersi cura o meno del singolo allievo. Per rispondere alla sua domanda, però: no. Lo yoga aiuta a riprendere contatto con il proprio corpo e le proprie emozioni, sul piano fisico preserva e migliora la flessibilità delle articolazioni, ma per quanto possa essere anche, a volte, faticoso non fa certamente dimagrire"

Quello che avrei voluto rispondere: "Per rilassarti e dimagrire bevi solo camomilla per un mese e otterrai il risultato" (Ma non sarebbe stato yogico)

17/10/24

Le barzellette

 Che fine hanno fatto le barzellette? Come mai non se ne raccontano più?

Questa riflessione la facevo qualche giorno fa, pensando alla metafora "cose da Pierino" con cui avevo definito il comportamento di una persona. I ragazzi di oggi sanno chi è Pierino? Capirebbero il significato di fare una cosa "come Pierino"?

Oggi si ride per i meme e per i reel che ci inviamo costantemente. E' cambiato l'umorismo, è cambiato il modo di ridere e di far ridere gli altri. Boh, non so se questa cosa mi piace.

16/10/24

Il piacere dell'inutilità

 Oggi ho fatto una riflessione. Siamo abituati a vedere e valutare ogni ogni cosa in base alla sua utilità. E anche quando non sembra, in realtà stiamo ugualmente cercando uno scopo, un obiettivo, un motivo valido. Anche delle attività che consideriamo futili e rilassanti. Fosse anche solo "per rilassarci", quello è già un fine, un obiettivo da perseguire.

Non di certo tutta la vita, ma io penso che sia importante che ognuno di noi si conceda ogni tanto il lusso dell'inutilità. E tanto più all'interno di un contesto finalizzato e finalizzante, ancora di più è importante concedersi l'inutilità.

Siamo abituati ad essere efficienti, a ottimizzare, a creare profitto, a fare cose utili. Ma la vita è una sola, e bisogna anche essere capaci di godere del momento presente e inutile.

14/10/24

Cose da non dire ad un'insegnante di yoga #2

"Ma poi qualche volta ce la porti qui a lezione la tua gattina?"

(A scanso di equivoci, la domanda non mi è stata posta da un bambino)

13/10/24

Urge una soluzione felina

 La scorsa settimana la mia gatta si è arrampicata sul mobile dove tengo l'agenda e la penna blu e si è messa a giocare con quest'ultima. L'ha fatta cadere per terra e rotolare, ci ha giocato a catturarla, nasconderla, riprenderla e alla fine la penna è sparita.

Ed era la mia penna preferita.
Da quel giorno, vicino all'agenda ho messo una penna rossa, ed ho usato quella per scrivere tutti i vari nuovi impegni.
Stasera la gatta si è di nuovo arrampicata sul mobile, è andata verso la penna rossa ed ha iniziato a giocarci. "Ottimo!" ho pensato "Così ci giocherà come con la penna blu e almeno posso scoprire dov'è andata a finire".
La gatta ha fatto cadere la penna rossa per terra, l'ha fatta rotolare, ci ha giocato a catturarla, nasconderla, riprenderla e alla fine anche la penna rossa è sparita, inghiottita dalla stessa voragine della penna blu.
Da domani passo alla penna verde, ma giuro che la incateno al mobile.

11/10/24

Quarantasei e diciassette

 Questi sono gli anni che compiamo, oggi, questo blog ed io.

Certe volte ci penso. In pratica questo posto è la mia autobiografia, ma non solo. Il mio diario, ma non solo. Il mio romanzo di formazione, ma non solo.

E' proprio il supporto psichiatrico per chi mi conosce. Qui dentro ci sono tutta io, con tutti i cambiamenti, le evoluzioni e involuzioni che ho avuto in 17 anni. Non lo faccio, ma scommetto che se tornassi a leggere i post del 2008 o del 2010 o del 2014 che ne so, probabilmente non mi troverei più d'accordo con me stessa.

Chissà quanto durerà ancora.

Nel frattempo, auguri a noi.

09/10/24

Scene di ordinaria follia

 Sono sull'autobus. Deve aver saltato una corsa in precedenza, perché è stracolmo. Dopo 4 fermate non riparte. Ricevo una telefonata, mi distraggo, solo quando chiudo la conversazione mi rendo conto che siamo ancora fermi e chiedo alla ragazza accanto a me cosa stia succedendo.

"L'autista se n'è andato" risponde. Come se fosse la cosa più normale che possa succedere quando si decide di usare i mezzi pubblici.

Vedo arrivare un altro autobus dietro, della stessa linea. Scendo e mi preparo a salire sull'altro, dato che, visto che si muove, quello l'autista ce l'ha. Subito dietro c'è ancora un altro autobus, ma è di un'altra linea.

La fermata è strapiena di gente, non sono l'unica ad aver avuto quell'idea. Avvicinandosi, però, notiamo che l'autobus è vuoto, e accanto al numero della linea c'è la scritta "Fuori servizio", dunque la scena madre.

Una signora scende dal marciapiede e va sulla strada, brandendo una stampella e inveendo contro l'autista "Eh no, eh! Non si fa così" e mentre l'autobus devia sull'altra corsia per evitare di metterla sotto, lei continua a stillare "Ma dove ca##o vaaaaaaaaaaaaaai!".

Parte la risata collettiva degli astanti, un po' per la scena, un po' per esorcizzare la situazione.

L'autobus dietro è di una linea che può parzialmente portarmi a destinazione. Salgo anch'io, ancora ridendo.

08/10/24

Il corteggiatore

 Ho un corteggiatore.

Ma un corteggiatore di quelli veri, di quelli classici, che ti dicono apertamente che gli piaci, che ti invitano a uscire, che ti telefonano per chiacchierare, che ti fanno i complimenti.

Io un corteggiatore non l'ho avuto mai, questo è uno dei più grandi problemi della mia vita fino ad adesso. Non sono mai stata corteggiata in maniera classica, e sono sempre stata io a condurre le relazioni nel bene e nel male. Questa cosa mi destabilizza, non so come comportarmi. Ho sempre avuto di me l'idea di una persona che non sarebbe mai stata corteggiata, perché non abbastanza bella, non abbastanza interessante, non abbastanza desiderabile. Ho sempre pensato che gli uomini che stavano con me lo facevano soltanto perché non avevano di meglio da fare, non avevano donne migliori a portata di mano o anche famiglie migliori. La mia prima vera storia, secondo me, era basata esclusivamente sul fatto che la mia famiglia piacesse al mio fidanzato (che non stava bene nella sua) piuttosto che piacergli io, e non a caso per anni e anni dopo la fine della nostra relazione ha continuato a sentirsi con qualcuno dei miei familiari. 

Nemmeno mio marito mi ha mai davvero corteggiato. Io ero pazza di lui, non ne aveva nessun bisogno. D'altro canto appena è arrivata un'altra a corteggiarlo lui non si è fatto troppi problemi a darle corda.

L'Ingegnere non mi ha corteggiato. Forse una delle volte intermedie in cui ci siamo lasciati mi aveva regalato dei fiori nell'anniversario di quando ci eravamo conosciuti, ma poi basta. Era uno che dimostrava i suoi sentimenti in modo molto misurato e senza gesti eclatanti.

Da quando ci siamo definitivamente lasciati, ho rifuggito come la peste i coinvolgimenti sentimentali. Ammetto di aver accettato un paio di coinvolgimenti di altra natura, ma proprio per la loro natura effimera e basata solo sul momento presente, non c'era alcuna base su cui presupporre un futuro, e sono finiti lì.

Io un corteggiatore non l'ho avuto mai prima di adesso, e questa cosa mi mette paura, perché non so come comportarmi.

05/10/24

Il MIO corso

Ieri sera è iniziato il MIO corso di Hatha Yoga. Nell'ultimo anno avevo già fatto lezione di yoga agli adulti, ma solo per prova, per "tirocinio" e per sostituire la mia insegnante. Stasera, invece, gli allievi (pochissimi ma preziosi) erano lì per me e sotto la mia assoluta responsabilità. Il progetto del corso, il focus della lezione, l'asana apicale, l'obiettivo e il filo conduttore sono stati quelli MIEI.

Ci ho pensato per tutta l'estate a questo corso, me lo sono immaginato, provato, ripetuto e ripetuto raccontandomi in mente le parole per guidare gli allievi, gli spunti di riflessione da proporre. Ho sperimentato le transizioni, gli esercizi preparatori e tutti i pranayama (e finalmente ho imparato a guidare Nadi Shodana, che avevo invece miseramente cannato proprio durante l'esame alla fine della formazione, mannaggia a me!).

Questo corso l'ho pensato io, in questo corso ci sono io.

E sono tornata alle origini, le mie.
Dopo tanti anni, tanti insegnanti, tanti stili, ho concluso la lezione con il canto di un mantra, come faceva spesso la mia prima insegnante, quella che mi ha dato l'imprinting dell'Hatha Yoga. E non a caso, ho scelto il mantra "Baba Nam Kevalam", che è il mantra per eccellenza dell'Ananda Marga, la tradizione spirituale che seguo, in quella versione "a cappella" dolce e semplice che cantavamo al centro yoga. Gli allievi si sono lasciati guidare anche in questo, e alla terza ripetizione si sono uniti a me nel canto.

Mi è sembrato *non* di chiudere un cerchio, perché non vedo la vita come cerchi che si chiudono, bensì come una nuova spira nella spirale evolutiva dell'esistenza.

Stasera è iniziato il MIO corso di Hatha Yoga. Si è creato un nuovo giro di spirale. E nonostante fosse tutto diverso da com'era, mi è sembrato di tornare a casa.

04/10/24

Ottimismo inspiegabile

 E' un periodo calante.

Ho ricominciato a lavorare, ma non ancora appieno. L'incertezza l'indefinitezza della mia condizione lavorativa è sempre la mia più grande fonte di apprensione. Da qualche parte, però, c'è sempre quel piccolo barlume di ottimismo: in qualche maniera si farà. Magari non mi è sempre chiaro quale sia la "maniera", però non riesco a non crederci.

Non so se la mia "fortuna" sia quella di avere fortuna oppure quella di avere questa piccola lucina di ottimismo sempre vivo.

01/10/24

La rabbia inespressa

 E' tornata nei miei sogni la rabbia inespressa.

L'evento scatenante e traumatico a quale non riesco a reagire né a controbattere. La paralisi del corpo e della voce.

Non mi capitava da anni. Ci voglio riflettere per capire cosa è cambiato o cosa si sta riproponendo al punto che sono tornata a fare questi sogni angoscianti.

Casomai mi fossi illusa di poter riposare sugli allori.

29/09/24

Peggio dei pregiudizi, ci sono i giudizi fuorviati

Talvolta mi capita di incontrare persone con giudizi negativi sullo yoga per bambini, perché una loro precedente esperienza è stata deludente, noiosa, poco interessante per il bambino e quindi basta, viene relegato nella categoria delle esperienze da non ripetere.

Mi è capitato ieri, durante la lezione aperta di yoga per famiglie dove la bambina di 6 anni, alla domanda della mamma "Vogliamo fare lo yoga?" ha tassativamente risposto "NO!".
E la mamma, un po' mortificata, ha giustificato la risposta secca della figlia raccontandomi di un'esperienza precedente che, appunto, non è piaciuta a nessuno.
Io rispondo sempre che esistono tanti modi di portare lo yoga agli altri quanti sono gli insegnanti che lo fanno.

La mamma si è convinta a riprovare, la bambina invece mi ha guardato in cagnesco per i primi 30 minuti, sforzandosi di non divertirsi, di non sorridere, di non partecipare, di non dare soddisfazione alla mamma che l'aveva costretta, né a me che la stavo facendo divertire nonostante lei avesse detto che non voleva farlo.
Tra le situazioni che preferisco in assoluto c'è proprio vedere l'enorme sforzo che alcuni bambini fanno per non sorridermi durante le mie lezioni.

Tra colleghe spesso ci incoraggiamo dicendo che la differenza tra chi ha avuto una formazione valida e consolidate esperienze si vede, e alla fine poi è l'allievo che sceglie l'insegnante con cui si trova più a suo agio, però a volte, oltre alle normali difficoltà della vita, ci ritroviamo a scontrarci con l'incompetenza di chi c'è stato prima di noi creando pregiudizi anche nei nostri confronti.

(E tralascio gli ottusi e bigotti pregiudizi negativi a priori, della serie "Noi siamo *nome di una certa religione che non dirò*, nostro figlio non ha bisogno di fare yoga")

26/09/24

La voce interna

 Io ho una voce, cavernosa e intima, che ogni tanto ci tiene a manifestarsi e sussurrarmi al cuore. Alla bocca dello stomaco. Secondo me a volte parla anche con le mie ginocchia, altrimenti non piangerebbero così come, invece, fanno.

Credo che sia sempre lì, in realtà. Semplicemente se ne sta in silenzio, o a fischiettare con finta allegria e noncuranza. Sta in ascolto e aspetta. Aspetta il momento giusto, e quando arriva prende fiato e comincia a sussurrare.

Ma che stai facendo? Ma quanto sei scema. Ma che ti credevi di fare? Pensavi di poterci riuscire? Che scema, come hai potuto pensare di riuscirci, ma non ti vedi? Guardati. La più scema tra le sceme. Hai solo inopportuni grilli per la testa. Vuoi fare quella grande, quella brava, quella autodeterminata, quella autonoma e indipendente. Tzè. Non ne sei capace, e lo sai, lo sai da una vita. Sei solo scema e collezioni scemenze una dietro l'altra. Ma che ti credevi? Di poter davvero fare quello che sognavi di fare? Che scema. Hai solo deciso deliberatamente di rovinarti la vita. Che motivo avevi di mandare via di casa tuo marito? Dovevi tenertelo, altroché, dovevi startene lì al sicuro e sopportare, sopportare tutto, il non amore, l'anaffettività, l'infedeltà, tutto, ma almeno eri tranquilla, eri al sicuro. Adesso stai lì a disperarti, ma se restavi lì, zitta a sopportare, a quest'ora era tranquilla e serena con una vecchiaia magari mediocre ma sicura. La pensione ce l'avevi assicurata. Quella di tuo marito, ovvio, ma era sicura. Dovevi solo stare zitta e sopportare, invece no, ha voluto fare l'emancipata. Toh, eccoti l'emancipazione, che stai a contare i centesimi quando vai al supermercato.
Non ti piaceva più tuo marito? Va bene. Eri anche ancora giovane e piacente, e tutto sommato ci poteva anche stare un altro sbuffo audace, un'alzata d'ingegno interessante. E in fin dei conti sei stata fortunata. Eri stata fortunata. Ma scema come sei non lo hai capito, non hai saputa capire che grande fortuna avevi avuto a trovare l'altro, l'Ingegnere. Hai avuto una seconda possibilità, potevi stare con una gamba accavallata all'altra e dormire tra due cuscini di piume, e invece no, la scema. Non dovevi fare altro, ancora una volta, di stare zitta e sopportare, ma niente, sei così scema che non ci riesci proprio. E ora fai la disperata con l'ansia. Potevi vivere in una prigione dorata per il resto della vita, che ci voleva? Bisognava solo pazientare. Avevi trovato un uomo buono che si era accollato non solo te, ma persino le tue figlie, ma dove diamine lo trovavi un altro così? Ma tu no, scema come sei hai di nuovo mandato tutto all'aria. Stavi morendo, dicevi. Perché adesso sei forse viva? Ma ti vedi? Non dovevi fare altro che restare lì, ferma e immobile, e sopportare. E invece no, la solita scema di sempre ha voluto rovinare tutto, ribadire la sua capacità di farcela. Ma farcela a fare cosa? Scema che sei, a morire di fame? Ora ti fai venire l'angoscia quando il commercialista ti guarda con occhi di pietà e tu stai a dirti che non è colpa tua. Sì che lo è, invece! Avevi avuto un'altra occasione per passare una mediocre vecchiaia da benestante, lo sai che l'Ingegnere stravedeva per te, non ti ha mai fatto mancare niente e mai avrebbe smesso di farlo. Ma tu no, scema come sei, hai preferito lasciarlo. La libertà! Ha! La libertà! La libertà di che? Di non avere una prospettiva futura? La libertà di doverti adesso ammazzare di lavoro per arrivare a fine mese? E quando sarai vecchia, di cosa sarai libera? Di morire da barbona sotto un ponte? Scema che non sei altro. Sì, adesso respira, respira con le tue tecniche stupide per mantenere la calma e la consapevolezza.
Tanto questa sei: una scema. E lo resterai per sempre.

Io ho una voce, cavernosa e intima, che ogni tanto ci tiene a manifestarsi e sussurrarmi al cuore, alla bocca dello stomaco, alle ginocchia. Sceglie il momento in cui sono più vulnerabile, prende fiato e comincia a sussurrare. L'unico modo efficace che ho trovato per non sentirla è cantare a squarciagola. A volte funziona, qualche volta no. E' da un po' di giorni che è no.


22/09/24

La spirapolvere

 Io: "Angelica, per favore, dai una passata di aspirapolvere?"

Lei: "Di che cosa?"
"Di aspirapolvere"
"No, come hai detto prima?"
"Una passata di aspirapolvere"
Mi guarda con lo sguardo tipico di quando non sa se scoppiare a ridere o disperarsi. Fa entrambe le cose contemporaneamente.
"Sentiamo...", le dico pronta a ricevere una risposta che mi farà venire la tentazione di sbattermi la testa sullo spigolo della libreria.
Quanti anni avevate quando avete scoperto che l'aspirapolvere si chiama così? E si chiama così perché *aspira* la polvere?
Quanti anni avevate quando avete scoperto che non si chiama "spirapolvere", come fosse una delle invenzioni di Archimede Pitagorico con cui Paperinik cattura i nemici avvolgendoli con una spira di polvere, come certi "diavoli di sabbia" che si formano nel deserto? La spirapolvere.
Ecco. Angelica 14. E mezzo.
Che poi pure sua sorella credeva che l'insalata si chiamasse "alattuga", ma avrà avuto 3-4 anni e, sebbene sapesse già scrivere, non aveva motivo di scrivere l'alattuga da qualche parte.
E anche io, da piccola, credevo che il famoso uccellino canterino si chiamasse lusignolo, ed io sì che ho imparato quando la maestra mi ha corretto "del lusignolo" sul dettato. Ma avrò avuto 6 anni.
Ogni giorno che passa la vita mi insegna che non devo mai sorprendermi di niente. Soprattutto riguardo le mie figlie.

21/09/24

La regola del sorriso

 C'è una persona con cui scambio messaggi ogni tanto. In verità "ogni spesso". Da un paio di mesi, soprattutto, ci scriviamo quotidianamente. E' una persona brillante e intelligente, ha molti interessi e alcuni di questi sono simili ai miei.

Quando mi scrive, prima ancora di leggere un suo messaggio, io ho già un sorriso incontenibile stampato in viso.

Questa cosa mi fa sentire viva. Questa cosa mi terrorizza.

20/09/24

Le luci alle finestre degli altri

 Da qualche anno mi sveglio molto presto. In questo momento la mia sveglia è puntata alle 5.15, ma la settimana prossima la arretrerò di altri 10 minuti, ché al mattino mi serviranno.
Da qualche anno ho l'opportunità di notare le variazioni di luminosità al mattino con una maggiore sensibilità degli altri. Già a metà agosto il sole sorge sensibilmente più tardi che a metà giugno, dunque se a luglio alle 5.15 c'è già luminosità nel cielo, nella seconda metà di agosto no. A settembre è ancora buio pesto e ci vuole almeno un'ora e mezza prima che la notte inizi ad illuminarsi.

Questo mi offre un'altra opportunità ancora, ossia quella di individuare facilmente intorno a me chi altri si sveglia presto. 

Mi è sempre piaciuto "spiare" nelle altre case, cercare di capire quali camere sono illuminate, immaginare gli abitanti mentre si svegliano, si alzano, vanno in bagno, vanno in cucina, tornano in camera e poi escono. A volte qualcuno l'ho davvero seguito in questo percorso semplicemente seguendo il filo delle luci che si accendevano e spegnevano nell'appartamento di fronte casa mia.

Ecco, questa cosa l'ho potuta fare solo da quando sto a Torino, perché mentre stavo ancora a Bagheria l'unica che potevo osservare dalla terrazza era la mia dirimpettaia, e in genere da quelle parti le cose di tutti erano così urlate che non c'era nessun gusto a provare a immaginare. Qui a Torino, invece, ho sempre vissuto in palazzine piccole, in quartieri piccoli con grandi spazi intermedi occupati dai cortili interni di servizio, che sono proprio quelli su cui affacciano le stanze più vissute e interessanti: le cucine.

Per me è come dare il buongiorno ad amici sconosciuti. Mi affaccio e controllo chi è già sveglio. Ovviamente si tratta di persone che non riconoscerei nemmeno incontrandole per strada, ma mi affeziono a loro al punto che, se una mattina una determinata luce non è accesa, mi chiedo il perché, mi preoccupo, chissà, starà male o forse è partito? O magari oggi va al lavoro più tardi.

Questo è uno dei motivi per cui non potrei mai rinunciare a vivere in una città. Lo trovo un poetico antidoto alla solitudine.

19/09/24

A caccia dell'orso

 "A caccia dell'orso" è uno degli albi illustrati più diffusi e famosi degli ultimi anni. È una storia adatta a una lettura drammatizzata e movimentata, fatta di suoni, onomatopee e gesti.

Ricordo che tre o quattro anni fa la proposi al corso di yoga baby e ingaggiai mio fratello a fare la parte dell'orso nell'inseguimento conclusivo. Gli dissi: "Mi raccomando, però! Non esagerare perché non deve piangere nessuno!", e lui "Peccato".

La storia è paradossale: c'è una famigliola che una mattina si sveglia, si accorge che è una bella giornata e decide di andare a caccia dell'orso, attraversando prati, paludi, boschi, tempeste ecc, finché non arriva fin dentro una grotta dove effettivamente c'è un orso. Ovviamente terrorizzati, corrono indietro riattraversando a ritroso tutti gli ambienti e le situazioni, arrivano a casa, sbattono la porta sul muso dell'orso che, nel frattempo, li insegue e si infilano tutti sotto le coperte e decidono di non muoversi da lì.

L'ultima pagina illustra l'orso che se ne torna alla sua grotta.

La prima considerazione che ho sempre fatto su questo albo è proprio l'ultima immagine. L'orso, da solo e con il capo leggermente chino. Sembra triste, deluso. E ogni volta che lo leggo c'è almeno un bambino che lo fa notare. Dopo il sollievo della penultima pagina, quando tutti quei mattacchioni si sono infilati sotto il piumone rosa, segue un "Poverino..." alla vista dell'orso che se ne va mesto verso la grotta.

In effetti, l'espressione dell'orso nella grotta è selvaggia, ma non esplicitamente aggressiva. Insegue la famigliola, ma non ha espressioni e posture eccessivamente feroci.

"Forse voleva solo giocare", mi ha detto una volta una bambina di 4 anni.

Non lo sappiamo.


La seconda considerazione che ho fatto su questo albo, in realtà non è tutta farina del mio sacco perché l'ho letta in un articolo di pedagogia che lo portava ad esempio, ma l'ho condivisa da subito.


La necessità di "attraversare" gli ostacoli, le situazioni, gli eventi della vita.

C'è un fiume e noi dobbiamo andare sull'altra sponda; non possiamo aggirarlo, non possiamo passare sopra, non possiamo passare sotto: dobbiamo attraversarlo.


Ecco, ogni volta che mi trovo in un momento critico o mi capita un evento spiacevole che mi lascia addosso emozioni che mi fanno stare male, me lo rileggo.

E mi dico che non ci posso passare sopra e non ci posso passare sotto: devo attraversarlo.


Da quando ho iniziato ad accettare questa verità, ossia che non serve fingere che qualcosa non sia accaduto o che non esista o "passarci sopra" seppellendolo con indifferenza, bensì ho cominciato a decidere di "attraversare" la mia vita (con tutto quel che ne consegue, i fili d'erba tra i capelli, il fango sotto le suole delle scarpe o i rumori sinistri del bosco) alla fine ho potuto guardare alla realtà con occhi diversi, con una visione più lucida e più consapevole.

E forse adesso prima di fuggire ottusamente dall'orso, mi soffermo un istante a osservarlo, per capire se davvero vuole sbranarmi o se, invece, vorrebbe solo giocare.


La vera verità, però, è che non si smette mai di crescere, di evolvere, di cambiare. Bisogna solo concedersi la possibilità di farlo.


E anche oggi vi ho elargito la mia perla di saggezza quotidiana. Ho fatto il mio dovere. 

Ciao.


18/09/24

Colpo di scena

 Spiderman ci nasconde qualcosa...



16/09/24

Autorecensione

 Aver ritrovato (e ricordato) che un tempo scrivevo romanzi fantasy mi ha spinto a fare una follia: rileggerli.

Ho riletto per intero il primo volume di "Buongiorno Luna" ieri pomeriggio. Ho iniziato all'incirca alle 14, ho finito a mezzanotte passata, con le necessarie pause per cena e preparazione della cena, una piccola merenda e una lunga telefonata. Al netto delle pause ci avrò messo 6-7 ore. 

Mentre lo rileggevo per l'ennesima volta, ho vissuto parecchie esperienze mistiche. 

Prima fra tutte, ho notato pure troppo la separazione, che a me è parsa netta, tra le parti di testo storiche, quelle che venivano salvate e preservate da tutte le revisioni che si sono succedute negli anni dal 1998 (anno della prima stesura) al 2008 (anno del completamento definitivo della trama) e le parti nuove, quelle scritte di sana pianta tra il 2009 e il 2013 per rendere il  romanzo quello che è adesso.
Le parole della prima fase le potrei davvero recitare a memoria, per tutte le volte che le ho lette e rilette, le altre mi sono sembrate posticce, mi sono meravigliata persino di averle scritte, ma non perché non mi piacciano - tutt'altro! - perché sono troppo nuove e calzanti, troppo lucide, troppo poco acerbe. Ovviamente non potrò mai sapere se questa separazione viene colta anche da chi lo legge tutto di seguito per la prima volta, prendendolo come pacchetto completo.

Seconda cosa: non è un'autobiografia, ma più una sorta di "testamento spirituale", tutto, dall'inizio alla fine. Ci sono io per intero. Roba che se glielo avessi consegnato alla mia psicologa mi avrebbe potuto fare la psicanalisi completa in molto meno dei 4 anni che ci sono voluti.

C'è tutto: il mio rapporto col maschile e col femminile, con l'amore, con il sesso, con la maternità. Ci sono tutta io, dalla prima all'ultima parola, nel bene e nel male, nell'indefinitezza del genere letterario, nella variabilità dello stile narrativo, nell'avversione ai conflitti di ogni tipo e la ricerca di mediazione e compromessi a ogni costo.

Ogni volta che lo rileggo, poi, mi viene voglia di riprendere a scrivere e portare a compimento il secondo volume, ancora inedito sebbene manchi davvero poco, giusto un'ultima revisione e via. Ma poi non lo faccio mai.

Anche in questo, ci sono io per intero. Vorrei fare, ma non mi sento capace di farlo.

Ho aggiornato su amazon la scheda dell'ebook, l'ho messo in vendita al prezzo simbolico di 0,99, nel caso in cui qualcuno volesse togliersi questo sfizio e perdere 7 ore del suo tempo.

15/09/24

Considerazioni della domenica mattina

Buono: ti stai preparando per la tua prima classe di yoga fly 

Meno buono: l'unico libro che hai reperito sull'argomento è in formato elettronico ma soprattutto in INGLESE

Ottimo: lo stai capendo abbastanza bene, segno che 5 anni di corso d'inglese non sono serviti solo perché il prof è un bonazzo, ma hai davvero imparato qualcosa

Pessimo: essendo il libro in formato elettronico, hai deciso di riprodurre con disegni stilizzati le varie posizioni, ma a guardarlo meglio il tuo quaderno degli appunti comincia a sembrare un manuale per la versione BDSM del vecchio gioco dell'impiccato



14/09/24

Internet non dimentica...

 ...io sì.

Tutto comincia con una domanda innocua di Matilde: hai mai pensato a come sarebbe oggi la tua vita se tu fossi diventata una scrittrice?

Ogni tanto Matilde mi fa queste domande esistenziali curiose; non ho mai capito se lo fa per vedere come reagisco a queste domande oppure se è davvero curiosa della risposta. 
Ad ogni modo, ho risposto che sì, ci ho pensato spesso (come spesso ho pensato a come sarebbe la mia vita se avessi continuato a studiare musica, o se avessi sposato quel tizio di Roma, o se invece di iscrivermi a lettere mi fossi iscritta in agraria ecc).

Ebbene, da lì siamo passate a ricordare quando scrivevo, quando le raccontavo sommariamente cosa scrivevo... e mi fa strano scoprire che lei si ricordi certe cose del passato.

Quindi è andata a cercare il vecchio sito, scoprendo che non esiste più (il dominio che avevo acquistato sarà scaduto da decenni), ma sorprendentemente ha ritrovato le pagine di e-shop, e - ancora più sorprendentemente - abbiamo scoperto che c'è qualcuno che ha scritto recensioni anche in tempi meno remoti.

Purtroppo, però, non sono riuscita a recuperare le credenziali di accesso.

Fa venire i brividi rendersi conto che certe cose puoi dimenticarle e vivere come se non ci fossero mai state, ma sul web ne rimane traccia indelebile che sfugge al tuo controllo.

12/09/24

La confidente di tutti

 Io non lo so il perché, ma mi ritrovo spesso, mio malgrado, ad essere la confidente di tutti, anche di gente con cui non ho molta confidenza.

Mi telefonano apposta per raccontarmi problemi di lavoro e di cuore. Sanno perfettamente che io non ci posso fare niente e infatti è sempre chiaro a tutti fin dall'inizio che non mi telefonano per avere una soluzione, e nemmeno un consiglio, anche perché non ne so dare.
Mi chiamano per sfogarsi. E chiudono la chiamata ringraziandomi e scusandosi per lo sfogo.

Boh.

Forse dovrei cominciare a farmi pagare...

11/09/24

Stranezze

 Già mi sembra strano che terrò un corso di yoga aereo a partire dal prossimo mese, ma ancora più strano è il fatto che sto studiando la teoria su testi in inglese.

Me lo avessero detto 5 anni fa non ci avrei mai creduto.

09/09/24

Il samskara di Lucy Van Pelt

 Ti capita mai di pensare che non sarai mai più capace di innamorarti?

A me sì. Sempre. 
E ogni volta che mi soffermo a pensarci, trovo sempre mille motivi per cui mai nessuno sarà, nella mia vita, ciò che è stato Schroeder, mio marito.
D'altro canto, siamo separati da più di 10 anni e divorziati da più di 2, ci siamo rifatti vite su vite entrambi, eppure io continuo a chiamarlo "mio marito".
Se penso a un film che non conosco, mi chiedo se avrebbe potuto far parte del programma di "acculturamento cinematografico" che mi aveva preparato quando eravamo fidanzati. Se penso a un luogo, mi ricordo di quando ci siamo stati insieme o mi domando come sarebbe stato andarci con lui. 
Non lo vedo quasi mai, a malapena due volte l'anno e per una mezz'oretta al massimo, ma ogni volta il senso di "completezza" è sempre lo stesso di vent'anni fa. Già. Vent'anni. Tra un mese avremmo fatto vent'anni di matrimonio, invece siamo durati a malapena 9.

Ci tornerei? No. Nemmeno per sogno. Non provo più per lui nessun tipo di sentimento e men che meno attrazione fisica.
Eppure la sensazione è sempre la stessa, sempre quella, sempre la solita.
C'è scritto il suo nome sullo spazio del mio cuore dedicato all'innamoramento. L'innamoramento quello unico, quello che non c'è bisogno di parlare perché basta uno sguardo per capirsi.

Lo so che detta così è crudele nei confronti di chi c'è stato dopo. Ma l'Ingegnere io l'ho amato con il cuore, il corpo e l'anima, ma non ne sono mai stata innamorata. Non nel modo in cui intendo io l'innamoramento.

Banalmente, ancora oggi sorrido quando racconto aneddoti su Schroeder. Con l'Ingegnere non credo mi sia capitato mai. E nemmeno con chi c'era stato prima di Schroeder.

Nella filosofia meditativa che seguo e pratico (ma anche nel Buddismo, però io non sono di religione buddista) c'è il concetto di samskara, che è un po' complesso da spiegare qui con poche parole su un blog di sproloqui personali, ma che è la spiegazione che ho trovato per tutto ciò che sento e che mi accade.

Il samskara è la traccia che viene lasciata sulla nostra mente dalle azioni che compiamo. La legge del karma regola la formazione dei nuovi samskara e la loro risoluzione nel susseguirsi dei cicli di morte e rinascita. Ecco, i samskara possono molto spesso essere legati alle nostre relazioni interpersonali e possono influenzare la nostra vita sentimentale in ciascuna delle reincarnazioni. Per risolvere un samskara con una persona possono essere necessarie anche diverse reincarnazioni durante le quali la relazione tra i due può essere di varia natura e grado di parentela.

Ecco, io sono convinta che con Schroeder condivido un samskara che non siamo riusciti a risolvere in questa vita. Ne serviranno ancora parecchie prima di riuscirci, e probabilmente la mia sensazione di "destino" legata a lui è dovuta a questo.

Ed io non riuscirò mai più a innamorarmi, in questa vita, come ho già fatto per lui. E paradossalmente, lo trovo rassicurante.

Ma d'altro canto, poi... è forse un caso che mi sono immaginata come Lucy Van Pelt... eterna innamorata di uno scostante Schroeder?
Ma secondo te, Lucy da adulta si sarà mai innamorata di qualcun altro con la stessa intensità con cui si è innamorata di Schroeder?

E' un samskara anche il suo.

07/09/24

Il nuovo fruttivendolo

Quando abitavo in Sicilia avevo un piccolo fruttivendolo proprio accanto al portoncino di casa, e la frutta e la verdura la compravo sempre lì. Compravo al supermercato solo le cose "strane" come l'avocado, la verza, le carote viola, i pompelmi... Roba che un normalissimo fruttivendolo di una minuscola stradina nel centro storico di una piccola cittadina di provincia non sapeva nemmeno che esistesse.

Da quando sto a Torino ho scoperto la meraviglia del mercato. Negli ultimi 6 anni e mezzo ho abitato vicino ad uno dei più grandi ed economici mercati della città, tanto che quando ho cambiato casa (e quartiere) la terza domanda che ho fatto all'agente immobiliare è stata se ci fosse un mercato quotidiano in zona.

Al vecchio mercato avevo un fruttivendolo marocchino, che quando superavo i 10 euro di spesa mi regalava il prezzemolo. Che non uso molto. Avevo tonnellate di prezzemolo in congelatore.

Adesso qui, nel nuovo quartiere, ci abito da esattamente due mesi e il primo mese è servito a fare il giro di tutte le bancarelle di ortofrutta per trovare quello più adatto a me (e alle mie tasche).

Credo di averlo trovato.

La prima volta tutto nella norma. La seconda e la terza volta mi ha arrotondato il conto ai 10 cent inferiori.

Oggi, prima mi ha regalato un limone, poi mi ha chiesto se mi piace il piccante e mi ha regalato anche un mazzolino di peperoncini freschi. Ok, ha vinto: è il mio nuovo fruttivendolo di riferimento.

C'è solo un piccolo problema: il limone lo uso molto, però non amo il piccante.

Ad ogni modo, appesi lì stanno carini.